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Ragazzi emigrati all’estero, perché? La storia di Vanna, Elisabetta e Claudio

Crescono i giovani tra i 18 e i 34 anni tra gli Italiani che emigrano all’estero: chi per soldi, chi per vivere meglio, chi per fare carriera

Giovani amici che mangiano per strada

Sono in aumento i giovani italiani con un titolo di studio o un mestiere in mano che cercano lavoro all’estero. Non vanno via solo per guadagnare di più ma anche per avere possibilità di carriera, tempo libero per sé e per sentirsi rispettati e soddisfatti.

La Fondazione Migrantes, un organismo della Conferenza Episcopale Italiana, elabora annualmente i dati delle persone che si sono trasferite all’estero, iscritte all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (Aire). C’è da considerare che solo una minoranza dei residenti all’estero italiani finora s’è iscritta all’Aire. In parte perché la loro decisione potrebbe subire dei ripensamenti ma in gran parte perché non si vuole perdere l’assistenza sanitaria gratuita che decade al momento dell’iscrizione all’Aire.

Iscrizione che è diventata obbligatoria per i cittadini che fissano la dimora abituale fuori dai confini italiani, entro 90 giorni di tempo dal loro arrivo. Hanno l’obbligo d’iscrizione anche coloro che già vi risiedono sia perché nati all’estero che per aver preso successivamente la cittadinanza italiana, per esempio con un matrimonio.

Multe salate per chi non si iscrive in tempo all’Aire

Tale obbligo era già previsto dal 1954 (art. 11 Legge 1228 del 1954) ma con l’art. 242 della nuova legge di bilancio del 30 dicembre 2023, l’Italia ha deciso di inasprire le sanzioni a carico di quanti non ritengono di adeguarsi alla normativa. La legge di bilancio, difatti, prevede delle sanzioni che vanno dai 200 ai 1.000 euro per ogni anno di mancata iscrizione e per ogni persona facente parte dello stesso nucleo familiare.

Non solo. Sono stati previsti degli incentivi alle pubbliche amministrazioni perché si attivino per accertamenti più solerti e l’obbligo, seppur teorico, alle amministrazioni pubbliche, anche estere, di comunicazione al comune di iscrizione anagrafica, nel caso in cui esse acquisiscano, nell’esercizio delle loro funzioni, elementi “rilevanti” tali da indicare una residenza di fatto all’estero del cittadino italiano.

Crescono i giovani tra i 18 e i 34 anni tra gli Italiani che emigrano

Dai dati della Fondazione Migrantes risultano 5,8 milioni gli italiani residenti all’estero e iscritti all’Aire, pari al 9,8% della popolazione.Nel 2022 si sono iscritti all’Aire oltre 80mila italiani, meno degli anni precedenti (in continua crescita dal 2006 con 94mila espatriati fino ai 130mila nel 2020), per poi ridursi principalmente a causa della pandemia.

Negli ultimi due anni gli italiani all’estero sono in maggioranza giovani con meno di 34 anni (61%) e adulti fino a 49 anni (24%) per un totale dell’85%, maschi (54,7%), celibi e nubili (66,8%), provenienti dalla Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Piemonte (7,4%), per risiedere prevalentemente in Europa: Regno Unito (23%), Germania (14%), Francia (11,3%), Svizzera (8,9%), Spagna (5,8%) – mentre la destinazione extraeuropea preferita è il Brasile (5,4%).

Una popolazione giovane che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% lontano dagli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE di 27 paesi). 

Vanna, 29 anni, guadagnava bene ma era insoddisfatta. Ha trovato un corso di pasticceria e s’è trasferita in Francia

Vanna Maggi, 29 anni, milanese, aveva un lavoro dove guadagnava 100mila euro l’anno, ma non era felice. Si è trasferita in Francia per studiare pasticceria e lì ha trovato un lavoro che per ora le rende meno, solo 30mila euro l’anno ma si sente che di aver guadagnato in libertà e felicità ciò che ha perso in moneta. Sono voluto partire da questa storia perché non sempre il giovane emigra per mancanza di occupazione. A volte gioca di più il fatto di cercare una condizione umana che non sia di sfruttamento, di troppe ore passate al chiuso, di poco tempo a disposizione per sé, per costruirsi una famiglia.

A volta gioca il rispetto che spesso in Italia manca verso chi lavora e viene trattato come “schiavo”, senza diritti basilari con turni massacranti. Oppure con scarsa possibilità di carriera, in condizioni di lavoro ai limiti della legalità. A un certo punto della sua esistenza Vanna s’è domandata cosa volesse dalla vita. Come potesse riuscire a essere felice. In lei c’è sempre stato il desiderio di fare esperienze all’estero e così ha cominciato a mettere da parte i soldi, s’è trasferita a casa dei genitori per risparmiare sull’affitto e appena ha potuto s’è iscritta a un corso di pasticceria a Marsiglia.

Tra studiare il francese e seguire il corso sono passati 4 mesi. In tutto ha speso 10mila euro per la frequentazione delle lezioni e circa 9mila euro per l’alloggio, comprese le bollette e il mangiare. Alla fine ha subito trovato lavoro in un ristorante a Tolosa ed ora vive lì con 30mila euro al mese. L’ambiente le piace, il lavoro non è stancante e ha fatto nuove amicizie ma quel che più conta è che le si apriranno presto prospettive di carriera interessanti a Parigi, grazie all’esperienza che sta maturando nel sud della Francia.

Elisabetta, 25 anni, laureata infermiera a Bologna va a Londra e ci rimane

Elisabetta Cantone, siciliana di Partinico studia e lavora per mantenersi agli studi a Bologna. Fa la cameriera, la barista, la lavapiatti, la dog sitter, tutto quello che le capita per sbarcare il lunario ma alla fine, anche con il sostegno della famiglia si laurea in infermieristica. Viste le condizioni di lavoro stressanti e sottopagate del Servizio Sanitario Nazionale decide di provare l’avventura in Inghilterra e subito dopo la laurea va a Londra, a casa di un’amica e cerca lavoro, prima della Brexit, quando era più facile.

Per Elisabetta è stato possibile abbandonare la Sicilia e l’Italia senza perplessità perché si è trovata subito in un ambiente dove non si dà importanza eccessiva all’apparenza. Se decidi di andare al lavoro coi capelli tinti di azzurro come la Bertè, lo puoi fare e nessuno verrà a chiederti perché. L’importante è che tu rispetti le regole professionali.

Gli orari, i turni, l’abbigliamento, l’igiene. Ma se vuoi vestirti con una tuta di pelle nera, fuori dal lavoro, nessuno verrà a biasimarti. Per una siciliana sposarsi a 27 anni con un signore inglese di 20 anni più grande e non essere giudicata male, è stato il segnale che quello era il posto in cui vivere e far crescere i suoi figli, liberi di potersi esprimere senza pressioni e giudizi moralistici.

Claudio, 30 anni di Roma, cerca opportunità di crescita in Australia che mai avrebbe trovato da noi

Claudio Gervasio, 30 anni di Roma, ha completato i suoi studi di economia in Spagna, dove ha conseguito un Master in sport e business management. Terminati gli studi è rientrato in famiglia e ha trovato lavoro ad Anzio in una compagnia di noleggio di barche.  Si è reso conto tuttavia che quello che guadagnava a malapena serviva a coprire le spese e non c’era la possibilità di mettere da parte niente, anzi, di tanto in tanto doveva ricorrere ai prestiti dei genitori. Una situazione per cui non ci sono molte opportunità di crescita. Così ha lasciato l’impiego e s’è messo a fare lavoretti estemporanei, dove puoi recuperare qualcosa con le mance, come nei bar e nella ristorazione ed è tornato a casa dei genitori per non avere spese fisse.

Con i tremila euro messi da parte è partito per l’Australia dove è arrivato nel febbraio 2021, quando già non si parlava più di Covid. Ha trovato un lavoro in un centro sportivo grazie alla sua formazione universitaria. In meno di due anni è diventato Acquatic manager e poi è riuscito ad aprire un suo centro di formazione per istruttori di nuoto in società con un australiano. Una serie di passaggi di carriera che in Italia sarebbero stati impossibili in così poco tempo.

Torneremo presto con altre storie per indagare quali siano le motivazioni che portano tanti giovani italiani ad andarsene, nella speranza che si faccia qualcosa perché il nostro paese non perda queste capacità professionali e non si impoverisca sempre di più con un danno irreversibile per tutta la società italiana.