2 Novembre, commemorazione dei defunti, le differenze nell’islam
Ci sono altri cimiteri cristiani qui in Marocco. I più grandi sono quelli di Casablanca e di Rabat e contano migliaia di tombe d’italiani
Tempo fa, qui in Marocco, è venuto a mancare un mio vicino di casa, un italiano di origine siciliana nato e cresciuto a Casablanca da genitori emigrati dalla provincia di Palermo nei primi del 900.
Il cimitero cristiano in Marocco
Si chiamava Michele Friscia, ma tutti lo chiamavano Michel. Alcuni giorni dopo la sua sepoltura, alla quale non avevo potuto assistere per motivi di lavoro, mi recai presso il cimitero cristiano della cittadina in cui abito e sono cresciuto negli anni 70 e 80 per rendere omaggio alla sua tomba.
Era una domenica pomeriggio. Arrivai di fronte al portone del Camposanto, feci per entrare ma il custode marocchino mi fermò in maniera piuttosto brusca. Sorpreso, gli domandai spiegazioni e mi rispose che era vietato. Questa conversazione, e quella che seguirà, si svolse in arabo. Continuai a domandargli per quale motivo fosse vietato e lui continuò a rispondere che io lo sapevo benissimo e che era inutile insistere. Più mi rispondeva così meno capivo e più la discussione si faceva accesa finché a un certo punto gli domandai di chiamare un responsabile.
Quando il direttore del cimitero arrivò, mi aggredì verbalmente anch’egli ripetendomi che io sapevo benissimo che non potevo entrare e che era inutile insistere. Questa sequela di domande e risposte durò per un po’ finché ebbi un’illuminazione: ero stato probabilmente scambiato per un marocchino. Già, perché ai musulmani è vietato accedere ad un cimitero di un’altra fede in Marocco a meno che non siano provvisti di un’autorizzazione rilasciata dal Comune. Oppure si tratti di un evento importante quale un funerale.
Allora parlai in francese, dissi loro che ero italiano e mi guardarono mortificati con le sopracciglia inclinate dall’alto al basso verso l’esterno come lo sguardo tristissimo del pulcino Calimero. Dissi loro che era stato un equivoco e che non c’era alcun problema. Così il custode spalancò le porte del cimitero quasi dovesse fare entrare il Papa a San Pietro (mancava solo che gettasse a terra dei petali di rosa su quali io potessi camminare). Mi chiese dove desiderassi andare e quale tomba m’interessasse e gli spiegai che cercavo il mio amico Friscia.
Come acquistare lo spazio per la sepoltura
M’indicò il punto in cui era sepolto e vi deposi una rosa. Gli domandai se fosse possibile acquistare uno spazio ove essere sepolto un domani e quanto costasse. Mi spiego che con 120 dirhams (poco più di dieci euro) e una domanda scritta avrei ottenuto il mio posto in terra. Era talmente mortificato, sprofondato nella vergogna e desideroso di redimersi dall’errore commesso che, preso dall’impeto, mi disse: “Se vuole la fossa gliela scavo anche adesso!“ Lo guardai e gli risposi: “ Lei è molto gentile ma mi sembra un tantino prematuro… “ .
Ci sono altri cimiteri cristiani qui in Marocco oltre a quello della cittadina in cui abito. I più grandi sono quelli di Casablanca e di Rabat e contano migliaia di tombe d’italiani, francesi e spagnoli, ivi sepolti a partire dalla prima metà del ‘900. Ci sono Croci cattoliche, croci ortodosse, croci di Lorena.
Il Marocco è forse il paese musulmano più tollerante nei confronti delle altre religioni. Abbiamo chiese, ci sono sinagoghe e differenti luoghi di culto non musulmani. La chiesa italiana del Cristo Re di Casablanca, dove ricevetti la prima comunione e la cresima da bambino nei primi anni 80, è il principale luogo di celebrazioni della comunità italiana della città. Tuttavia le funzioni religiose, come le messe o le processioni, possono svolgersi solo all’interno delle mura che circondano la chiesa e il cortile della stesa.
La religione islamica
La legge marocchina vieta, infatti, qualsiasi celebrazione religiosa non musulmana in pubblico. Alla base c’è il timore delle conversioni dall’islam ad altre fedi. Efficace deterrente è il reato di proselitismo che prevede fino a venti anni di carcere per chiunque sia colto nel tentativo di convertire un marocchino musulmano. Si rischia la prigione perché in Marocco l’Islam è religione di Stato. Un bambino che nasce da genitori marocchini, anche solo da padre marocchino (perché è attraverso il papà che l’islam passa ai figli) è musulmano per legge. Dal momento in cui viene al mondo fino al momento in cui ritorna la terra. Il marocchino, per legge, nasce musulmano e muore musulmano. E gli è fatto divieto di abbandonare l’Islam, pena il carcere.
La sepoltura musulmana differisce molto dalla nostra, anche se ha le stesse radici giudaiche. Come ai tempi di Gesù in cui gli ebrei lavavano con cura il corpo del defunto, lo avvolgevano nudo in un panno di lino bianco e lo tumulavano in terra o in una grotta, così avviene anche nell’Islam. Ancora oggi in Marocco Il musulmano che viene a mancare è spogliato, lavato e avvolto nudo in un telo bianco per poi essere interrato affinché tutti, una volta passati a miglior vita, siano uguali. Non è molto lontano dal concetto della livella di Totò.
Nella sepoltura non ci sono bare, né cappelle
Generalmente non sono previste casse, non ci sono bare, tantomeno cappelle di famiglia o loculi su più livelli. Nemmeno carri funebri. E’ generalmente un’ambulanza che trasporta il corpo del caro estinto verso il cimitero, seguita in processione dalle automobili di parenti e amici. Il corpo viene adagiato in una buca, direttamente nel terreno, con il capo rivolto verso la Mecca. La lapide riporta al massimo, oltre al nome del defunto, le date di nascita e morte e versetti del corano. Le fotografie sono vietate.
Il corpo viene sepolto possibilmente il giorno stesso, entro le ventiquattro ore dal decesso anche se le autorità preferiscono si attendano almeno 48 ore per escludere casi di morte apparente. Fino alla seconda metà dell’800, le cronache narravano di moltissimi episodi di morte apparente in cui la persona, data per morta, veniva in realtà sepolta viva. Da lì nacquero le leggende di resurrezioni, morti viventi, vampiri e quant’altro. Oggi è un medico che procede alla constatazione del decesso. Tuttavia in Italia la veglia funebre prima della sepoltura è rimasta un’usanza mentre in Marocco essa si svolge durante i tre giorni successivi al funerale.
Domenica scorsa mi sono recato presso lo stesso cimitero cristiano del racconto per assistere alla funzione in onore dei defunti .
2 novembre in Marocco, palme, non cipressi
Camminando lungo il viale dove a far ombra non sono i cipressi ma le palme, ho scorto lapidi e croci che portano cognomi italiani come Genna, Brugnoli, Lozzano, Ambrosino, Alfano. Ma anche spagnoli come Rodriguez, Fernandez, Garcia , Gomez e francesi come Pellin ,Monot, Biver.
In Marocco il 2 novembre non è festa e poiché quest’anno capita di mercoledì, il parroco della Chiesa Cattolica di Mohammedia (la cittadina in cui abito) ha pensato di celebrare la messa domenicale direttamente presso il cimitero cristiano anticipando di un paio di giorni la funzione per i defunti. Lì ho conosciuto il nuovo direttore del cimitero e ne ho approfittato per domandargli se le indicazioni che avevo avuto qualche anno fa in merito all’acquisto di un posto dove essere sepolto un domani (spero il più tardi possibile) fossero ancora le medesime.
Mi ha confermato che nulla era cambiato e che svolte le formalità di legge mi sarebbe stato assegnato uno spazio, aggiungendo che, una volta assegnato il posto, avrei potuto provvedere personalmente, munito di pala e piccone, allo scavo oppure, con una modica offerta in denaro, domandare al custode di farlo al mio posto. L’ho guardato un po’ turbato e gli ho risposto che è non era mia intenzione “scavarmi la fossa da solo“. Mi ha detto anche che potevo già fare installare la lapide e scriverci quel che volevo ed io, solo per il rispetto al suolo sacro su cui mi trovavo, ho evitato che la mia mano, in tasca, procedesse in quell’antichissimo rito atto all’allontanamento della malasorte trasmessoci dai nostri antenati romani da cui la locuzione in latino “grattatio pallorum omnia mala fugat“.
Mi chiedo spesso cosa vorrei fosse scritto sulla mia lapide.
Sulla tomba di Walter Chiari si legge: “Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato“.
Franco Califano ha fatto scrivere: ”Non escludo il ritorno“.
Sulla lapide di mia mamma, sepolta a Monte Compatri, campeggia la frase : ”Ho sopportato di ben peggio”.