26 agosto, Giornata Mondiale del Cane: e per voi è come un figlio?
Giornata Mondiale del cane, fortissimo catalizzatore emotivo: ma su questi animali talvolta vengono investite affettività deluse…
Il 26 agosto, in tutto il mondo, si celebra la Giornata del Cane. L’appuntamento con diverse “Giornate mondiali”, da quella della Terra a quella del Bacio, sembrano talvolta ideate ad hoc per creare casi mediatici o “argomenti del giorno” per facile giornalismo. Eppure queste occasioni servono a informare, sensibilizzare e portare l’attenzione pubblica su un qualche tema importante.
Uomo e cane: una co-evoluzione millenaria
Antropologi, archeologi e veterinari studiano le origini della co-evoluzione tra uomo e cane, scoprendo un rapporto di specie strettissimo tra sapiens e canidi: l’evoluzione dall’uomo di Neanderthal all’Homo Sapiens, è avvenuta anche grazie al cane. Il cane proteggeva il focolare e in cambio riceveva cibo e un luogo caldo, in un mutuo scambio in cui l’uomo non ha assoggettato il cane, ma lo ha conquistato. L’addomesticamento ha quindi segnato il successo del’Homo Sapiens.
Oggi i cani rappresentano dei fortissimi catalizzatori emotivi per noi. Accompagnano vite solitarie, impreziosiscono di allegria e genuinità le famiglie, ma su di essi talvolta vengono investite affettività deluse, instaurando rapporti simbiotici e antropomorfizzati che generano ansie nel cane stesso.
Infatti il cane sembra darci quell’amore incondizionato a cui aspiriamo, idealmente, fin dall’infanzia. Il cane non ci minaccia di lasciarci, non ci ricatta di essere migliore, di guadagnare di più o avere più successo. Non mette condizioni, non pone riserve. Anche questo in realtà, è un comportamento tipico di questo animale, di fedeltà al branco e al capobranco da cui dipende.
Il cane “come un figlio”
Molti italiani definiscono il cane “un figlio“, e riferiscono di amarlo come un figlio. Lo stesso Sigmund Freud scriveva che “Il sentimento per i cani è lo stesso che nutriamo per i bambini”. Ritroviamo questi sentimenti in quello che le neuroscienze chiamano istinto epimeletico, quella propensione a prendersi cura del cucciolo e del vulnerabile, fondamentale nella vita dei mammiferi.
Possiamo amare un cane come un figlio e questo è gratificante e virtuoso. Tuttavia questo sentimento dovrebbe fluire nel rispetto della sua specie di appartenenza. La quale ha bisogno di socializzare con i suoi simili, scorrazzare all’aperto, sgambare nel prato, svolgere quei comportamenti di sicurezza, e di espressione di sé specie-specifici. Perché, come scrisse l’etologo K. Lorenz, “La fedeltà del cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con una creatura umana”.
Da un’evoluzione di tipo sopravvivenziale siamo passati ad un’evoluzione di tipo etico e morale. Il cane ci sta ancora accompagnando nella nostra crescita sulla terra, anche in questo cammino etico e affettivo.