A difesa dei piccoli proprietari immobiliari
Intervista alla radio su un decreto legge che è un vero e proprio esproprio della proprietà
In “Un giorno speciale” del 22 novembre scorso, la trasmissione radiofonica condotta da Francesco Vergovich, si è parlato di casa e degli effetti dirompenti di un controverso decreto legislativo (23/2011) che, nato per contrastare il fenomeno della evasione fiscale in materia di locazioni di immobili, ha finito per premiare oltre ogni ragionevole misura gli inquilini in danno dei proprietari.
Ha partecipato alla trasmissione il presidente dell’Uppi di Roma, dott. De Nicola al quale ho chiesto un giudizio su questa discussa legge e quali iniziative intende adottare l’Uppi per contrastarla a tutela dei proprietari.
De Nicola: “Questa legge è un vero e proprio esproprio della proprietà, una penalizzazione per il proprietario e un beneficio solo per l’inquilino.
Questa legge non è fatta a vantaggio della collettività in quanto lo Stato viene a incamerare un gettito fiscale minore dovuto al ribasso degli affitti stabiliti d’imperio dalla norma. Le tasse sulla casa sono ormai arrivate ad essere tre volte l’importo del canone annuo percepito, un valore non più sopportabile per i piccoli proprietari. Stiamo, quindi, consigliando ai nostri iscritti di non pagare più tasse sulla casa al fine di impugnare successivamente le inevitabili cartelle di Equitalia in sede costituzionale.
Per quanto riguarda le iniziative a tutela dei piccoli proprietari, noi come UPPI siamo stati ricevuti dalla VIIIa Commissione della Camera di Bilancio dove abbiamo esposto le nostre ragioni. Inoltre scenderemo in piazza davanti al Parlamento con una manifestazione da tenersi entro il 15 gennaio 2014. Ritengo seriamente che ci sia qualche lobby che intende penalizzare il mercato immobiliare e delle locazioni al fine di acquisire a buon mercato gli immobili che i proprietari saranno costretti a vendere a causa di queste norme scellerate e della insopportabile tassazione sulla casa. L’economia basata sul tradizionale volano dell’edilizia è ferma; 37.000 imprese hanno chiuso, 500.000 persone hanno perso il posto di lavoro; sono stati persi 43 miliardi di euro nell’indotto dell’edilizia. Chi fa queste leggi non conosce i problemi della società e chi le ha fatte evidentemente sono quelli che al momento dell' emanazione del provvedimento erano al Governo” ….
Presente telefonicamente alla trasmissione è stato anche l’avv. Giorgio Spaziani Testa, Segretario Generale di Confedilizia il quale, sull’argomento, ha aggiunto: “E’ una legge che, oltre ai caratteri di incostituzionalità ben delineati dai Tribunali che hanno rimesso la questione alla Corte, ha degli effetti perversi perchè, al di là di ogni intento di contrasto all’evasione fiscale, punisce il proprietario in maniera abnorme per il caso della registrazione tardiva anche di un solo giorno dovuta a mera dimenticanza.”
Ho richiesto all’avv. Spaziani Testa quali possono essere i rimedi a questa situazione incresciosa e paradossale:
Spaziani Testa: “Evidentemente i modi sono solo due:
1) la pronuncia della Corte Costituzionale che, ove indirizzata per l’incostituzionalità della norma, farebbe cessare la operatività del decreto in questione ripristinando la situazione quo ante;
2) intervenire legislativamente apportando modifiche alla legge soprattutto nei punti più eclatanti dove si riscontrano le maggiori incongruenze ed iniquità.
Tra le due modalità la prima mi sembra più realistica avendo i vari Tribunali motivato ampiamente i profili di anticostituzionalità della norma.
Infine, dall’esame e dal tono delle domande degli ascoltatori sono venuti fuori alcuni dati reali:
1) la incompleta, carente e parziale informazione dei destinatari del decreto in questione, proprietari ed inquilini;
2) la completa disinformazione da parte dell’Agenzia delle Entrate e della G.F. nei confronti degli inquilini che vengono incitati ad avvalersi del d.lgs 23/2011 senza essere avvertiti che, comunque, sul detto decreto sono pendenti 5 giudizi (riuniti per la Camera di Consiglio del 12.12.2014) presso la Corte Costituzionale che potrebbe dichiararlo incostituzionale cancellandolo dal panorama delle leggi vigenti.