A Novegro torna a sfilare il carro italiano perduto: il Fiat 2000 (1917)
Nella città di Novrego un gruppo di ex carristi e appassionati di veicoli militari ha ricostruito il primo carro armato italiano del 1917
“Ferrea mole, ferreo cuore”: è il famoso motto dei Carristi, specialità dell’Esercito italiano quasi centenaria, ormai.
E proprio come il moto dei cingoli, la volontà di un gruppo di ex carristi e appassionati di veicoli militari è andata avanti, inesorabile, macinando tutte le difficoltà, inerpicandosi sulle pendici un’impresa ritenuta davvero impossibile: ricostruire il perduto Fiat 2000, il gigantesco primo carro armato italiano, del 1917.
In un Paese che, giorno dopo giorno, perde pezzi della sua memoria e identità storica per la disattenzione dei media e di certa politica, arriva un segnale in controtendenza, pesante 30 tonnellate.
Trasportato grazie a IVECO Defence Veichle, domani, sabato 7 maggio sfilerà davanti al pubblico presso il Parco Esposizioni di Novegro il nuovo Fiat 2000, riprodotto ex nihilo in peso e dimensioni reali.
L’occasione è quella del 70° dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia (A.N.C.I.), patrona dell’incredibile iniziativa ricostruttiva che prese spunto da un articolo dello scrivente apparso sul quotidiano La Stampa nel 2017. Nel centenario della sua costruzione si ricordava quel pachiderma d’acciaio che aveva aperto la pista del carrismoitaliano.
Nel 1917, infatti, per superare la stagnante situazione della guerra di trincea, dove, per via dei reticolati, le fanterie erano immobilizzate, gli inglesi elaborarono i primi “tank”, i Mark IV, strani blindati a losanga che, pur impressionando le fanterie tedesche sul fronte occidentale, ebbero esordi alquanto problematici per via del loro peso.
Seguirono i Francesi con l’efficace carro leggero Renault FT 17, e i tedeschi con l’A7V, una sorta di fortino semovente.
Anche l’Italia produsse il suo prototipo, il Fiat 2000, disegnato dagli ingegneri Giulio Cesare Cappa e Carlo Cavalli. Per l’epoca era molto avanti rispetto agli omologhi stranieri: 36 tonnellate di acciaio sviluppate in sette metri di lunghezza e quattro di altezza; sette mitragliatrici Fiat 14 e un cannone da 65 mm posto per la prima volta nella storia in una torretta girevole e apicale. I suoi alti cingoli da territorio montano, gli consentivano di superare ostacoli fino a 1,10 m, di abbattere alberi e di travolgere vari ordini di reticolato. Le blindature laterali, dello spessore di 2 cm, proteggevano i ben dieci uomini di equipaggio dal fuoco delle armi leggere.
Se non che, il 4 novembre 1918, l’Italia vinceva la Grande Guerra per tutta l’Intesa, facendola terminare un anno prima rispetto alle previsioni. Infatti, la Germania si sarebbe arresa appena una settimana dopo, temendo un’invasione italiana dalla Baviera, che poteva essere consentita dagli accordi armistiziali con l’Austria Ungheria già sconfitta.
Così, il progetto del Fiat 2000 non vide la produzione in serie del carro armato. Dei due prototipi, uno si perse nel deserto della Libia, nel 1919, dopo l’impiego nella zona di Misurata: la sua mole, da sola, mise in fuga i ribelli arabi. L’episodio fu ricordato – con ben altra ottica – anche nei francobolli libici durante la dittatura di Gheddafi*.
L’altro esemplare, che troneggiava come monumento in una caserma di Bologna, intorno al 1943, finì in fonderia per ricavarne prezioso metallo.
Passano 100 anni e, nel 2017, un gruppo di soci dell’A.N.C.I. e di restauratori di veicoli militari d’epoca del “Raggruppamento Spa” si mettono in testa di restituirlo all’Italia: subito parte la caccia ai progetti, ma con scarso successo. Così, il progettista Mario Italiani, presidente dell’A.N.C.I. di Zeccone, comincia a ricostruire virtualmente il carro con un programma di modellazione in 3D.
Da ricordare anche il contributo Università di Pisa, del Centro Ricerche Casaccia di ENEA di Roma, dell’Archivio Storico della FIAT.
Dopo 1500 ore di lavoro (gratuito) il progetto è pronto. Lasottoscrizione promossa dall’A.N.C.I. di Firenze, per quanto riuscita a raccogliere decine di migliaia di euro fra tutti i carristi e gli appassionati, non riesce a coprire le spese. Per anticipare i fondi e a realizzare materialmente il carro, il presidente onorario dell’A.N.C.I., generale Giuseppe Pachera, si rivolge all’industriale Giancarlo Marin, titolare di un’industria medio-pesante, la Svecom PE S.r.l. e fondatore del Museo delle Forze Armate 1914-1945 che, a Montecchio Maggiore (VI), accoglie gratuitamente 10.000 visitatori l’anno.
In due anni, il carro è pronto, perfettamente marciante. Sullo sportello dell’abitacolo del pilota troneggia l’antico stemma dei carristi, con l’elmo e i cannoni incrociati.
Anche l’armamento – ovviamente inerte – è stato meticolosamente riprodotto. Sabato 7 maggio, alle ore 12.00, durante l’importante mostra mercato di collezionismo “Militalia”, il nuovo Fiat 2000 farà la sua marcia trionfale sul piazzale del Parco di Novegro, insieme ad altri carri armati.
La presentazione di sabato sarà replicata anche domenica 8, insieme al volume, dedicato al Milite Ignoto, “Il carro armato Fiat 2000 – Dal 1917 alla costruzione della replica (Mattioli 2022), composto da brevi, scorrevoli saggi di tutti coloro hanno contribuito all’impresa sotto il profilo della ricerca storica e progettistica.
Approfondimento filatelico
A partire dal 1980, il leader libico Muammar Gheddafi fece emettere dalle Poste della Jamahiriya cinque serie di francobolli celebrativi di episodi bellici a testimonianza della lotta per l’indipendenza della Libia e per l’affrancamento dal colonialismo italiano. Le due serie del 1980 erano di quattro francobolli, quelle del 1981, 1982 e 1983 di dodici.
In ben tre dei quarantaquattro francobolli che ricordano quelle che vengono definite battaglie, ma che in molti casi non furono altro che brevi e sanguinosi scontri a fuoco e all’arma bianca, appare il carro armato Fiat 2000: seguendo la cronologia delle stesse battaglie, il primo fa riferimento alla battaglia di El Tangi (1913) e il secondo quella di Gedabia (1914).
Entrambi questi francobolli rappresentano una sorta di “chicca” filatelica, in quanto le due battaglie si svolsero in anni in cui il Fiat 2000 non esisteva neppure nella mente dei suoi progettisti…
Nel terzo francobollo, infine, si vede il carro italiano durante la battaglia di Bir Tagreft del 1928.