A Roma le strade si tingono di fucsia: grido contro il patriarcato che uccide
Il corteo, che partirà da piazzale Ostiense alle 14.30 e si concluderà a piazza Vittorio Emanuele II, sarà una manifestazione senza simboli né bandiere
Il corteo di “Non Una di Meno” scende in piazza il 23 novembre, portando con sé la rabbia e il dolore di una lunga scia di sangue: tredici femminicidi nel Lazio nel 2024, di cui dieci nella Capitale. Un fenomeno che non accenna a fermarsi, dove possesso e violenza continuano a soffocare libertà e autodeterminazione.
Le voci delle vittime e un fenomeno sistemico
Dietro i numeri, ci sono le vite spezzate. Manuela Petrangeli, uccisa con due colpi di fucile a luglio; Li Xuemei, accoltellata a marzo; Nicoletta Zomparelli e la figlia Renée, vittime di una furia omicida a febbraio. Annarita Morelli, freddata in strada dal marito ad agosto. La loro morte non è un caso isolato ma il risultato di una cultura patriarcale che vede nelle donne un oggetto da possedere.
Come denunciano i cartelli di “Non Una di Meno”, in oltre il 75% dei femminicidi gli assassini sono uomini italiani, spesso “bravi ragazzi” agli occhi della società. Una violenza che non si esprime solo con i colpi di un’arma o di un coltello, ma anche con le parole, le minacce, le restrizioni quotidiane.
La marea fucsia e la lotta al patriarcato
Il corteo, che partirà da piazzale Ostiense alle 14.30 e si concluderà a piazza Vittorio Emanuele II, sarà una manifestazione senza simboli né bandiere. “Non scendiamo in piazza per ritualità, ma per rifiutare l’oppressione e la violenza patriarcale”, dichiarano le organizzatrici. La partecipazione di mezzo milione di persone lo scorso anno, sull’onda dell’assassinio di Giulia Cecchettin, ha dimostrato quanto sia urgente questa lotta.
Consapevolezza e aiuto: i segnali positivi
L’assassinio di Giulia non ha solo acceso i riflettori sul fenomeno, ma ha anche spinto molte donne a cercare aiuto. Il numero 1522 ha registrato un boom di chiamate, passando da 813 nei primi tre mesi del 2023 a 1.769 nello stesso periodo del 2024. Anche i centri antiviolenza hanno visto un aumento del 14% delle donne assistite, con oltre 21.000 vittime supportate da gennaio a ottobre.
Oggi, un nuovo strumento sarà presentato: il Mobile Angel, uno smartwatch collegato ai carabinieri per garantire interventi rapidi in caso di pericolo. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta. Come sottolinea Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, “il patriarcato è vivo e vegeto. Negarne l’esistenza è violenza di Stato”. La lotta alla violenza di genere non può essere delegata a singoli strumenti o iniziative, ma deve diventare una priorità politica e culturale. È il momento di schierarsi, senza ambiguità, contro il patriarcato che ancora oggi uccide.