Prima pagina » Cronaca » A Roma rincari su tutto: pane, latte, formaggi, uova, verdure, gelati

A Roma rincari su tutto: pane, latte, formaggi, uova, verdure, gelati

Pandemia e guerra ci stanno portando sull’orlo di una crisi gravissima. A Roma il costo della vita è cresciuto del 7,6% in un anno

Roma, via dei Condotti

Pandemia e guerra ci stanno portando sull’orlo di una crisi gravissima. A Roma il costo della vita è cresciuto del 7,6% in un anno. Un parziale rimedio ce lo aspettavamo dalla gestione degli investimenti del Pnrr, ma sono sempre più evidenti le difficoltà che il Governo incontra nel saperli spendere.

Secondo l’Istat il costo della vita a Roma è cresciuto del 7% in un anno. Il Governo non ne parla, e i Tg meno che mai, ma le nostre tasche sì e bisogna fare i conti con stipendi sempre più lontani dalla media europea, che costringono i consumatori a una contrazione delle spese.

Se si fanno meno acquisti anche le imprese di commercio vanno in crisi, perché a minor vendita corrispondono minor introiti e minori guadagni. È un cane che si morde la coda e che trascina il Paese verso una brutta china.

Sperequazioni sociali ed economiche gravi dietro la crisi finanziaria

Ovviamente permangono molte differenze tra classi sociali e settori produttivi. Se c’è chi guadagna meno e ha meno da spendere, c’è invece chi fa superprofitti, trae vantaggi dalla situazione di crisi e crescono le differenze tra la popolazione.

Per esempio il settore farmaceutico o il settore energetico stanno guadagnando più del solito. Bisognerebbe tassare quegli extraprofitti, avvenuti sulle spalle della maggior parte della popolazione ma non si fa. Questo ristabilirebbe un principio democratico che tiene unita una società: chi più ha, più paghi e chi meno ha, meno paghi.

Per controllare e calcolare il costo della vita, l’Istat tiene conto della spesa media per determinati prodotti e servizi, che costituiscono il paniere. Questo strumento statistico si aggiorna ogni anno in base alle abitudini di spesa degli italiani ed è proprio dal paniere Istat che partiremo in questa guida per capire quanto costa la vita in Italia e quali sono le variabili in gioco.

La spesa è triplicata rispetto a 20 anni fa

Vi sono dei capitoli di spesa che, anche di fronte ad aumenti consistenti, non possono essere abbandonati dai consumatori. La casa, l’alimentazione, l’energia e i trasporti, l’istruzione, la salute, sono tutte spese necessarie. Al massimo le puoi ridurre e non sempre, ma non puoi cancellarle.

Secondo uno studio condotto dell’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit e del Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”, in Italia i costi di alcuni beni alimentari sono raddoppiati e in alcuni casi sono anche triplicati rispetto a 20 anni fa.

Un cono gelato che nel 2001 costava solo 1.500 lire (circa 0.77€), oggi costa il 224,7% in più, visto che in media si spende 2,5€ per un cono. In pizzeria si spende il 93,5% in più, a cui si aggiungono anche i rincari per le bevande e la mancia.

Non va meglio al supermercato, a Milano si spende in media 2,32€ per un chilo di arance, 2,48€ per un chilo di riso e 18,74€ per chilo di carne di manzo.

Nelle città del sud il costo della vita scende e ad esempio a Napoli si spende 1,67€ per le arance, 1,61€ per il riso e 15,43€ per la carne di manzo.

Stessa cosa per le bollette, quello che costava 1.200€ l’anno ora ne costa 3.000. Per un appartamento di 100mq la spesa delle utenze è di circa 150/300€ mese sia Milano che a Roma, dipende dal quartiere e dalle necessità familiari ovviamente.

Il carovita è aumentato ma non dipende dall’euro

Dal 1° marzo 2002 abbiamo abbandonato la lira per l’euro. In questo lasso di tempo i prezzi sono cresciuti della metà e in alcuni casi del triplo. Molti imputano a questo passaggio i problemi del carovita. Potrebbe apparire così ma non è la verità. Passare all’euro ha reso più facile, meno costoso e più sicuro per le imprese acquistare e vendere nell’area dell’euro e commerciare con il resto del mondo. L’euro ci ha dato una maggiore stabilità e crescita economica.

Dei mercati finanziari meglio integrati e quindi più efficienti. Una maggiore influenza sull’economia globale. Se fossimo rimasti con la lira saremmo stati più volte vittime di una inflazione galoppante che ci avrebbe reso più poveri e marginali rispetto ai grandi mercati.

Da cosa nasce allora la crisi economica e chi ci sta guadagnando?

Il problema del carovita nasce da vari fattori relativi all’economia mondiale. Innanzi tutto la nostra economia soffre da sempre per un debito pubblico elevato che impone misure di austerità, per pagare le ingenti somme di interessi che il debito steso genera, con aumenti o non riduzioni di imposizioni fiscali eccessive, con conseguente riduzione della spesa pubblica e rallentamento dell’economia. Il forte indebitamento crea anche poca attrattiva per ulteriori investimenti. Non solo.

Mantenere quel debito alto può giovare a chi ne trae beneficio per via degli interessi che guadagna e non ha nessuna intenzione di agevolarne la diminuzione. In altre parole restare così indebitati fa comodo ai percettori degli interessi i quali non vogliono che l’Italia esca da questo cappio al collo. La riduzione della domanda interna ha come risultato un calo delle vendite e della produzione e impatto negativo sull’economia.

A questi problemi strutturali aggiungiamo i due anni di Pandemia che hanno bloccato la produzione di beni e servizi e mandato fuori mercato molte aziende, oltre a lasciare sul campo milioni di morti. Questo ha creato disoccupati ma nel contempo accresciuto i guadagni delle Case Farmaceutiche.

Le guerre commerciali e le guerre armate

La guerra commerciale tra Usa e Cina, per il dominio del mondo, ha fatto lievitare i costi dei trasporti marittimi, che sono triplicati e a volte anche quintuplicati. I cargo sono rimasti da tempo gli stessi e la domanda dei trasporti è cresciuta. Nei porti i tempi di attesa si sono allungati e con essi i costi per le imprese di trasporto. Restrizioni normative e aumento del prezzo del carburante hanno aggiunto problemi a problemi. Tutto ha contribuito all’aumento dei costi via mare e ha fatto aumentare i prezzi di molti beni.

La Guerra in Ucraina ma anche le altre in Siria, Kurdistan, Yemen, Palestina, Afghanistan, Cecenia di cui si parla poco, hanno alzato il costo delle risorse energetiche, di gas e petrolio, che sono alla base dell’economia europea. Di converso sono cresciuti i profitti di chi gestisce i rifornimenti energetici in Europa e anche dei Produttori di Armi, tra le maggiori soprattutto aziende americane, ma alcune sono britanniche, francesi e italiane, che hanno visto crescere i propri profitti.

Gli stipendi non sono cresciuti alla stessa maniera

Il carovita non sarebbe un problema se anche la retribuzione crescesse alla stessa velocità, purtroppo non è così. Nell’ultimo ventennio gli stipendi sono cresciuti solo del 50.2%, una crescita nettamente inferiore rispetto all’incremento del costo della vita. Se fino a vent’anni fa lo stipendio medio di un lavoratore corrispondeva a circa 19.500€, oggi la media si assesta intorno ai 29.300€.

Il carovita mette in difficoltà soprattutto i lavoratori che percepiscono una retribuzione più bassa e che fanno fatica a mettere da parte dei risparmi. Qualunque sia l’ammontare dello stipendio, oltre alle spese correnti si devono affrontare anche gli immancabili imprevisti che poi sono quelli che mandano in tilt i bilanci familiari.

Prezzi di beni e servizi a Roma cresciuti del 7,6% in un anno

La situazione non riguarda evidentemente solo Roma ma tutta l’Europa, con maggiore preoccupazione per le economie fragili che vivono con pochi margini di sicurezza, come la nostra e in particolare il nostro Sud.

I rincari toccano tutto. Il pane, il latte, i formaggi, le uova, le verdure, i dolciumi. Secondo un report del Comune di Roma elaborato su dati Istat, l’indice dei prezzi al consumo è stato pari a 118 e i prezzi di beni e servizi sono aumentati, nella Capitale, del 7,6% rispetto a maggio 2022 e dello 0,5% rispetto al mese di aprile di quest’anno.

Su altroconsumo.it (1° febbraio 2023) si espone un’analisi dettagliata delle singole voci di spesa. A costare più di tutto, in termini di aumenti, è la casa. Acqua, elettricità e combustibili raggiungono un indice di 144,6, con una crescita rispetto all’anno scorso del 13,9%. Qui è il gas sale del 21,4%. 

Al secondo posto troviamo i prodotti alimentari e bevande analcoliche, con un più 12,4%, e ancora i servizi ricettivi e di ristorazione cresciuti del 10% nell’ultimo anno. In aumento, con percentuali a una cifra, anche le spese sanitarie, i trasporti, l’abbigliamento. 

Tutti i dolciumi costano il 18% in più

Sono aumentati i prezzi dei prodotti farmaceutici (+1,8%) e i medicinali (+2,7%). Ma soprattutto i servizi dentistici e paramedici rispettivamente aumentati del +5,9% e del +3,8%. Le automobili sono più care del 7,6%, i motocicli del 4,7% e le biciclette insieme ai monopattini del 2,2%. La maglia nera però va al trasporto aereo, salito di ben 38 punti percentuali come costi, a causa del prezzo del carburante alle stelle. 

Per quanto riguarda il settore alimentare, la variazione tendenziale più alta la troviamo su zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi, che costano il 18,8% in più rispetto a maggio 2022. Seguono latte, formaggi, uova, al 18,1% e pane e cereali al 14,6. E ancora la verdura (+13,9%), il caffè (+9,3%), le bevande analcoliche e i succhi di frutta (+15,9%). Tra gli alcolici a pesare più di tutti è la birra, che costa il 16,7% in più rispetto a un anno fa. 

Tabella tratta del report del Comune di Roma (fonte: altroconsumo.it)

Bevande analcoliche, affitti, bollette, cibo, tutto è aumentato

Il costo degli affitti e delle bollette (dunque acqua, elettricità, gas) nel mese Aprile 2023 registra un +12,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta dell’aumento più vertiginoso per le tasche dei romani, secondo soltanto alla spesa per cibo e bevande analcoliche (+13%). Nello specifico grava sul conto dei cittadini l’aumento di luce e gas, rispettivamente +15,1% e +17,9%. Nessuna variazione invece sulla spesa dell’acqua.

Per quanto riguarda gli affitti si registra un +1,6%. Segno negativo per i rifiuti la cui spesa è scesa di 4 punti percentuali.  L’aumento è su tutto. Elevata la spesa per bevande analcoliche e cibo (+13%), ma anche per affitti e bollette (+12,7%) mentre con un +9,2% troviamo la spesa relativa a Servizi ricettivi e di ristorazione, che registra un +19,5% sui servizi di alloggio. 

Come il cittadino può affrontare la situazione

Da parte del cittadino non rimane che stringere la cinghia. Tagliare sulle spese voluttuarie, risparmiare se si può. Certamente bisognerà fare delle scelte drastiche, anche rispetto alla vita. Chi doveva sposarsi farebbe bene a soprassedere e per avere un figlio a rimandare a momenti migliori. C’è chi pensava a comprare casa con la crescita del costo dei mutui ci sta ripensando. Chi può trasferirsi in una città meno costosa, tornare al proprio paese d’origine, cercare una soluzione di affitto meno onerosa, farebbe bene a prenderla in considerazione.

Chi appena laureato sta cercando un lavoro, deve mettere in conto l’ipotesi di trasferirsi all’estero, soprattutto Spagna e Regno Unito. Appoggiandosi a qualche amico o parente, cercando occasioni professionali altrove: sono più facili e più remunerative. Oggi andarsene dall’Italia non è più un dramma. Niente è davvero lontano. Con un volo aereo si torna rapidamente.

Posso dirvi in tutta tranquillità che per un italiano, qualsiasi esperienza all’estero è una passeggiata, se confrontata con la nostra condizione e gli stipendi sono quasi sempre più alti dei nostri. Altrove, specie nei paesi occidentali, non c’è l’invadenza burocratica, la diffidenza verso l’altro, la necessità della raccomandazione e lo strapotere della politica che troviamo da noi.

Chi può andarsene all’estero fa bene a farlo

Mi rendo conto che non sono consigli che parlano di ottimismo ma per la mia esperienza non credo ci sia da sperare in una rapida inversione di tendenza. Il rischio è anzi quello di un peggioramento della crisi sia nell’immediato che nel lungo periodo. Quando parlo di estero mi riferisco al resto d’Europa ma anche all’America (Usa, Canada e alcuni stati del Centro America), ovviamente dipende molto dalla qualifica che si ha, dalla padronanza di una lingua straniera, dall’appoggio di qualcuno di fiducia nella nuova situazione.

I miliardi del Pnrr potrebbero davvero essere considerati una boccata d’ossigeno per la nostra economia, in questa fase particolare. Quello che sta emergendo purtroppo ci ricorda di un atavico problema mia risolto da parte dei nostri enti locali, la mancanza di figure tecniche professionali in grado di applicare in tempo e con cognizione di causa quegli investimenti.

I ritardi che si stanno accumulando e che in prospettiva rischiano di non farci neanche spendere quei fondi, possono determinare il fallimento di questa occasione. C’è da augurarsi che invece non la si perda e che si chiamino tutte le forze politiche, oltre a quelle di Governo, a collaborare al fine di dotare il Paese delle competenze necessarie all’attuazione dei provvedimenti, che potrebbero aprire a nuovi contratti di lavoro e a una ripresa produttiva quanto mai necessaria.

Un modo intelligente di fare la spesa: cosa non compro mai al supermercato