A Sinistra si agita il babau fascista. E intanto si soffia sul fuoco del livore
PD e soci in crisi di idee e di credibilità. Ed ecco che le “sardine” diventano lo spunto per tentare la mobilitazione di piazza. In un clima da scontro frontale che rischia di diventare irreversibile
«In piazza in 8mila. Salvini a testa in giù? Un mio vecchio post ironico.»
Le frasi sono riportate in bella evidenza sulla homepage del sito di Repubblica e arrivano da quella che viene definita l’organizzatrice delle “sardine a Modena”.
Sulla seconda parte della sintesi soffermiamoci il minimo indispensabile, perché altrimenti bisognerebbe fare un articolo a parte: quando il richiamo alla violenza politica viene da Sinistra – “a testa in giù” è evidentemente un riferimento a Piazzale Loreto e all’esposizione del cadavere di Mussolini al pubblico ludibrio – si può archiviare senza alcun imbarazzo appellandosi all’ironia. Quando arriva da Destra è un palese e intollerabile segnale del “tipico” squadrismo fascista. A Sinistra è una semplice battuta. A Destra è l’anticamera del brutale pestaggio. O di chissà cos’altro di ancora più terribile. E sanguinoso.
Chiusa parentesi.
Poco più sotto, sempre sulla stessa homepage, compare un altro titoletto: “A migliaia cantano in coro Bella Ciao”.
Se si ricollegano le due “notizie” abbiamo già le linee guida dell’operazione complessiva. Da un lato, si sbandierano i numeri dei manifestanti di Modena enfatizzandone la portata: come se si trattasse delle avanguardie di un movimento popolare vastissimo e addirittura capace, figurarsi, di diventare maggioritario. Dall’altro, si sottolinea che hanno cantato il più classico degli inni della Resistenza. E quindi dell’antifascismo. E quindi, per estensione assai discutibile ma data per acquisita, dell’anti salvinismo e dell’anti sovranismo.
A poterlo fare sarebbe interessante rivolgere alcune domande a chi sta attizzando questo clima, di per sé pericolosissimo, che rimanda al famigerato antifascismo militante che furoreggiò negli anni 70. Quando però, a parziale attenuante, le sprangate e anche peggio erano all’ordine del giorno su entrambe le barricate.
E se la Destra trionfasse davvero?
La domanda cruciale è questa: poniamo, in via perlomeno ipotetica, che alle prossime Politiche Salvini & C. raggiungano davvero la maggioranza assoluta, e magari senza nemmeno bisogno dei voti “moderati” di quel che resta di Forza Italia. In questo caso le odierne sardine come reagirebbero? Accettando il verdetto delle urne o passando a forme di lotta più oltranzista? E quali, nello specifico?
La necessità, se non si fosse capito, è accertare che un esito elettorale di questo tipo venga ritenuto pienamente legittimo. Senza disconoscerlo nel presupposto che, nonostante la correttezza formale del voto, ci si troverebbe comunque di fronte a una sorta di rovesciamento della democrazia in favore di una dittatura strisciante. Ossia di una “democratura”, come si usa dire a carico di Putin e di altri leader ugualmente invisi agli USA e ai suoi vassalli e vassalletti europei.
A tutt’oggi questo interrogativo, per quanto elementare, viene puntualmente ignorato. O rimosso. Un po’ per il convincimento, non così infondato, che la forza complessiva dell’odierna UE sia comunque sufficiente a risucchiare anche l’asse Lega/Fratelli d’Italia nel perimetro innocuo e normalizzato del PPE. Tutti al Centro e tutto quanto, più o meno, come sempre.
Un po’, inoltre, perché si confida di non arrivare a una debacle così netta e ci si appoggia a una serie di aspettative o di speranze. Della serie: tiriamola per le lunghe e vedrete che alla fine la scamperemo anche stavolta.
Auspicio uno: sia pure tra mille turbolenze la legislatura proseguirà fino al suo epilogo naturale.
Auspicio due: mantenendo l’attuale assetto parlamentare si riuscirà a spedire al Quirinale un degno successore dei vari Ciampi, Napolitano e Mattarella. E infatti, nell’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, Matteo Renzi lo ha affermato pari pari: «Faremo di tutto per eleggere un presidente della Repubblica non sovranista».
Auspicio tre: nel frattempo le figure di Matteo Salvini e Giorgia Meloni perderanno di slancio e smetteranno di salire e salire nei sondaggi sulle intenzioni di voto.
Nel frattempo, però, si soffia sul fuoco delle piazze. E se è vero che tra le “sardine” la tendenza generale è quella di rifiutare ogni collegamento diretto con i partiti e in particolare con il PD, resta il fatto che il brodo di coltura è l’antifascismo, quand’anche malriposto.
Un brodo destinato a ribollire, in un modo o nell’altro.