Roma Tor Sapienza a riflettori spenti
Testimonianze dei residenti durante la manifestazione di Forza Nuova nel quartiere che ospita il centro di via Morandi
Erano le 9 di ieri sera circa, quando Tor Sapienza è tornata in piazza a far sentire la sua voce. Un gruppo di militanti di Forza Nuova, con bandiere e striscioni è tornato nel quartiere che ospita il centro rifugiati di via Morandi, al grido di ‘Italia agli italiani’, come impresso, nero su bianco, su un manifesto a capeggiare la manifestazione alla quale, nel corso della serata, si sono uniti molti cittadini residenti.
Cittadini e militanti, infatti, hanno inscenato una manifestazione spontanea, perché, nonostante le visite della politica e nonostante le promesse del sindaco Ignazio Marino, il problema permane e ancora si sente. “Forza Nuova qui è sempre stata presente, e ora che il problema si sta facendo più grave vengono a parlare Alemanno o gli esponenti della Lega che le nostre periferie le hanno sempre snobbate” – urla al megafono Daniele Lopolito, di Forza Nuova in Municipio VI.
Lopolito è chiaro: “Non vogliamo centri di accoglienza per gli immigrati, né campi rom, non vogliamo degrado. Quello che vogliamo sono lavoro per le famiglie e case popolari per gli italiani, asili per i nostri bambini”. Ma tutto questo non c’è, nonostante le richieste, anche dei cittadini, che vanno avanti da circa 10 anni. E allora, quella piazza, dove ci sono i militanti di Forza Nuova insieme ai residenti di Tor Sapienza, è chiara: “Non crediamo a nessuno, non crediamo ai politici, non crediamo alle promesse, non crediamo alle promesse di nessun politico”.
“Sentir dire ‘Italia agli italiani’ non è affatto scontato. Io da lunedì manifesto in via Morandi per il problema degli immigrati. Stasera ero a casa e quando li ho sentiti, il cuore mi ha detto di scendere, sentire ‘Italia agli italiani’ mi fa commuovere, perché mi sento abbandonata. Da 10 anni diciamo che ci sono problemi, e i problemi sono tanti: gli immigrati, il campo rom di via Salviati, hanno occupato tutto, per non parlare del mattatoio pieno di trans. Ma nessuno ci ha mai ascoltato. Appena via Morandi ha alzato la voce, tutti sono venuti a farsi vedere e a fare la passerella”, ci spiega una ragazza di 30 anni.
I residenti hanno risposto bene, quindi, alla presenza dei militanti di Forza Nuova. “Fanno bene siamo stanchi, non ce la facciamo più, la sera qui non si può più uscire, questo quartiere era una bella periferia romana ed ora è diventata una fogna” – ci dice un’altra ragazza che è scesa in strada dal suo appartamento per unirsi alla manifestazione improvvisata, mentre la gente affacciata ai balconi applaude e segue da lontano quello che succede.
Mentre si sentono i cori e i discorsi al megafono, i residenti del quartiere continuano a sfogarsi con noi: “Non sono quei trenta che stanno al centro il problema, viette a fa’ un giro con me” – dice un altro signore signore in romanaccio – “Te li faccio vedè io i problemi, prostitute, spacciatori, trans, viette a fa un giro con me là sotto”. Vorremmo seguirlo ma ascoltiamo anche gli altri, ognuno ha qualcosa da dire, scendere in piazza qui vuol dire sfogarsi, avere la consapevolezza di non essere soli ad affrontare il disagio che si vive ogni giorno.”Io la sera non posso nemmeno portare a spasso il cane che rischio di essere aggredita, non si può più vivere qui, la gente ha paura, quando passo con i bambini devo chiudere loro gli occhi davanti alle prostitute, ai trans” – ci confessa un’altra signora.
Iniziamo a parlare della passerella della politica ‘istituzionale’ che ha sfilato a Tor Sapienza in questi giorni. “Vengono qui a cercare i voti solo quando succedono i casini, poi però non si vedono più: ma il mio di sicuro non ce l’avranno” – sbotta una signora sulla quarantina. “Però in questo Municipio la grande maggioranza delle persone ha votato Marino” – le dico per provocarla un po’ – “Perché ieri l’avete contestato?”. Domanda sbagliata: “Marino è venuto a prendere il caffè al bar qui a Tor Sapienza, non ci parla con la gente, è venuto in gran segreto, se ne deve andare, noi non l’abbiamo votato” – risponde alterata la signora. “L’hanno votato quelli del campo Rom” – gli fa eco un signore un po’ più anziano.
La rabbia di queste persone è tanta, si sentono abbandonati, dimenticati, costretti a vivere in quartieri che non sono più a misura d’uomo. Il razzismo non c’entra, non ci vuole tanto per capirlo. Basta passeggiare per le strade del quartiere: ovunque degrado, sporcizia, gente ubriaca agli angoli della strada, che molto spesso, bisogna dirlo, non è italiana. Anzi di italiani, qui, se ne vedono sempre meno.
Procede tutto in maniera tranquilla, tranne per un piccolo momento di tensione, quando un ragazzo rumeno con un casco integrale indosso si avvicina al gruppo di manifestanti in modo pacifico, e poi inizia a gridare: “Sono rumeno dovete andarvene, questo è il Paese mio”. Qualche spinta e il ragazzo scappa inseguito da un paio di poliziotti.
Dopo qualche ora gli attivisti di Forza Nuova richiudono le bandiere e poco a poco sgomberano la piazza, e i residenti li salutano, alcuni tornano nelle loro case. Così passa un’altra serata nel quartiere che in qualche giorno è diventato il centro di Roma.