Aborto, appello dell’Oms: rimuovere restrizioni non necessarie
Aumentano i rischi delle interruzioni di gravidanza. L’Oms raccomanda di “rimuovere le restrizioni mediche non necessarie”
Aborto. Aumentano i rischi delle interruzioni di gravidanza.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto un appello per facilitare il più possibile l’accesso delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza. Il motivo principale è che le restrizioni in atto non riducono il numero di aborti ma ne aumentano drasticamente i rischi.
Aborto: la situazione
L’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è quello di semplificare l’accesso alle donne che, volontariamente, decidono di interrompere una gravidanza. La causa scatenante è data dal fatto che le restrizioni in vigore aumentano i rischi. Il funzionario dell’Oms, Craig Lissner, all’inizio del mese ha dichiarato: “quasi tutti i decessi e le lesioni risultanti da un aborto non sicuro sono del tutto prevedibili. Ecco perché raccomandiamo che le donne e le ragazze possano accedere ai servizi di aborto e di pianificazione familiare quando ne hanno bisogno. Essere in grado di ottenere un aborto sicuro è una parte cruciale dell’assistenza sanitaria“.
Le restrizioni
L’Oms raccomanda di “rimuovere le restrizioni mediche non necessarie“. Nel documento vengono citati i seguenti punti: “criminalizzazione, tempi di attesa obbligatori, imposizione del consenso di altre persone – coniugi o familiari – o di istituzioni, divieto d’aborto oltre un certo stadio della gravidanza“. Sarebbero queste quindi le problematiche più evidenti che una donna è costretta ad affrontare durante il percorso. Citando uno studio pubblicato nel 2020 su Lancet Global Health, l’Oms ha inoltre spiegato che questo tipo di restrizioni non portano un calo del numero di aborti. Contrariamente, “le restrizioni spingeranno soprattutto donne e ragazze a ricorrere a interventi rischiosi“.
Aborto: la situazione con il Covid
Con il Covid e la pandemia le problematiche riguardanti l’aborto non hanno fatto altro che aumentare. La situazione, inevitabilmente, si è sviluppata anche in Italia. Soprattutto nei primi tempi, l’attenzione primaria del governo veniva dedicata a tutti gli argomenti legati alle conseguenze dell’epidemia. Questo ha portato all’interruzione di servizi essenziali, tra cui servizi importanti e delicati come quello dell’aborto. Alcune donne infatti non hanno avuto la possibilità di accedervi nei tempi previsti della legge. La conseguenza è stata la dimostrazione del sistema labirintico italiano riguardo l’aborto. Alcune strutture sanitarie hanno sospeso i servizi dedicati riassegnando il personale ginecologico ai reparti dedicati al Covid.
La risposta del Governo italiano
Durante la pandemia, il governo italiano non ha considerato l’aborto un servizio sanitario essenziale. Diversamente da altri governi europei, le autorità italiane non hanno adottato misure per facilitare l’accesso all’aborto farmacologico, un modo sicuro ed efficace per interrompere una gravidanza usando medicinali anziché metodi chirurgici invasivi.