Abusi psicologici e violenza sulle donne, ultimi arresti a Roma
L’attività di repressione dei reati di violenza di genere delle ultime settimane è stata resa possibile dal coraggio delle stesse vittime
Nelle ultime settimane l'attività di contrasto alla violenza sulle donne della IV sezione della Squadra Mobile di Roma, coordinata dai magistrati del Pool Antiviolenza della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha interrotto la spirale di violenza che ha costretto le vittime a subire gravi abusi fisici e psicologici.
All'inizio della settimana, in piazza Augusto Righi in Roma, al termine di una approfondita indagine, gli investigatori della Polizia di Stato hanno eseguito una ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di un italiano di 46 anni con numerosi precedenti di polizia, per i reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate.
Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma a seguito delle reiterate condotte violente e ossessive dell'indagato nei confronti di una donna di circa quarant'anni, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale.
La vittima, nelle sue sofferte e mai contraddittorie dichiarazioni, ha ripercorso davanti agli inquirenti il suo drammatico vissuto, dal loro primo incontro avvenuto anni prima, fino a quando è cresciuta in lei la paura ed è maturata la decisione di dover trovare il modo di uscire dal clima di violenza in cui viveva quotidianamente, a causa della ossessiva gelosia dell'uomo.
Prima di trovare la forza di reagire, la vittima ha subi'to per anni abusi fisici e psicologici: lui la disprezzava, offendeva, umiliava, le sequestrava il telefono e, nel corso di furenti discussioni a cui dava origine per futili motivi, la picchiava e distruggeva gli oggetti che gli capitavano a tiro, non curandosi della presenza della figlia minorenne.
L'aveva isolata da ogni contesto relazionale e, ogni volta che lei tentava di porre fine al rapporto, la tempestava di telefonate, le citofonava insistentemente e cercava la riappacificazione, per poi ricominciare a picchiarla e insultarla subito dopo. Il ciclo della violenza si è interrotto quando gli agenti della Squadra Mobile lo hanno rintracciato poche ore dopo l'ultima aggressione, e lo hanno associato presso la Casa Circondariale di Regina Coeli a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
Anche un agrigentino di 26 anni, è stato tratto in arresto dalla Squadra Mobile in collaborazione con il Commissariati di P.S. Fidene Serpentara e con la Questura di Agrigento.
Era partito dalla sua città nel pomeriggio precedente, a bordo di un pullman, per cercare di rintracciare la sua ex moglie dopo aver avuto informazioni su una sua presunta nuova relazione sentimentale. La vittima si era rifugiata da qualche mese a Roma, con la speranza di sfuggire ai comportamenti persecutori, violenti e ossessivi dell'ex compagno, che aveva deciso di denunciare per le reiterate molestie e minacce che le provocavano ansia e paura tali da decidere di cambiare città e far perdere le sue tracce.
La giovane, anche lei di origini siciliane, era diventata il pensiero fisso dell'uomo che non accettava la separazione e, ossessionato dalla gelosia, aveva manifestato più volte la volontà di compiere gravi e violente azioni nei suoi confronti, minacciandola attraverso messaggi di raggiungerla per gettarle l'acido addosso e ucciderla. La folle corsa dell' agrigentino si è conclusa mentre il pullman stava raggiungendo la Capitale.
Il mezzo è stato fermato dagli agenti alle prime ore dell'alba nei pressi del casello Autostradale A24 Roma Est, dove il giovane agrigentino è stato perquisito e tratto in arresto in flagranza di reato per stalking, e associato presso la Casa Circondariale di Regina Coeli, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria che ha convalidato il provvedimento di arresto.
E' stato invece accompagnato nella Casa di reclusione di Rebibbia un albanese di cinquant'anni. L'uomo era stato condannato mesi prima a scontare quattro anni per maltrattamenti nei confronti della moglie e delle tre figlie e, dopo un periodo di reclusione, il magistrato di sorveglianza, in sostituzione della pena residua, ne ha disposto l'espulsione e il rimpatrio in Albania tramite frontiera aerea, con divieto di far rientro in territorio italiano per dieci anni.
L'uomo ha comunque deciso di correre il rischio di dover tornare in cella, rientrando clandestinamente nel nostro paese per mettersi ostinatamente alla ricerca della ex moglie e delle figlie che, nel frattempo, dopo un periodo trascorso in una casa rifugio della Rete di Supporto alle vittime di violenza, si erano finalmente sentite libere di vivere una vita serena.
Alle prime notizie dell'avvistamento dell'uomo nei pressi della Stazione Termini, gli investigatori della IV sezione della Squadra Mobile hanno avviato le ricerche riuscendo ad intercettarlo, all'esito di una serrata attività investigativa, alcuni giorni dopo in via Palmiro Togliatti, e lo hanno arrestato in flagranza di reato per la violazione delle norme sull'Immigrazione.
Al termine del rito per direttissima gli agenti gli hanno notificato l'ordine di carcerazione per i maltrattamenti passati emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma e lo hanno riaccompagnato presso la Casa di Reclusione di Rebibbia, dove dovrà scontare una pena aggravata dai nuovi reati commessi.
L'attività di repressione dei reati di violenza di genere delle ultime settimane è stata resa possibile dal coraggio delle stesse vittime, che sono riuscite a denunciare le gravi violenze subite per uscire dalle loro drammatiche storie e si sono affidate alle istituzioni attraverso l'attività degli investigatori specializzati, diretti dai magistrati del Pool Antiviolenza della Procura di Roma. (Com/Red/ Dire)