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Acca Larentia, l’ultima (e sempre sterile) ossessione della sinistra

Anziché attaccare le vere mancanze del Governo, i progressisti rispolverano la reductio ad Ducem: che segue altre istanze che non interessano al Paese reale, da Pozzolo a Lollobrigida al presunto patriarcato

Saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia

Saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia (© AGI Tv)

Le ormai note braccia tese occorse alla commemorazione della strage di Acca Larentia sono rapidamente divenute l’ultima ossessione dei progressisti del Belpaese. Che così hanno chiuso il cerchio, rispolverando il tradizionale pallino della reductio ad Ducem. E dimostrando una volta di più il loro abissale, irrimediabile scollamento rispetto al Paese reale.

Saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia
Saluti romani alla commemorazione della strage di Acca Larentia (© AGI Tv)

La commemorazione della strage di Acca Larentia

Il 7 gennaio è stato il 46simo anniversario dell’eccidio di Acca Larentia, l’assassinio di due attivisti (poi divenuti tre) del Fronte della Gioventù presso l’omonima via romana. L’agguato, spiega l’ANSA, fu rivendicato da un’organizzazione terroristica di matrice comunista, i Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, ma i responsabili non sono mai stati individuati. Da quel 1978, ogni anno i militanti di destra si riuniscono sul luogo del delitto, l’ex sede del Movimento Sociale Italiano, per ricordare le giovani vittime.

Strage di Acca Larentia
Strage di Acca Larentia (immagine dall’account Twitter di Isabella Rauti)

E proprio la più recente celebrazione è assurta a pietra dello scandalo, nel momento in cui i manifestanti hanno inscenato il saluto romano. Gesto che denota solo l’ignoranza crassa di un gruppuscolo di nostalgici, ma che per la sinistra è diventato il paradigma della cosiddetta «Italia della destra». E pazienza se la “cerimonia”, come puntualizza il Corsera, si svolgeva allo stesso modo anche quando al Governo c’era il Pd.

L’ennesima, sterile ossessione della sinistra

La vicenda si inserisce perfettamente nella lunga serie di fissazioni dei radical chic nostrani. Sulla scia del caso di Emanuele Pozzolo, il deputato di FdI sospeso dopo lo sparo di Capodanno con ferimento accidentale di un commensale. Che a sua volta seguiva il «Viva l’Italia antifascista» gridato da Marco Vizzardelli, alias il “loggionista della Scala”. Prima ancora, poi, c’era stato l’affaire dell’altro fratellista Francesco Lollobrigida, con richiesta di fermata straordinaria di un Frecciarossa – che per Trenitalia «rientra nelle dinamiche dell’esercizio ferroviario». E si potrebbe proseguire a lungo, passando anche per le polemiche sul Premierato e la strumentalizzazione dell’omicidio di Giulia Cecchettin per dare addosso al (presunto) patriarcato.

Manifestazione di “Non Una di Meno” per Giulia Cecchettin
Manifestazione di “Non Una di Meno” per Giulia Cecchettin (immagine dalla pagina Facebook di “Non Una di Meno”)

Tutti questi episodi hanno in comune un tratto ben preciso: possono forse inebriare i (sempre più declinanti) lettori della stampa liberal, ma non appassionano minimamente gli elettori. I quali amerebbero piuttosto che si affrontassero temi concreti, destinati a ripercuotersi – possibilmente in maniera positiva – sulla vita di tutti i giorni.

Urne vuote
Urne vuote (© Ministero dell’Interno)

E sì che ci sarebbero delle ragioni valide per criticare l’esecutivo del Premier Giorgia Meloni. Che addirittura, su questioni come la politica estera, migratoria e ambientale, sta contemporaneamente deludendo (per difetto) gli aficionados ed esasperando (per eccesso) gli oppositori.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni (© Governo.it)

La gauche caviar, però, persevera nel volersi concentrare su sterili istanze ideologiche. E poi ci si sorprende che i partiti di maggioranza continuino a volare nei sondaggi?