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Al supermercato stesso prezzo, ma meno prodotto: ecco quali verificare

400 grammi di pasta invece che mezzo chilo? La colpa è di un fenomeno che si chiama shrinkflation. Ecco di che si tratta

Un collage di foto con un uomo che fa la spesa e uno scontrino

Per qualcuno è un effetto del caro vita e dell’aumento di alcuni prodotti alimentari e non solo. Da biscotti al caffè, passando per il detersivo per bucato o per piatti. Le confezioni di alcuni prodotti si fanno più piccole ma il prezzo? Ecco, quello rimane identico. Questo fenomeno ha un vero e proprio nome.

Il fenomeno della shrinkflation

Si chiama shrinkflation, è un fenomeno a cui prestare particolare attenzione. Come detto interessa prodotti che acquistiamo abitualmente, per i quali, il contenuto si fa più leggero. Una ridotta quantità che però non è sempre direttamente proporzionale a una diminuzione di prezzo. Variazioni per le quali serve un’attenta analisi e visualizzazione.

Il fenomeno è stato denunciato per la prima volta nel 2017, in Gran Bretagna. Tecnici ed economisti dell’Office for National Statistics, un Istituto di statistica britannico, hanno individuato oltre 2.500 prodotti nel Regno Unito che erano stati interessati da una riduzione di peso o di dimensioni, non accompagnati dalla riduzione del prezzo. Una vicenda capitata a che nel nostro Paese.

Sempre nello stesso anno, l’Istat ha verificato che 7.306 prodotti di 11 categorie merceologiche erano stati interessati dalla shrinkflation. Negli anni, il numero è anche cresciuto.

Cos’è la shrinkflation

Il termine shrinkflation, che è traducibile in italiano con il corrispondente “sgrammatura”, è frutto dell’unione di due termini inglesi: il verbo “to shrink”, che significa restringere, e il termine “inflation”, inflazione, che naturalmente indica la crescita generale dei prezzi

È un processo per il quale il consumatore può incappare in diversi svantaggi perchè le modifiche avvengono in maniera poco chiara, soprattutto a quelli distratti o poco attenti a questo tipo di variazioni.

Quali prodotti sono più interessati

Non appare semplice la catalogazione di quali prodotti siano maggiormente coinvolti in questo tipo di processo. Per questo effetto svuota-carrello pacchi di pasta sono passati a 400 grammi in luogo del tipico mezzo chilo; tubetti di dentifricio sono stati ridotti da 100 a 75 ml; buste di patatine hanno perso circa 5-10 chips. Senza considerare bottiglie di bevande ridimensionate in confezioni da 1,35 litri, piuttosto che da 1,5 litri.

Dopo alcuni test e verifiche effettuate pare che ad essere più ridotti siano alcune marche di formaggi spalmabili, biscotti, tonno in scatola o di detersivo per piatti. Non tralasciando di menzionare anche alcune marche di fazzoletti usa e getta.

Indagini e verifiche

Sulla vicenda intanto sta indagando l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, al fine di cercare di sorvegliare su eventuali violazioni, che saranno ulteriormente oggetto di valutazioni e approfondimenti. Intanto, anche Altroconsumo sta procedendo a una serie di verifiche su un fenomeno che pare tutt’altro che in diminuzione.