Al Teatro Nazionale in scena Ghetto
“Ghetto è un inno alla vita” dichiara il coreografo Piazza
Ancora una grande festa di danza, suoni e suggestioni per il nuovo appuntamento con Ghetto creazione di Mario Piazza, che, dopo il debutto nel 2002 al Teatro dell’Opera di Sofia, arriva per la prima volta in Italia, forte di ben oltre cinquecento repliche in tutta Europa.
“Ghetto è un inno alla vita – dichiara il coreografo Piazza – una interpretazione della vita ebraica, in un momento preciso in cui assistiamo a una recrudescenza di razzismo, antisemitismo e intolleranza”.
Non vuole essere uno spettacolo narrativo, basato su una drammaturgia che riporta semplicemente alla storia dei ghetti, ma, attraverso un viaggio virtuale, intende evocare l’atmosfera culturale, psicologica e umana delle genti zingare, ebree, nere.
Con questo spettacolo si vuole avvicinare il grande pubblico a un tema antico quanto di grande attualità come la ghettizzazione, l'identità culturale, l'emarginazione. Da qui l'esigenza di continuare questa ricerca legata ai temi che ruotano attorno all'idea del ghetto.
Il Ghetto è anche un luogo di ritrovo dove si rifugiano, sognano quelli che sono lontani dalla propria terra d'origine e si confondono con chi vive accanto ai propri cari. Ogni angolo del Ghetto è un posto sicuro e una casa da difendere. Un accogliente rifugio che diventa casa, un luogo di appartenenza.
Personaggio chiave è La Tikvah (dall’ebraico “Speranza”) che accompagna evocando e raccontando la vita e la storia ebraica. Sarà lei a incontrare personaggi poetici e complessi come David e Sarah, gli amici, la gente del Ghetto, la famiglia, il Rabbino e gli altri precettori.
Il tessuto musicale del progetto è basato sulla musica Klezmer. In contrasto con l'idea originale del ghetto come luogo chiuso e circoscritto, la musica Klezmer è patrimonio di musicisti che per scelta e costruzione sono in continuo movimento quasi a simboleggiare il sogno di libertà che accomuna le genti.
Benigni della danza contemporanea. Il grande maestro della danza contemporanea Mario Piazza, definito con il “Benigni” della danza contemporanea, è acclamato in tutto il mondo per il suo stile unico e innovativo, sempre impegnato a raccontare la società, e la sua performance – premiata con uno dei più importanti riconoscimenti per le Performing Arts dalla European Association for Jewish Culture – può contare sulla bravura e professionalità del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, che da vita a questo intenso balletto contemporaneo.
Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Tikvah, figura chiave dell’opera sarà interpretata dall’étoile Gaia Straccamore (25, 27 e 28 febbraio), in alternanza con la prima ballerina Alessandra Amato (26 febbraio, 1 e 2 marzo); i giovani Sarah e David sono invece Sara Loro e Claudio Cocino (25 e 27 febbraio, 1 marzo), alternati da Alessia Gay e Alessio Rezza (26 e 28 febbraio, 2 marzo), mentre il Rabbino Capo, la guida spirituale del ghetto, è portato in scena da Manuel Paruccini (25 e 28 febbraio), Antonello Mastrangelo (26 febbraio e 1 marzo) e Giuseppe Schiavone (27 febbraio e 2 marzo).
Una Gaia Straccamore che, alla prima di ieri, ha saputo emozionare travolgendo tutti con il pathos che si addice a un personaggio come quello da lei interpretato: la Speranza. E’ capace di alternare leggerezza e tensione con estrema naturalezza, gioia e nostalgia con caparbia convinzione.
"Ghetto come isola di approdo – conclude Piazza, che firma anche la regia di questo allestimento – un luogo dove vivono e si esprimono le esperienze delle persone che si incontrano, in cui le storie di tutti si fondono in un’unica storia dell’umanità”.
Dopo la prima del 25 febbraio (ore 20), lo spettacolo sarà replicato mercoledì 26 e giovedì 27 (ore 11, recite riservate alle scuole), venerdì 28 (ore 20), sabato 1 marzo (ore 18), domenica 2 marzo (ore 16.30).