Allarmismo pandemico, così si rischiano reazioni uguali e contrarie
Dopo lo stop all’obbligo di indossare le mascherine all’aperto sono subito partiti gli avvisi ai naviganti: che però alla lunga potrebbero risultare controproducenti
C’è il “gusto del futuro” evocato a suo tempo dal Premier Mario Draghi, e c’è il suo (fastidiosissimo) controcanto, che potremmo definire “allarmismo pandemico”. Vale a dire quella tendenza esageratamente catastrofista incarnata da almeno parte dei media e anche delle istituzioni. E che però rischia seriamente di ingenerare, nella gente ormai satura e stremata dopo un anno e mezzo di SARS-CoV-2, reazioni uguali e contrarie.
Gli inviti alla prudenza
Dopo 10 settimane di diminuzione delle infezioni da Covid-19, la scorsa settimana nel Vecchio Continente «il numero dei casi è salito del 10%». Lo ha affermato Hans Kluge, Direttore regionale dell’Oms per l’Europa. Aggiungendo che vi sono le condizioni per una terza ondata in autunno: «nuove varianti, copertura vaccinale insufficiente e aumento dei contatti sociali».
Una ventata di ottimismo di cui si sentiva proprio il bisogno, nel momento in cui si inizia(va) finalmente a respirare aria nuova. E in senso letterale, considerato che il 28 giugno scorso è stato finalmente superato l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale all’aperto.
Anche sulle mascherine, d’altronde, non sono stati certo lesinati gli avvisi ai naviganti. «Se i contagi risalgono saremo costretti a rimetterle» ha ammonito per esempio Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico.
I rischi dell’allarmismo pandemico
Questi e altri inviti alla prudenza, naturalmente più che legittimi, hanno un tratto in comune: il pericolo di essere controproducenti. Che al momento non pare comunque imminente, se è vero che l’82% degli Italiani ha dichiarato di voler continuare a portare precauzionalmente con sé la mascherina. Il che en passant non è qualcosa di discrezionale, visto che lo prevede l’apposita ordinanza di Roberto Speranza, Ministro nomen omen della Salute.
Il punto nodale, in fondo, è proprio questo: la continua tensione tra ciò che coercitivo e ciò che è consentito-ma-non-troppo. Ovvero è lecito, però fa storcere il naso ai supponenti maestrini per cui l’emergenza sanitaria potrebbe anche non finire mai.
Anche se, per dire, la temutissima variante Delta soccombe comunque a un ciclo completo di vaccino anti-coronavirus, come ha certificato l’Ema. E anche se uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature ha concluso che l’immunizzazione dovuta ai sieri Pfizer e Moderna potrebbe essere duratura. E che dunque chi ha ricevuto un antidoto a mRNA potrebbe non aver bisogno di un ulteriore richiamo per anni.
Le buone notizie, insomma, ci sono, con buona pace dei manutengoli dell’allarmismo pandemico che, ignorando l’insofferenza collettiva, continuano a scherzare col fuoco. E che a volte ricordano molto il pastorello della favola di Esopo che si divertiva a gridare Al lupo! Al lupo! Come è andata a finire, lo sappiamo bene tutti quanti.