Allattamento al seno, non solo alimentazione: è nutrire la sicurezza affettiva
L’allattamento al seno fonda e consolida la relazione tra madre e neonato, che farà da modello emotivo e comportamentale nel futuro
Non c’è nulla di più empatico di una mamma che allatta il proprio figlio. L’allattamento al seno non è solo nutrire ma è soprattutto l’inizio di una relazione che determinerà la personalità del neonato. Il bambino cercherà il seno materno anche se è già sazio e si nutre di latte artificiale. Il contatto materno, attraverso la suzione, offre alla madre e al bambino una condizione di estasi, di completezza, di fusione, di simbiosi che prosegue dopo il parto e dona al neonato calore e sicurezza affettiva.
L’allattamento al seno nella storia: il ruolo della balia
Nel 1700 C. Linneo creò un termine “mammalia” per includere tutti gli essere animali che condividevano la centralità sociale della madre che allatta. Scelse la mammella per identificare la classe animale alla quale appartiene anche l’uomo e da lì la classificazione di mammiferi utilizzata ancora oggi che sostituì definitivamente la concezione aristotelica di “quadrupedia”. Linneo fu tra i primi medici a condannare il metodo della “balia”, quale pratica artificiale e contro le leggi della natura. Linneo per primo volle riportare la maternità al centro, considerando l’allattamento la vera forza dell’essere femminile rispetto alla superiorità di quello maschile.
L’utilizzo della balia nei secoli passati era diffusa tra i ceti aristocratici e il fine ultimo era quello di non privare il marito dell’attività sessuale che, si pensava, avrebbe modificato le proprietà del latte materno. Lo stesso Rousseau esalta il ruolo della maternità e definisce fondamentale per il bambino essere allattato dalla propria madre. Secondo l’autore se si rinuncia a nutrire il neonato, si avranno delle conseguenze negative per l’intera famiglia. È quindi anche lui mette in discussione il ruolo della balia. Secondo Rousseau se le madri si privano dell’allattamento:
“L’intero ordine morale si altera; le inclinazioni naturali si spengono nei cuori; l’atmosfera delle case diviene meno viva; (…) decresce il rispetto per la madre che non è circondata dai figli; non v’è più stabilità nelle famiglie; (…) ciascuno ormai pensa solo a se stesso.” La maternità è considerata una funzione predominante per la salvezza dell’uomo. Anche se qui possiamo vedere l’inno alla maternità e all’allattamento come fondamentale per la felicità familiare, l’uomo continuerà a dominare sulla donna per molto tempo ancora e anche il parto è subordinato al dominio maschile; il bambino prenderà il nome del padre e come afferma Kant: “il parto giuridico è il solo autentico”.
Freud e la moderna psicologia
L’inno di Rousseau alla maternità cela comunque il principio di non emancipazione ma di cura del focolare domestico, senza intrusione della donna nella vita pubblica. Agli albori del 1900 nascono specialisti di puericultura, pediatria di psicologia e di altre scienze con occhio attento al bambino e al suo sviluppo. Impossibile studiare il bambino e la sua psiche se non si studia colei che l’ha concepito e i rapporti del bambino con entrambi i genitori. “ La storia della nascita dell’uomo è quella del passaggio di un essere senziente dal grembo di un protetto narcisismo alla lacerante consapevolezza di essere alla deriva di un mondo di oggetti, un mondo che non ha creato e che non controlla”. S.Freud
La psicologia conferma che l’allattamento al seno è la prima forma di contatto col mondo esterno e da questa esperienza così preziosa e unica che si baseranno le relazioni future. Si tratta di un momento magico per la mamma e il bambino dove ogni senso viene stimolato, dall’olfatto, al gusto, al tatto, alla vista e all’udito. Accarezzare, cullare, cantare dolci melodie, guardarsi negli occhi, sono gesti che donano benessere alla mamma e al neonato; la presenza dolce e discreta del papà crea un’armonia perfetta.