Allerta Covid-19: i dati preoccupano ma un nuovo lockdown sarebbe illegale
I dati sui contagi sembrano il preavviso di una seconda ondata pandemica, che i più pessimisti prevedono per l’autunno, forse più forte della prima
Mentre il nostro Paese passava alla riapertura pressoché totale, l’infezione Covid-19 si estendeva nel resto del mondo, principalmente là dove non si era voluto o potuto attuare un regime di lockdown: USA, Brasile, India. In Europa, Francia, Spagna e Olanda. Ora sembra riprendere anche in Cina, dove era stata prima bloccata e sembrava vinta. Da noi si trovano nuovi focolai limitati, perlopiù dovuti all’immigrazione. Tutto ciò sembra il preavviso di una seconda ondata pandemica, che i più pessimisti prevedono per l’autunno, forse più forte della prima.
Allerta Covid-19 e lo stato di emergenza
Il nostro governo, per bocca del premier Conte e del ministro della Sanità Speranza, ha già dichiarato che lo stato di emergenza potrebbe essere prorogato fino al 31 dicembre, o almeno fino al 31 ottobre.
Eppure, l’indice medio Rt è intorno all’unità, poco superiore nel Lazio e, ovviamente in Lombardia, Piemonte e Veneto. In diverse regioni, quali Molise, Puglia, Sardegna, è molto al di sotto. Già qualcuno ha osservato che la dichiarazione di uno stato di emergenza sanitario preventivo in assenza di forte necessità sarebbe di per sé illegale. Altri oppongono un principio di prevenzione, considerati i guai passati. Infine, adesso sembra che il prolungamento di un tale stato non andrà dopo il 31 luglio, visti anche i diversi mugugni in seno alla stessa maggioranza.
Si manterranno però poteri speciali per il Ministero della sanità, per renderlo in grado di intervenire tempestivamente.
Studi e tesi discordanti sull’origine e i possibili sviluppi della pandemia
Finora, tutte le reiterate misure restrittive sono state giustificate sulla base delle indagini e dei pareri scientifici degli esperti. Ma già avevamo sentito molte discordanze, anche forti, tra giudizi di virologi, infettivologi, epidemiologi.
Ora, c’è chi (come, per esempio il prof. Alberto Zangrillo) afferma che la fase peggiore dell’epidemia sarebbe alle nostre spalle, poiché il virus sta perdendo forza. Inoltre l’organismo umano starebbe sviluppando anticorpi e le influenze generalmente spariscono con il caldo estivo.
Recentemente però si è osservata una ripresa della malattia da parte di individui che l’avevano superata come asintomatici. Qualcuno parla anche di effetti invalidanti a lungo termine.
Uno studio di Oxford del Dr. Tom Jefferson (riportato sul Sole 24 Ore del 7 luglio) avanza l’ipotesi che il Covid-19, come altri virus, si trovi nel mondo in forma “silente”, e si attivi in presenza di condizioni favorevoli, come l’inquinamento dell’aria. Anzi, le polveri sottili e lo smog sarebbero vettori di trasmissione più importanti del droplet, le goccioline espulse con lo starnuto.
Ciò giustificherebbe l’origine dell’epidemia in una zona altamente industrializzata della Cina, come è Wuhan, e la diffusione nel Nord del nostro paese.
Lo studio evidenzia poi come l’infezione si sia diffusa in zone del mondo prive di contatti. Inoltre, sono state trovate tracce del virus nelle acque reflue a Londra, come pure a Milano, mesi prima dell’inizio dell’epidemia.
Infine, lascia sperare che, così come improvvisamente il virus si è attivato, nello stesso modo torni alla quiescenza, come è accaduto nella storia con altre epidemie. Nel 1918, circa il 30% della popolazione delle isole Samoa, senza aver avuto contatti con il resto dl mondo, morì di spagnola. Nel 1854 il Dr. John Snow dimostrò che il colera a Londra aveva avuto origine da un pozzo infetto del quartiere di Soho.
Progressi apportati nella medicina dalla tecnologia
Come si vede – l’avevamo già scritto in un articolo del 19 maggio scorso – i pareri, o meglio le tesi di esperti dei vari rami della scienza medica sono molto divergenti tra loro, in qualche caso addirittura opposti. Questo fatto dovrebbe generare in noi diversi dubbi circa il valore della conoscenza scientifica, in particolare di quella medica.
Siamo abituati ormai da qualche secolo a ritenere oggettiva la descrizione della realtà naturale ottenuta per mezzo dell’indagine scientifica. Una convinzione rafforzata dai grandi progressi fatti con le sue applicazioni nel campo economico e sociale, a partire dalla prima Rivoluzione Industriale.
Sono migliorate le condizioni di vita – almeno per una parte della popolazione del globo – e la vita si è allungata a causa dei progressi enormi nella medicina. Risultati ottenuti dalla chimica e dalla fisica moderne che hanno portato alla produzione di nuovi medicinali e nuovi metodi di indagini e terapia (pensiamo per esempio alla TAC, alla RMN, la radioterapia e la medicina nucleare).
L’uso di materiali plastici e leghe metalliche, che prima non esistevano, ha permesso l’impianto di protesi ortopediche non soltanto per riparare fratture e sostituire ossi deteriorati, ma addirittura per amplificare le prestazioni naturali, creando una specie di uomini quasi cyborg (si pensi, per esempio, all’atleta Oscar Pistorius).
La genetica permette di creare la vita?
Gli studi di genetica e biologia molecolare hanno permesso lo sviluppo, che sembra senza limite, di una ingegneria in grado di manipolare e sostituire gruppi di geni nel DNA, modificando le caratteristiche naturali di un organismo. Le prime applicazioni si sono avute nell’agricoltura, per esempio con la produzione di un tipo di mais più grande e più resistente alle infezioni parassitarie. Lo scopo dichiarato era quello di combattere la fame nel mondo. Si pensi però agli enormi profitti delle multinazionali che possiedono i brevetti dei prodotti e al loro potere, incontrastato dalla Politica, di deciderne la produzione e la distribuzione.
Nel contempo sono state rivoluzionate le tecniche della generazione degli animali da allevamento destinati al consumo e, successivamente, si è passati alla sperimentazione genetica avanzata su animali da laboratorio, con l’intento esplicito di arrivare all’uomo.
Le finalità sarebbero quelle di combattere più efficacemente malattie non ancora sconfitte, come i tumori, e modificare gli organismi per eliminare tare ereditarie in un individuo appena nato, o magari prima della nascita.
Se poi pensiamo agli studi sulla clonazione cellulare, si prospetta addirittura la possibilità di creare l’uomo perfetto, immune da malattie, con una vita molto più lunga, potenzialmente immortale.
Pertanto, sembra che la tecnologia avanzata consentirà di realizzare i più profondi desideri dell’uomo, trasferendo ad esso le caratteristiche fondamentali che fin dagli albori della civiltà sono state attribuite agli Dei, o a un Dio, come proiezione di quei desideri: eternità, onniscienza, creazione, onnipotenza.
L’idea dell’illimitatezza delle capacità umane ed il suo uso nella globalizzazione
O delirio di onnipotenza? Alla base di tutto il discorso c’è, credo, non soltanto il convincimento storico che l’indagine scientifica ci fornisca la conoscenza oggettiva della natura, del mondo che esiste fuori di noi e di cui siamo parte. Ma la credenza diffusa che l’uomo può conoscere appieno le leggi che regolano il mondo fenomenico, che egli come soggetto pensante percepisce, anzi crea con il suo pensiero.
Questo mondo è perciò l’unico esistente e razionale, cioè definito da leggi intellegibili e modificabili ad arbitrio.
Quindi, l’uomo si ritiene in grado di ricreare la natura e se stesso secondo le proprie inclinazioni o pensieri, o desideri (suppongo che un esempio di questa concezione sia l’elaborazione del gender, cioè la “creazione” di un genere oltre le necessarie caratteristiche naturali).
Allerta Covid-19 e le nostre debolezze
Ad intaccare questo altissimo grado di fiducia nelle possibilità della scienza-tecnica sarebbe sufficiente soffermarsi sulle debolezze, oltre che alle incongruenze, mostrate nella battaglia contro l’attuale pandemia.
Però il sistema globalizzato dell’economia e della tecnologia ha, molto probabilmente, la necessità di alimentare questa fiducia per i propri fini.
E’ un fatto storico che in ogni periodo di grave crisi, dovuta a pandemie o guerre, ci siano stati individui o gruppi organizzati che ne hanno approfittato per arricchirsi enormemente. Una volta superata la crisi, la società era mutata nella sua composizione di classe.
Le conseguenze della crisi sulla società
Per esempio, si pensi al mercato nero dei generi di prima necessità durante la II guerra mondiale. Poi, alla ricostruzione del nostro Paese devastato, che portò alla crescita abnorme di un mercato dell’edilizia senza regole e alla ripresa industriale. L’epoca del boom economico, tanto decantata oggi, specialmente da chi vorrebbe assoluta libertà di impresa.
La differenza della crisi Covid rispetto al passato sta nell’immediatezza della sua propagazione nel mondo globalizzato e interconnesso, dominato dal potere della finanza e della tecnica.
Questo Potere ha nelle sue mani le risorse del pianeta e la loro gestione, la produzione della ricchezza e dei beni. Cose alle quali non può oggettivamente rinunciare.
Esso condiziona la Politica con le istituzioni mondiali, quali le varie Commissioni dell’ONU, l’ FMI (Fondo Monetario Internazionale), le agenzie di rating e con intrecci di interessi sotterranei.
Condiziona altresì le abitudini degli individui, non soltanto creando e indirizzando i loro bisogni con la pubblicità più pervasiva (diciamo pure “subliminale”), ma proprio alimentando quel modo di pensare di cui si è detto sopra. Infatti è questo potere che, per mezzo delle meraviglie della tecnica, promette all’uomo una qualità della vita, superiore.
Da notare che qualche big del Digitale (Sergey Brin, Bill Gates), crede quasi di realizzare l’onniscienza dell’uomo, collegandone la mente con l’Intelligenza Artificiale.
Per quanto riguarda l’azione della Politica nei confronti della crisi economico-sociale, siamo quotidianamente informati dei tentativi di risoluzione, in cui è impegnato anche il nostro Governo, da parte dell’Unione Europea con le grosse contrapposizioni al suo interno.
Se quei tentativi avranno qualche risultato positivo, è un’altra storia.
Foto di Elisa Gestri
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