Ama, miracolo a Roma: netturbini guariti
Dopo l’accordo tra Ama e sindacati, andranno in pensione anticipata i dipendenti che non possono lavorare per malattie invalidanti. D’improvviso in 132 sono guariti
Erano 255 fino al 20 gennaio, i netturbini romani che non scendevano in strada per malattie invalidanti. Ernie, sciatalgie, lesioni muscolari. A seguito dell’accordo tra Ama e Sindacati per cui chi non può lavorare ha diritto ad andare in pensione anticipatamente, ben 132 dipendenti si sono presentati magicamente a lavoro.
Nel giugno dell’anno passato, una inchiesta apparsa su la Repubblica, a firma Salvatore Giuffrida, stimava in 1.500 i dipendenti della Municipalizzata romana, impossibilitati a lavorare per strada: “Sono dietro una scrivania a non fare niente, ormai è tutto digitalizzato”. Una situazione insostenibile per l’azienda per la quale si chiedeva da più parti una riorganizzazione del personale. Non nuove assunzioni per carità. Bisognava rendere produttivi quei 255 fermi in ufficio.
Quello del netturbino è certamente un lavoro molto usurante. Non c’è da scherzarci sopra. Lavorare a contatto stretto con l’immondizia non può essere salutare per chi lo fa, oltretutto, da più di 30 anni. Quindi è comprensibile che vi possano essere malattie invalidanti tra i dipendenti. Quello che non è sostenibile è che siano così tante.
Ama, i netturbini sono 4.400
Al momento Ama conta 7.364 dipendenti di cui 900 amministrativi. Il corpo dell’azienda sono i 6.400 operatori, di cui 4.400 addetti alla pulizia di cassonetti e bidoncini su strada. Gli altri 2.000 sono autisti e manutentori di mezzi e impianti aziendali. Prima di questo cambio di marcia tra quei 6.400 addetti c’erano 1.700 inidonei parziali. Persone che a causa di disturbi e malattie congenite varie non potevano svolgere quelle mansioni pesanti in cui consiste il loro lavoro e nemmeno guidare un camion o svolgere altre occupazioni collaterali. È stato per questo che l’azienda ha dovuto prevedere un prepensionamento, che coinvolge circa 670 dipendenti, con più di 62 anni.
Grazie all’incentivo di una indennità, per non più di 5 anni, con un75% di contributo Inps e il resto a carico dell’Ama.
Quando, il 20 gennaio scorso, Daniele Pace, presidente Ama, annunciò che avrebbe avviato controlli sanitari su tutti i 255 operatori non idonei totali, dei quali 138 a tempo determinato, in meno di venti giorni ben in 50 guarirono e tornarono al lavoro per strada. Le visite mediche iniziarono a marzo e miracolosamente altri 70 operatori guarirono.
Lavoro: i luoghi comuni sull’assenteismo dei romani
La vicenda dei netturbini malati e guariti miracolosamente di fronte alla prospettiva di dover andare in pensione prematuramente, che significa abbassare di parecchio le entrate mensili, ha rimesso in moto il luogo comune sull’assenteismo cronico del dipendente pubblico romano. Nell’Italia dei mille problemi, delle mille carenze energetiche, idriche, economiche, di sicurezza sul lavoro e sul territorio, dei problemi dovuti alle organizzazioni criminali, anche l’assenteismo, come le truffe, i raggiri verso i più deboli e gli emarginati sono un costo per la comunità non più accettabile.
Un po’ come accadde per i furbetti del cartellino, quei dipendenti comunali che timbravano, anche per conto di altri colleghi, le presenze in ufficio, per poi andarsene in giro a fare altri lavori o a spasso, la pacchia sembra giunta al termine. Le maggiori attenzioni della pubblica amministrazione, i controlli incrociati, le denunce, fanno si che prima o poi chi froda i Comuni, la Regione e lo Stato venga scoperto. In sostanza, non conviene più.
Non conviene più comportarsi “da furbi”
Il fenomeno non è solo romano. C’è in tutto il mondo. Meno laddove vige una maggiore trasparenza della cosa pubblica e una maggiore coscienza urbana. Ma soprattutto dove gli stipendi sono adeguati alle esigenze collettive e i rischi di una frode allo Stato troppo alti per insistere nei tentativi reiterati.
Finché la nostra società non si doterà di sistemi di controllo approfonditi e finché non si alzeranno i livelli di vita e di coscienza sociale questa battaglia contro chi imbroglia il prossimo dovrà continuare, perché vi saranno sempre fenomeni di assenteismo e di truffa. In altre parole è una questione di cultura, di conoscenza, di rispetto del prossimo e non solo di correttezza. Ma l’atteggiamento popolare sta cambiando. C’è sempre meno simpatia verso chi truffa lo Stato, sempre più si comprende che a rimetterci siamo tutti noi, che paghiamo le tasse e ci comportiamo correttamente.