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Amatrice. False residenze per avere gli indennizzi. Indagati 200 romani

Si procede per truffa e falso. La Procura di Rieti ha completato le indagini e stanno partendo le relative notifiche

La prima cosa che impressiona è la natura del reato. Che è una variante dello sciacallaggio: fingere di essere stati residenti ad Amatrice, già prima del terremoto dell'agosto 2016, in modo da ottenere i contributi mensili destinati a chi aveva perso l’alloggio.

La seconda cosa che lascia sconcertati è il numero delle persone che si sarebbero macchiate di questa odiosa simulazione: ben 200, secondo gli inquirenti. Attraverso un accurato lavoro di verifica, condotto soprattutto dalla Guardia di Finanza, è emerso che non si trattava affatto di sventurati rimasti senza abitazione, ma di proprietari di seconde case che si erano buttati a pesce sul possibile “affare”. Da 300 a 900 euro al mese. Quasi un secondo stipendio, viste le modestissime retribuzioni odierne.

Gli accertamenti si sono concentrati sulle bollette e sul traffico telefonico, specialmente dei cellulari. E ben presto è stato chiaro che i consumi delle utenze domestiche non erano quelli di un uso costante, anziché stagionale. E che anche le celle attivate dai telefonini non erano compatibili con una vera residenza nel comune colpito dal sisma.

Inevitabile l’epilogo. Gli “avvisi di conclusione delle indagini” sono in via di notifica ai duecento interessati, che se la dovranno vedere con i processi per truffa e falso finalizzato all’altrui inganno.

Sperando che si arrivi presto a sentenza e che i giudici non ci vadano leggeri.

 

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