Amava un ragazzo trans: breve storia di Maria Paola, uccisa dal fratello
Michele per difendere l’onore della famiglia, riluttante verso il ragazzo trans compagna di Maria Paola, ha deciso di intervenire
E’ morta a Napoli Maria Paola: inseguita e speronata dal fratello perché ha una relazione con un ragazzo transessuale. Cade dallo scooter e muore. È la triste sorte di Maria Paola Gaglione, 22 anni, colpevole di aver amato un ragazzo, Ciro, che un tempo era una ragazza.
Maria Paola Gaglione, uccisa dal fratello perché amava un trans
Michele Antonio Gaglione, 30 anni, non accettava la relazione che sua sorella aveva instaurato con Ciro. Tanto da arrivare a prendere a calci il motorino su cui si trovava la coppia facendoli cadere rovinosamente a terra. La ragazza ha sbattuto la testa violentemente: “Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata“.
Parole pesanti quelle del giovane Michele che adesso è indagato per omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata dall’omofobia. La famiglia lo giustifica, sostenendo la tesi dell’incidente ma ciò non toglie che una ragazza giovanissima sia morta, colpevole di avere amato troppo e senza pregiudizi e remore.
Daniela Falanga, presidente di Arcigay di Napoli chiede a gran voce che vi sia una legge contro l’omotransfobia. Anche i principali partiti politici sostengono l’importanza di un intervento legislativo che salvaguardi i diritti della comunità LGBT.
Cosa c’è dietro questo gesto compiuto dal fratello?
Si può parlare di vincolo familiare: implicitamente si conoscono da sempre il rispetto di alcune regole e valori alla base della famiglia. Un legame di sangue che impatta con il mondo circostante, con la società, con le regole, con quello che pensano gli altri. Il valore della famiglia stessa va difeso a costo di pagare con il sangue. L’intenzionalità del gesto può essere messa in dubbio, non possiamo saperlo. Ma se un componente della famiglia non ha rispettato le regole, questo comporta l’esclusione dalla famiglia attraverso scontri, ricatti morali e psicologici. La libertà dai vincoli imposti dalla famiglia ha un prezzo: la stessa vita.
Ecco quello che potrebbe essere scattato nella mente di Michele che, per difendere l’onore della sua famiglia, riluttante verso ciò che è diverso, ha deciso di occuparsi da solo del problema eliminandone la fonte stessa. La sorella, che con le sue scelte ha cercato di “liberarsi” dal vincolo familiare prima citato.
Michele non voleva uccidere Maria Paola
Forse è vero quanto affermato dalla famiglia della vittima: Michele Antonio non voleva ucciderla ma forse avrebbe ucciso volentieri Ciro, il quale è stato picchiato dopo la caduta rovinosa dal motorino.
La madre di Ciro ha postato un messaggio su Facebook in cui accusa Michele Antonio “di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. I figli si accettano così come vengono. Paola riposa in pace”.
L’importanza di una legge contro l’omotransfobia
Daniela Falanga, aggiunge, amaramente: “Si tratta di un caso efferato in cui si manifestano due violenze gravi. Un femminicidio e un atto di transfobia, con una donna che perde la vita mentre il compagno vive il distacco dalla compagna. Questo episodio fa emergere anche un problema relativo alla stampa, a come narra di queste cose. Se vogliamo capire cosa vuol significare che bisogna avere una legge contro l’omolesbobitransfobia, questo è uno dei casi più espliciti. Qui c’è un omicida, c’è la violenza di genere, c’è la negazione da parte di una stampa che non sa definire fatti e persone e l’Italia da cambiare”.
L’Italia deve cambiare: nel 2020 è inconcepibile morire poiché colpevoli di amare persone dello stesso sesso o per via della propria identità di genere. “Che paese è quello in cui si perde la vita per amore?”.
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