Ambiente, una estate “squalosa”
L’ultimo avvistamento di una pinna è di pochi minuti fa nelle acque del triestino
Gli squali protagonisti dell’estate 2016. Tra avvistamenti lungo le spiagge ferragostane e record di longevità.
L’ultimo avvistamento di una pinna è di pochi minuti fa nelle acque del triestino. Il solito panico tra i bagnanti con conseguente allarme e bandiera rossa e divieto di balneazione. Come fosse un film, la Guardia Costiera si è precipitata sul posto per monitorare l’area alla ricerca di un pesce che nuota nel mare con i bagnini impegnati a far rispettare il divieto di nuotata causato dall’avvistamento.
Copione già visto e rivisto, non soltanto al cinema, ogni volta che uno squalo sguazza dove non dovrebbe (dicono loro) si accendono i riflettori e le prime pagine dei giornali ne approfittano per colorare una estate noiosa che nemmeno gli attentati terroristici in Tailandia o le Olimpiadi brasiliane del seppur squaloso Michael Phelps riescono a far decollare.
Proprio ieri, sempre a proposito di squali, si discuteva sul Web in merito all’ennesima cattura di un piccolo Mako che era stata pubblicata sui social. Commenti tra i più svariati (tra i quali quelli del sottoscritto) e la rabbia della maggioranza che cozzava contro l’orgoglio del pescatore che aveva esibito il trofeo avevano scaldato gli animi tanto da interessare un quotidiano di rilievo e, successivamente, le autorità che finalmente, avevano deciso, almeno in questo caso, di vederci chiaro.
Sì, perché, purtroppo, ogni volta che Luglio e Agosto si affacciano sul calendario, un sacco di gente prende la via del mare. Barche e barchette, gommoni e pedalò che si trasformano in pescherecci privati che vanno alla ricerca di quello che trovano, squali compresi. Così capita che, ogni tanto, finisca preso all’amo uno squalo volpe, una verdesca, un mako e chissà cos’altro. Esibiti come trofei sulle spiagge tra lo stupore dei vacanzieri e la fiera ammirazione di chi è rimasto al film di Spielberg di 40 anni fa, dopo le foto di rito arriva la parte meno simpatica dell’operazione: “e adesso, che ci facciamo con questo?”. Sì, perché se non entra in padella, non sai dove buttare quella carcassa che comincia pure ad emanare un certo lezzo.
Nove su dieci lo si ributta in mare, magari al largo “che non si sa mai” perché “chi lo sa se quel mostro di un metro e venti era una specie protetta? Magari ci vedono e ci fanno pure la multa! Meglio farlo sparire.”
Il mare, anche il nostro, è pieno di trofei ributtati in acqua come fossero sacchetti di spazzatura da nascondere, da far sparire. In pochi, troppo pochi, si interrogano su cosa sia il mare comportandosi come fossero al centro commerciale di turno dove, a costo zero stavolta, si può arraffare a piacimento dagli scaffali incustoditi. D’altronde, il fatto che uccidere un solo squalo sia come aver tirato su un intero banco di pesci, non interessa a nessuno. Tanto meno alla maggioranza di chi dovrebbe controllare e non controlla. Non si spiegherebbero altrimenti, le centinaia di squali che, stagionalmente, fanno bella mostra sui banchi di certe pescherie.
Il Settebello italiano della pallanuoto ha appena preso una mezza batosta dalla Croazia. Peccato. Tra poco le finali di altre specialità dove si potrebbero tentare nuovi record olimpici. Vedremo.
Nel frattempo, qualcuno un nuovo record lo aveva già stabilito da qualche centinaio d’anni! La scienza ne pubblica a riguardo in queste ore. E’ un pesce. Uno squalo, per la precisione e la notizia ha lasciato sorpresi gli stessi ricercatori. Spegnere 400 candeline, infatti, non è cosa da tutti. Ci riesce lo Squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus). Un signor squalo che arriva a misurare oltre 5 metri. Lo studio effettuato dal gruppo di Ricerca capitanato da Julius Nielsen dell’Università di Copenaghen è riuscito a stabilire l’età degli esemplari utilizzando la tecnica di datazione al radiocarbonio e analizzando il cristallino degli occhi di 28 femmine catturate nel triennio 2010/2013. La notizia, pubblicata su Science, ha fatto il giro del mondo.
Si era già a conoscenza di mammiferi longevi. Alcune balene vivono 200 anni, tartarughe ed altri vertebrati vivono ancora più a lungo. In questo caso,però, il record sarebbe toccato ad uno squalo. Questa sì che è una notizia squalosa!