Ana, sgozzata mentre era incinta, ma per i giudici non c’è aggravante di crudeltà
Pena ridotta dall’ergastolo a 19 anni perché non ci sarebbero le aggravanti della crudeltà e della premeditazione
Ha infierito sul corpo con un bastone all’interno del furgone, poi l’ha presa a gomitate, l’ha malmenata, l’ha accoltellata più volte, infine le ha reciso la carotide. Ha scavato malamente una fossa, nascosto il cadavere, è tornato a casa, si è fatto una doccia, è andato dal barbiere e a sbrigare questioni burocratiche. L’autore del femminicidio, avvenuto a Partinico il 22 novembre 2019, è l’imprenditore di 51 anni Antonino Borgia che da mesi aveva una relazione con la giovane Ana Maria Lacramioara Di Piazza, di 30 anni. Lui sposato con figli, lei incinta di lui di 3 mesi e già mamma di un ragazzo ora adolescente che piange la perdita della madre.
Ana, sgozzata perché incinta
Alla Dire la mamma di Ana, adottata da una famiglia italiana, per la prima volta ha deciso di esprimere lo sdegno per una condanna d’appello che ha ridotto la pena dell’assassino dall’ergastolo a 19 anni e 4 mesi. L’avvocato Angelo Coppolino alla Dire ha spiegato: “La Corte di Assise di Appello ha eliminato tutte le circostanze aggravanti (crudeltà, moviti abietti e futili, premeditazione). In primo grado queste circostanze alla Corte di Assiste di Palermo avevano permesso di applicare all’uomo l’ergastolo e di escludere il giudizio abbreviato che consente la riduzione della pena di un terzo, istanza presentata dalla difesa ed esclusa appunto in primo grado per la pena dell’ergastolo”.
“Concezioni animalesche della vita umana”
E’ questo il nodo che ha portato al fortissimo sconto della condanna e mentre la mamma della povera Ana invoca “una giustizia giusta” e decide di denunciare pubblicamente lo sgomento per la sentenza di appello, anche pensando al dolore del piccolo nipote rimasto orfano, l’avvocato Coppolino ha ricordato: “Le aggravanti sono state ritenute configurabili da diversi magistrati in momenti diversi. Il Borgia- ha aggiunto- ha infierito sul corpo della ragazza flagellandolo per eliminare quello che per lui era un problema ed evitare lo scandalo per la relazione e la gravidanza. Un motivo abietto che la Corte d’Assise ha definito come un richiamo a concezione tribali e animalesche della concezione della vita lontane da ogni sentimento umano”. Si attendono le motivazioni della sentenza d’appello che hanno dato tutta un’altra interpretazione del massacro.