Anche il papà sa essere materno: è il momento di pari diritti per i mammi
Un papà può avere comportamenti materni ed è in grado di sopperire alla mancanza del proprio ex partner e di riorganizzare una vita familiare
Il papà sa essere materno. “Le lacrime e le paure di un padre sono invisibili, il suo amore è silenzioso, ma la sua cura e protezione rimangono come un sostegno forte per tutta la vita” (Ama H. Vanniarachchy).
Scorrendo fra i tanti post di Facebook, ieri ho incontrato questa frase. Appartiene ad un autore dal nome impronunciabile (Ama H. Vanniarachchy), mentre a postarla è un mio vecchio conoscente separato da un paio di anni. A rapire la mia attenzione non è stato il nome dell’autore o il mio vecchio conoscente, ma il profondo senso che questa frase trasmette. In qualche modo rivoluzionaria nel contesto odierno, dove giustamente e finalmente, si parla di parità dei diritti fra uomo e donna. Una parità sacrosanta nel modo del lavoro, nella politica e nei ruoli verticistici delle grandi agenzie. Ma che vede in un angolo della nostra società un paradosso nel trattamento e nella considerazione dei ruoli che un uomo e una donna hanno all’interno della famiglia, o meglio di quando della famiglia non rimangono che pile di carte bollate.
Papà materno:mMatrimonio, separazione e genitorialità
Sebbene la tendenza dell’italiano medio sia quella di sposarsi, negli ultimi anni i fenomeni della separazione e del divorzio stanno crescendo esponenzialmente. Questa tendenza, come emerge dai dati ISTAT, è più frequente al nord che al sud del nostro Paese. Separarsi però non implica la perdita della propria genitorialità, dove per “buona genitorialità” si intendono competenze genitoriali volte al sostegno dei figli e alla loro educazione, rispondendo ai loro bisogni di affetto e protezione. Caratteristica questa che molto spesso sfugge a tutti i soggetti interessati dal processo giuridico che segue sempre una separazione e che vede mischiare il ruolo all’interno della coppia con quello di genitori. Questi ruoli implicano compiti di sviluppo diversi e diverse responsabilità. In Italia è la separazione a costituire l’inizio della fine di un matrimonio.
Infatti prima dello scioglimento legale del matrimonio costituito dal divorzio, i due coniugi si adattano al nuovo stile di vita e, senza particolari interessi volti alla creazione di una nuova famiglia, spesso rinunciano a compiere il passo successivo. La separazione però scioglie solo la comunione legale dei beni facendo cessare gli obblighi di fedeltà e coabitazione. L’atto in sé per sé può sembrare ottimamente normato dal legislatore, ma solo se ci si limita ad una visione burocraticistica del contesto. Ma la separazione e il divorzio richiedono una profonda elaborazione interiore.
Un po’ di storia sul rapporto di coppia
Kaslow nel 1991 ha elaborato un modello che pone l’accento sulle emozioni provate dai coniugi e i comportamenti messi da loro in atto, individuando delle fasi. La prima è quella dell’alienazione che prende il via con la decisione di separarsi; poi c’è la fase conflittuale o legale e infine la fase riequilibrante in cui si ha una riorganizzazione al contempo individuale e familiare. In ognuna delle tre fasi troviamo la necessità di affrontare da parte dei soggetti interessati un adattamento alla nuova situazione e il bisogno di far affidamento su diverse risorse personali, sia gestionali che economiche. Dai dati ISTAT degli ultimi anni ci risulta che in seguito a separazioni e divorzi, sono le madri ad ottenere la custodia dei figli e una serie di riconoscimenti ed usufrutti di beni economici e patrimoniali.
Un dato che evidenzia come troppo spesso le risorse alle quali deve far fronte il padre divengono particolarmente gravose e in alcuni casi addirittura insostenibili. Secondo un rapporto della Caritas del 2018 gran parte degli uomini separati sono sulla soglia della povertà.
Tutti questi fattori comportano notevoli effetti negativi sulla psiche di ex mariti e di padri che vengono discriminati e spesso abbandonati a se stessi, sopraffatti da mantenimenti consistenti che rendono difficoltoso arrivare persino fine mese.
Effetti della separazione e del divorzio sui padri
Per anni sono stati trascurati gli effetti catastrofici che la separazione ha sui padri, a volte “vittime” insieme ai loro figli di questo turbolento processo. Spesso si nota una regressione di queste figure che da padri protagonisti ritornano figli a carico di genitori anziani che devono ospitarli data l’impossibilità di provvedere al proprio sostentamento economico. Gli stessi uomini spesso non riconoscono gli effetti che la separazione e il divorzio hanno sulla propria salute e benessere psicofisico, come risulta ancor più grave il fatto che la società stessa non investa minimamente su questo nuovo e fragile contesto umano, soggetto spesso di disturbi cardiovascolari, ipertensione arteriosa e per il quale cresce notevolmente il rischio di depressione associato alla fine del matrimonio e alla “perdita” dei propri figli.
Bisogna dire che negli ultimi anni gli uomini stanno vedendo riconosciuti maggiori diritti nel controverso campo giuridico delle separazioni. Malgrado cresca il numero di padri che chiede e riesce a ottenere la custodia dei propri figli, si registrano ancora troppe situazioni al limite per questi ultimi.
Anche il papà può essere materno
A tal proposito è opportuno sottolineare come anche un uomo solo sia in grado di adottare dei comportamenti “materni” e di sopperire alla mancanza del proprio ex partner e come anche nel caso di questo nuovo tipo di famiglia sia bene distinguere i diversi compiti di sviluppo da affrontare. Primo fra tutti la riorganizzazione della vita familiare. Lo stesso dovrà essere in grado di conciliare la propria attività lavorativa con la cura dei figli e della casa; dovrà infine occuparsi di alcuni aspetti emotivi, poiché sperimenteranno inevitabilmente un senso di vuoto e di fallimento per la fine del matrimonio, ma che occorrerà superare in virtù dei doveri nei confronti dei propri figli.
Papà materno: spunti di riflessione
Indipendentemente dal proprio genere e dalla fine di un legame di coppia, occorre dunque che entrambe le parti coinvolte si rispettino tra di loro e che vengano supportate dalla legge e dalla società in cui vivono.
Non esistono genitori di serie A o di serie B ma tutti devono godere degli stessi diritti. In un mondo che ancora tende a tutelare soprattutto le donne nell’iter separativo è opportuno non dimenticare che anche i padri hanno un cuore e dei sentimenti ed è fondamentale che questi vengano riconosciuti e rispettati.
Con il contributo di Gaia Messina, Dottoressa in Psicologia Clinica e della Salute nel Ciclo di vita, collabora con l’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie ISP.
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