Arriva a Roma la Escher-Mania
Dal 20 settembre al 22 febbraio al Chiostro del Bramante
Ha aperto i battenti ieri, in un Chiostro del Bramante fresco di restauro, la mostra antologica dedicata al pittore incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher, con oltre 150 opere, tra cui i suoi celebri capolavori come “Mano con sfera riflettente” (MC Echer Foundation), “Giorno e notte” (Collezione Giudiceandrea), “Altro mondo II” (Collezione Giudiceandrea) e “Casa di scale” (relatività) (Collezione Giudiceandrea).
Prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale, la mostra “Escher” vuole far focalizzare il pubblico sul punto di vista dell’autore che osservando la natura in un altro modo e facendo emergere la bellezza della regolarità geometrica diventa anche magia e gioco.
Durante il percorso di mostra il visitatore è guidato a vivere un’esperienza “giocosa”, che fa capire l’origine e il perché dell’arte di Escher permettendo di sperimentare in prima persona e di comprendere le illusioni ottiche e gli inganni visivi a cui inducono le sue opere.
Attraverso tre esperienze percettive e sei giochi, la mostra fa vivere le illusioni ottiche, i cui effetti sono decifrati dalle Leggi della Gestalt, insite nei lavori del grande artista, dando la possibilità di capirne lʼorigine e i meccanismi. La prima esperienza è spiegata attraverso una parete colma di sfere concave e convesse. Il visitatore, riflesso dritto nel convesso e al contrario nel concavo, può intuire la legge della riflessione. La seconda esperienza, “La stanza degli specchi”, spiega il fenomeno tridimensionale dellʼopera di Escher intitolata Profondità. La terza esperienza è quella della parete optical che dà un senso incredibile di profondità illusoria.
I sei giochi ottici si basano sulla legge della prossimità, quella della buona forma, del triangolo di Kanizsa, la legge del pieno e del vuoto, della continuità e infine del concavo e del convesso, dando la possibilità di sperimentare i “trucchi di visione”.
La mostra dedicata a questo grande intellettuale, mago nellʼiper suggestione del disegno, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche della Gestalt, corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e lʼeco della sua opera nella società del tempo.
Nel percorso della mostra anche opere comparative quali quelle di Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella, rimandi all’art nouveau e al futurismo.
La “Escher-Mania” che da sempre interessa e influisce su persone di ogni estrazione sociale (gli hippies degli anni ’60) si è trasformata in un vero e proprio “fenomeno Escher” annoverando seguaci dagli hippies degli anni ’60 a Lucio Saffaro, matematico, letterato e pittore, Vasarely, grande esponente della Optical Art, Oscar Reutersvärd fino al leader dei Rolling Stones Mick Jagger, con il quale Escher intrattenne un rapporto epistolare dal gennaio del 1969, dove Jagger esponeva il desiderio che le copertine dei suoi LP fossero disegnate da lui.
La mostra è un vero paradiso anche per gli amanti dei “selfie”, ai quali sono riservati spazi appositi ed è possibile condividere la propria esperienza allʼinterno della mostra postando le foto con l’hashtag ufficiale #escherRoma con la possibilità di vederle pubblicate sui social ufficiali della rassegna, il tutto gustandosi delle deliziose caramelle Ricola, in omaggio all’ingresso, che con Crown Fine Art è sponsor tecnico della mostra.
Escher, di indole divertente e spiritosa ma dal carattere chiuso e con vene depressive, soggiornò in Italia dal 1924, diceva che “gli faceva bene” e fu molto triste nel 1935 quando se ne andò, al pensiero di lasciare le amate bellezze dei paesaggi italiani. La loro regolarità dei volumi e la dimensione inaspettata degli spazi gli davano quella spinta verso il meraviglioso e l’inconsueto come gli scorci notturni delle città e dei borghi con la loro profondità storica.
M.C.E., nel suo periodo romano, usava girare la sera per la città in modo bizzarro, con una piccola lampadina attaccata al bavero della giacca, che gli permetteva di avere una luce per poter riprodurre fedelmente le grandi architetture dalle quali rimaneva affascinato, per poi dipingerli nella sua abitazione romana, dal 1927 il terzo e quarto piano di via Poerio 122, una villetta nel quartiere di Monteverde vecchio, casa della quale disegnò il pavimento – alcune mattonelle sono presenti in mostra e presente in molte sue opere come “Mano con sfera riflettente” del 1935.
Durante la visita è anche possibile consultare un touch screen con il diario tenuto dall’artista durante i viaggi in Italia, ammirare le sue fotografie e scoprire i luoghi che lo ispirarono.