Artemisia Gentileschi, la stoffa di una guerriera italiana. Con lei il primo processo per stupro
Una storia esemplare e straordinaria quella di Artemisia Gentileschi, che dimostrò di saper conquistare i suoi diritti dopo uno stupro
L’inclinazione: è l’allegoria di un’opera sorprendente che fissa il talento innato. E “Allegoria dell’inclinazione” è il titolo di un’opera sorprendente che fissa il talento innato e te lo figura con la bellezza calda e luminosa di una donna assorta nei meandri dei pensieri che creano. Lei è sulle nuvole a piedi nudi, coperta di delicatezza e guidata da una bussola stretta tra le mani e la stella polare: lì, all’ispirazione si lascia andare.
Lei stessa, è una pittrice incline a quella disposizione naturale, innata e sorprendente; il suo testimone di nozze le chiese quest’opera per sé e la introdusse nel mondo artistico e culturale di Firenze: Michelangelo Buonarroti, pronipote del celebre. Lei frequentò l’ambiente stimolante di Cosimo II De’ Medici mecenate sensibile, ebbe contatti con Caravaggio e corrispondenza con Galileo Galilei.
E piaceva! In quel mondo le commissioni si moltiplicarono. Lei stessa volle approfondire con studi specifici e presenza tanto che fu la prima donna a essere ammessa in un’Accademia di disegno. Le sue opere divennero l’esatto selfie delle sue forti emozioni oltre i confini nazionali, poco più che ventenne.
Era una Donna, una bella donna di grazia e fama. Una donna italiana del Seicento, un’artista donna: Artemisia Gentileschi
Femmina in un’epoca impensabile perché accadesse quello che oggi ancora non pare normale: difese i suoi diritti in tribunale, denunciando lo stupro subito. Sì, perché l’istintivo impulso dell’uomo insulso, quello di possedere ciò che non può avere, il bruto lo ha sempre dimostrato con violenza, sperando nella paura e nel silenzio. A lui, il bruto e collega Agostino Tassi, andò male. Artemisia fu la donna che difese da subito la sua dignità artistica e con tenacia dimostrò la stoffa di una guerriera: si difese pubblicamente in tribunale, subendo torture e umiliazioni.
Anni dopo, quegli stati d’animo li impresse con il chiaroscuro caravaggesco e le sue tele fissarono corposamente quei tratti emozionanti con cui mostrò per sempre il coraggio, la forza interiore, la dignità, l’amor proprio.
Per difendersi non esistono solo le armi di battaglia. Le sue armi ‘celesti’ erano la pittura, quella pittura che trasuda anche la sua ribellione interiore; il coraggio nell’affrontare un processo sotto tortura. Con queste parole il regista Jordan River le ha dedicato e realizzato un docufilm fruibile con piacere sulle maggiori piattaforme di servizio di streaming, realizzato anche in inglese e giapponese dalla sua Delta Star Pictures con il titolo: Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera.
Proprio oggi, 8 marzo 2021, dedichiamo la storia di Artemisia a tutti i nostri lettori.
Articolo di Nunzia Latini