Assicurazione Catastrofi, l’inutile quanto folle patrimoniale green
Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, causata dall’ideologia prima che dal meteo, polizza obbligatoria per le imprese e, forse, per le famiglie: con conseguente crollo di investimenti e valore delle case
L’Assicurazione Catastrofi Naturali, che dovrebbe coprire i danni da eventi atmosferici e sismici e sarà presto vincolante per le aziende, potrebbe venire estesa anche alle famiglie. A questo starebbe infatti pensando l’esecutivo del Premier Giorgia Meloni dopo la recente tragedia bis in Emilia-Romagna. Che però dipende dal maltempo almeno quanto dipende dall’ideologia.
L’Assicurazione Catastrofi
«Ci avvieremo, gradualmente, all’obbligo di sottoscrivere una polizza contro rischi naturali» per le abitazioni nel Belpaese. Lo ha affermato, come riporta l’Adnkronos, Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare. Aggiungendo che «si fa presto a parlare di nuova patrimoniale sulla casa», che in realtà è un’excusatio non petita, ovvero, notoriamente, un’accusatio manifesta.
L’Assicurazione Catastrofi, infatti, sarebbe precisamente una (ennesima) tassa su una proprietà che, incidentalmente, è anche una delle principali fonti di risparmio (e ricchezza) degli Italiani. Tant’è che il titolare del Mit Matteo Salvini, come rileva l’ANSA, ha voluto ricordare al collega che «non viviamo in uno Stato etico» che impone o vieta. Anche se l’omologo dello Sviluppo economico Adolfo Urso, scrive Il Sole 24 Ore, ha già confermato che il balzello si applicherà alle imprese dal 1° gennaio 2025.
La misura perfetta per disincentivare gli investimenti, come ha denunciato Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, citato da TGCom24. E, se dovesse debordare sugli immobili, per farne crollare il valore, peraltro già minacciato da follie come l’euro-Direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici. Che col provvedimento autoctono ha in comune l’ispirazione green, che li rende entrambi, costitutivamente, inutili per l’obiettivo che si propongono, e dannosi per i loro effetti.
Una patrimoniale inutile quanto dannosa
Nel caso specifico, la genialata governativa segue l’alluvione che ha nuovamente colpito l’Emilia-Romagna, la seconda dopo quella del maggio 2023. Che gli eco-catastrofisti de noantri stanno alternativamente attribuendo agli onnipresenti cambiamenti climatici o a presunti ritardi chigiani nell’erogazione di finanziamenti territoriali.
Ora, la tesi affermazionista è più ridicola del solito, perché stavolta non c’è solo di mezzo l’inconsistenza del teorema sulle cause umane del climate change. Ma anche la constatazione che, semmai, si debba parlare di meteo (basato su pochi giorni) e non certo di clima (misurato su decenni). Per quanto ormai sia di moda il «riscaldamento espiatorio», come da ironica definizione del giornalista Filippo Facci.
Quanto all’attacco politico, fa specie che arrivi da quel partito – il Pd – che amministra praticamente da sempre la Regione. Di cui oltretutto il segretario dem Elly Schlein, come ricorda Il Tempo, era assessore con delega, tra l’altro, al dissesto idrogeologico, ovvero esattamente ciò che bisogna contrastare. Pulendo letti dei fiumi e argini, nonché allestendo serbatoi di stoccaggio temporaneo delle acque (le cosiddette vasche di laminazione), anche a spese del totem della biodiversità.
Si dà però il caso che, secondo un report pubblicato dal Corsera, sia stato completato solo un terzo (all’incirca) delle opere di prevenzione avviate 16 mesi fa. L’inerzia, volendo, è l’unica vera responsabilità antropica della calamità, e contro di essa non c’è Assicurazione Catastrofi che tenga. Dopo il disastro naturale, insomma, ci mancava pure il disastro artificiale.