Atac fase 2, una settimana dopo: anarchia e confusione
A una settimana dalla ormai famigerata ripartenza della fase 2, possiamo stilare un primo bilancio e su quello che l’Atac ha messo in campo per affrontarla
Atac fase 2 a una settimana dalla ormai famigerata ripartenza del 4 maggio. Possiamo stilare un primo bilancio e soprattutto una riflessione su quello che l’azienda ha messo in campo per affrontarla. I timori di un assalto ai mezzi pubblici da lunedì 4 maggio sono stati un po’ delusi, ma non si può assolutamente dire che sia andato tutto liscio. Le soluzioni attuate hanno rispettato le previsioni pessimistiche della vigilia. E se il contingentamento in metropolitana ha funzionato con difficoltà soprattutto nelle ore di punta, per i mezzi di superficie la parola anarchia può rendere l’idea di quello che è accaduto. Che le forze in campo non fossero sufficienti ne eravamo già consapevoli, ma che a tutto questo si aggiungesse una confusione totale non si poteva prevedere.
Nella fase 2 di Atac il limite del 50% di presenza sui bus
Come era invece prevedibile, il rispetto delle regole imposte dalle ordinanze regionali e dal DPCM è divenuto il nodo cruciale a bordo dei mezzi di superficie. L’ordinanza regionale inspiegabilmente impone un limite del 50% di presenza sui bus e in barba a tutte le norme di distanziamento sociale autorizza a caricare come sardine i passeggeri, ma tutti rigorosamente muniti di mascherina, come da DPCM. Allo stesso tempo, imponendo di inibire la maggior parte dei posti a sedere all’interno dei bus, limita di molto i posti disponibili. L’assessore ai Trasporti capitolino, Pietro Calabrese, infuriato, critica le misure messe in atto da Atac.
Troppi pochi posti e disegnati male. Conoscendo i suoi trascorsi di pittore si potrebbe pensare ad una richiesta di ordine estetico. Invece l’assessore attribuisce così ad Atac l’eventuale fallimento del servizio pubblico. Per “disorientamento” dei passeggeri e “diffusa convinzione dell’inefficacia del servizio”.
Troppi passeggeri e multano gli autisti
Se trasferiamo questo caos in strada, avviene che alcune linee vadano in grande sofferenza. I motivi? Troppi passeggeri, nessun sussidio per le linee più affollate, nessuno che presidi i capolinea o le fermate principali. Nessuno per contingentare gli accessi sui bus, nessuno che possa far rispettare le regole. Il caos purtroppo sembra però regnare anche tra chi dovrebbe far rispettare leggi e norme. Avviene infatti che molti mezzi vengano fermati da pattuglie di Polizia e Municipale e quasi sempre venga intimato ai passeggeri di scendere. Il problema è il numero eccessivo dei passeggeri e spesso viene anche intimato al conducente di essere il responsabile del sovraccarico. Segno evidente che le forze dell’ordine, oltre alle pseudo-norme emanate tengano più al rispetto cieco delle regole che al buonsenso e alla civiltà.
Atac fase 2, cosa succederà dopo il 18 maggio?
Mentre si viaggia spediti verso il 18 maggio, che dovrebbe essere la fase di vera riapertura, restano purtroppo inascoltati i segnali lanciati anche dai sindacati dei lavoratori di Atac. Abbiamo scritto per primi della perdita di 135 bus nella fase più delicata. E restano inascoltate le richieste di aiuto per un ritorno a lavoro dalla cassa integrazione per centinaia di operai. Uomini fondamentali per mettere in strada più autobus. L’esortazione a mettere in sicurezza i conducenti, preservando il posto guida magari con un nylon e una sanificazione costante durante la giornata. La speranza che qualcuno faccia chiarezza resta sempre viva. Il nodo del trasporto pubblico è fondamentale in questo ritorno alla normalità. I mezzi pubblici sono i luoghi più affollati e potenzialmente pericolosi e andrebbero regolamentati con saggezza, ma soprattutto aiutati a far rispettare le regole.
P.C.
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