Atripalda, da un cantiere per un distributore di benzina affiora un anfiteatro romano
Dagli scavi spuntano pochi centimetri di struttura, ma per gli esperti, qualche metro più in fondo ci sarebbe, intatto, l’anfiteatro della città romana
Una sorpresa, ma non troppo. Trovare i resti di antiche mura romane a pochi metri in linea d’aria dall’antica Abellinum, era una possibilità. Ma quando l’escavatore ha toccato qualcosa di consistente, composto da materiale tufaceo, gli operai si sono fermati. Stoccare carburante dove duemila anni prima c’era un insediamento romano non è certamente possibile.
Spuntano pochi centimetri di struttura dagli scavi per i lavori nell’area di sedìme di un impianto per la distribuzione di carburanti lungo via Appia ad Atripalda, ma per gli esperti della Soprintendenza archeologica della Campania, secondo quanto apprende l’AGI, qualche metro più in fondo ci sarebbe, intatto forse, l’anfiteatro della città romana.
Poco più avanti, una recinzione divide la via Appia di oggi dalla cittadina dei Sanniti e dei romani, sorta nel IV secolo avanti Cristo, portata alla luce in un terreno privato e rimasta per molti anni ‘sospesa’ in un contenzioso giudiziario che si concluse con la restituzione ai privati di un parco archeologico che comprendeva una domus romana appartenuta a un facoltoso liberto, riscattatosi con una florida attività di commercio.
Il cantiere è stato bloccato
E tutto intorno i resti del calidarium di una struttura termale, il forum, una sezione dell’antico acquedotto del Serino e un pezzo della struttura ellittica di un anfiteatro. Il ritrovamento casuale fa ragionevolmente pensare che le mura ritrovate appartengano proprio all’anfiteatro di questa cittadina romana. Il cantiere per la creazione del distributore di carburanti è stato bloccato.
Nell’area ci sono i blindi di cemento armato che l’impresa avrebbe dovuto collocare proprio lì dove sono affiorate le mura antiche. La Soprintendenza ha già eseguito un primo sopralluogo. Gli archeologi hanno riscontrato danni dovuti a lavori di edilizia eseguiti in passato, negli anni ’70, probabilmente sempre per l’installazione dell’impianto di carburanti.
Lo scavo promette sorprese, ampliata l’area d’indagine
In quell’area di sedime sono emersi i setti murari, realizzati in opus reticulatum che si possono riscontrare in tutto lo scavo di Abellinum. Anche questi risalirebbero al I secolo avanti Cristo, come le evidenze archeologiche già emerse.
Le valutazioni passano ora agli archeologi, che avrebbero già un quadro sommario su quanto ritrovato. E’ stato anche già deciso dalla Soprintendenza di ampliare l’area di indagine, perché si ritiene che l’estensione delle mura sia ben altra, una porzione importante di un suburbio dell’antica Abellinum. Un quartiere periferico, in pratica, oltre le mura di cinta. Uno scavo che promette sorprese. (Agi)