Aumenta la spesa per gli italiani, la differenza dal 2021
L’aumento delle spesa degli italiani tra il 2021 e il 2022 colpisce notevolmente generi alimentari e non
L’Unione Nazionale Consumatori ha fatto un calcolo con i dati ISTAT della spesa media del 2021 a confronto con il 2022, per generi alimentari e non. L’analisi rileva la percentuale di spesa in più di settembre 2022 rispetto a settembre 2021.
Le differenze nei generi alimentari tra 2021 e 2022
Gli ultimi cinque posti della classifica stilata vede principalmente prodotti surgelati o preconfezionati: salse e condimenti, succhi, piatti pronti e pesce surgelato. All’ultimo posto si trovano i prodotti di pasticceria confezionati. L’aumento percentuale di questi prodotti si attesta intorno all’11%, rispetto al 2021.
Il tipo di genere alimentare che ha subito un rincaro maggiore, rispetto all’anno precedente, del 60% in più, sono gli oli alimentari diversi dall’olio di oliva. Quindi, l’olio di semi, l’olio di arachidi ecc.
A seguire ci sono burro (38%), riso (27%), margarina e altri grassi vegetali (26%), la pasta sia secca che fresca (25%), il latte a lunga conservazione (25%) e la farina (24%).
In mezzo alla classifica stilata ci sono i generi alimentari frutto della produzione di quelli sopra elencati: yogurt, prodotti di panetteria, preparati di pasta e prodotti a base di latte. Si trovano anche radici, bulbi, funchi, verdura a foglia e stelo, agrumi, uova e pollame.
L’aumento oscilla dal 16% (uova) al 13% (verdure).
Le differenze nei generi non alimentari
I prodotti in commercio che hanno subito un rincaro minore, rispetto a tutti i generi, alimentari e non, è il cibo per gli animali domestici e gli articoli di cartoleria. Quasi il 10% differenza rispetto a settembre 2021.
Subito prima ci sono pensioni e simili, imbarcazioni, motori fuoribordo ed equipaggiamento per imbarcazioni, apparecchi per il riscaldamento e condizionatori d’aria, e infine gli idrocarburi liquidi (butano, propano ecc). L’aumento di spesa per gli italiani, di questi prodotti, non supera il 12%.
Al primo posto, in assoluto, come ben sappiamo da mesi, c’è l’energia elettrica del mercato libero, con ben il 137% in più rispetto all’anno scorso. I voli europei sono al secondo posto, per il 128% in più, e al terzo i voli intercontinentali, 98%.
Alla quarta posizione il gas naturale e il gas di città (64%) e al quinto l’energia elettrica del mercato tutelato (58%). Al quinto e al sesto sono presenti comunque carburanti per i mezzi di trasporto privati (47%) e il gasolio per il riscaldamento (44%).
Nelle posizioni centrali di entrambe le classifiche, i prodotti sono strettamente correlati ai generi più cari
Come per i generi alimentari, i prodotti nelle posizioni centrali sono interdipendenti ai primi. Quello che troviamo sono le lezioni di guida e controlli tecnici dei veicoli, il gasolio per i mezzi pubblici, piccoli e grandi elettrodomestici, apparecchi tecnologici, voli nazionali, trasporto marittimo, e combustibili solidi. La spesa ha avuto un aumento che varia dal 25%, per gli apparecchi tecnologici professionali, al 15%, per i grandi elettrodomestici e i voli nazionali.
L’aumento della spesa degli italiani dipende da due fattori
Guardando le due classifiche, si capisce che l’aumento dei costi di spesa per gli italiani è influenzato da due problemi seri: la guerra in Ucraina e la scarsa reperibilità delle materie prime. Con esse vengono costruiti apparecchi tecnologici, come smartphone, elettrodomestici, computer, schede elettroniche ecc.
La guerra in Ucraina è un danno per l’economia mondiale per le materie prime, di tipo alimentare, esportate dalla nazione, che vengono lavorate per ottenere farina, pasta, pane, olio.
Da lì vengono esportate anche materie prime come il ferro e altri materiali usati per la costruzione di elementi importanti nei dispositivi elettronici.
A monte di questo problema c’è un’altra causa: il non corretto smaltimento dei vecchi elettrodomestici e dispositivi
Ogni parte dei dispositivi digitali e tecnologici si può riciclare, ma se le Nazioni più avanzate non lavoreranno sul recupero e il riciclo di queste parti, le multinazionali saranno costrette a scavare nella terra per recuperare i beni primari necessari per la fabbricazione. Fino a quando non ne troveranno più.
Le risorse del nostro pianeta non sono infinite, per questo molti attivisti spingono tanto sul riciclo delle cose.