Aumento delle capienze, ecco perché il parere del Cts non ha alcun senso
Gli esperti raccomandano aperture ancora parziali per teatri, cinema e stadi, niente per le discoteche. Ma col Green pass obbligatorio quale sarebbe la “ratio” delle restrizioni?!
Il Comitato tecnico scientifico ha dato parere favorevole all’aumento delle capienze per le strutture di settori quali sport e cultura. Si tratta di indicazioni di massima, che il Governo eventualmente deciderà se e come recepire. Ma che, per come sono state formulate, non hanno semplicemente alcun senso.
Via libera del Cts all’aumento delle capienze
Il Cts ritiene possibile «procedere con graduali riaperture degli accessi di persone munite di Green pass per cinema, teatri, sale da concerto» ed «eventi sportivi». In particolare, suggerisce che i luoghi dello spettacolo possano essere riempiti «al 100% all’aperto e all’80% al chiuso in zona bianca». Mentre dovrebbe essere consentito l’accesso al 75% per gli impianti sportivi all’aperto (gli stadi) e al 50% per quelli al chiuso (i palazzetti). Accessi sempre condizionati – ça va sans dire – al rispetto del distanziamento e all’uso dei dispositivi di protezione individuale.
Completano il quadro i musei, per cui si raccomanda la fine dei divieti, mentre non vi sono novità sul fronte – caldissimo – delle discoteche. «Ritengo che la misura sia davvero colma» ha tuonato per esempio Gianni Indino, presidente del SILB-FIPE dell’Emilia-Romagna (il sindacato dei locali da ballo di Confcommercio). Paventando «forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà».
Anche la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) considera comunque il parziale aumento delle capienze insufficiente e non motivato. Evidenziando il paradosso per cui «in Italia abbiamo il numero di vaccinati più alto d’Europa e le misure più restrittive».
Un paradosso tutto italiano
Ed è proprio quest’incongruenza che ha innescato, inevitabilmente, anche la polemica politica. Con Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, che ha sottolineato che «col Green pass obbligatorio non hanno senso i limiti di capienza».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario del Carroccio Matteo Salvini. «Ma che ragionamento scientifico è il 75%? Perché non il 78,8 allora?» si è chiesto provocatoriamente il Capitano, ricordando che «all’estero sono aperti a piena capienza».
E non solo: in Francia, per dire, le regole sul certificato verde sono perfino più stringenti che da noi. Però il Presidente Emmanuel Macron ha anche eliminato il vincolo della mascherina per tutti gli ambienti in cui occorre esibire il passe sanitaire. E a ragion veduta.
Se, infatti, l’ingresso in un qualsivoglia esercizio è subordinato alla presentazione del passaporto sanitario, si avrà un rischio di contagio prossimo allo zero. E questo proprio perché pubblico e avventori devono dimostrare di essere immunizzati, guariti dal Covid-19 o negativi a un tampone effettuato nelle ultime 48 ore. Non si capisce allora quale sarebbe la ratio delle limitazioni, salvo che non siano gli stessi esperti a nutrire dubbi sull’efficacia dell’antidoto.
D’altronde un bel tacer non fu mai scritto, recita un noto proverbio. E allora diventa lecito affermare, insieme al più grande paroliere italiano (nonché numero uno della SIAE) Giulio Rapetti in arte Mogol, che «non vogliamo morire “sani”».