Auto green, l’euro-voto riflette la confusione in ambiente di Governo
Bruxelles approva lo stop alle vetture a motore termico, con l’Italia che si astiene: il che è perfettamente in linea con l’insipiente impostazione affermazionista dell’esecutivo Meloni
Il Consiglio Energia dell’Unione Europea ha dato via libera al regolamento sulle cosiddette “auto green”. Un provvedimento fortemente contrastato (e a ragione) dal Belpaese, che però al momento del suffragio ha rinunciato a esprimersi. Il che, a ben vedere, è perfettamente in linea con l’insipiente impostazione affermazionista dell’esecutivo del Premier Giorgia Meloni.
“Confusione in ambiente di Governo”
Il leader di Fratelli d’Italia ha affermato, come riferisce TGCom24, che «i cittadini non ci hanno scelto per mantenere lo status quo». Il che probabilmente è vero ma anche paradossale, considerando che il centrodestra non ha impresso nessuna svolta su temi anche molto importanti.
Uno, per esempio, è l’atavico (e acritico) assoggettamento alla NATO e agli Usa, che sta toccando il fondo con la guerra in Ucraina. Un altro è la genuflessione ai fondamentalisti del climate change e ai loro teoremi anti-umani che, come abbiamo variamente argomentato, sono privi di qualsivoglia base scientifica. Ma che, avendo ormai contaminato in modo apparentemente irreversibile le istituzioni internazionali, sono in grado di causare dei danni pressoché irreparabili.
Peraltro, come ci spiegava il professor Franco Battaglia, le strategie promosse dagli utili idioti dell’emergenza climatica sono anche inutili per gli scopi che si prefiggono. D’altronde, come recita un aforisma attribuito a Mark Twain, “una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”.
L’euro-astensione italiana sulle auto green
E così a Bruxelles, dopo le case, è arrivato il turno delle auto green – e visto l’argomento era difficile aspettarsi qualcosa di diverso da un disco verde. Lo hanno dato, come riporta il Corsera, i Ministri dell’Energia del Vecchio Continente, approvando lo stop alle (nuove) vetture a benzina e diesel a partire dal 2035.
La misura, aggiunge l’ANSA, è passata con l’astensione (non tanto) benevola dell’Italia, oltre che di Romania e Bulgaria, e il voto contrario della sola Polonia. Il che può lasciare perplessi, vista la tradizionale opposizione governativa ai progetti legati al famigerato European Green Deal. Che secondo l’attuale inquilina di Palazzo Chigi, scrive Il Sole 24 Ore, sono destinati a «devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati».
La realtà è che Roma, come spiegavamo, ha ben poco da lamentarsi. E anzi, analizzando bene l’euro-votazione sulla stretta ai veicoli a motore termico, si vedrà che tutto torna in maniera perfettamente coerente. Le folli politiche Ue, infatti, non sono altro che il rovescio della medaglia dell’eco-catastrofismo veicolato dal mainstream, e accettato dogmaticamente anche dall’alleanza FdI-Lega-Forza Italia. Che, se non si decide a rigettare finalmente il secondo, non sarà mai esente da una sorta di “responsabilità oggettiva” per le prime.
Per il resto, a voler essere clementi la maggioranza dà al massimo l’impressione di voler tenere i piedi in due staffe. Per quanto, tenendo presente la nota lezione andreottiana, si dovrebbe forse privilegiare l’idea che l’ignavia comunitaria rifletta piuttosto una certa “confusione in ambiente di Governo”.