Badanti e colf: “Gentili famiglie, l’IRPEF dovuta versatela voi…”
Il governo ha lanciato la caccia agli evasori e spunta, ufficiosamente, un’idea balzana. Trasformare in sostituto d’imposta chi utilizza dei lavoratori domestici
Sarà anche un’ipotesi, ma è un’ipotesi sballata. E allora il governo dovrebbe affrettarsi a smentirla, se davvero si tratta di niente di più di un’eventualità che è stata formulata in via puramente teorica ma alla quale non si intende dare seguito.
L’ipotesi è questa: trasformare in “sostituti d’imposta” le famiglie che utilizzano colf, badanti e affini. Vale a dire, obbligarle a comportarsi come delle aziende. Che al momento di pagare i loro dipendenti devono trattenere l’Irpef sugli stipendi e provvedere a versarla allo Stato. Un adempimento spiccatamente tecnico che, com’è ovvio, non tutti sono in grado di gestire da soli in modo corretto.
E cosa dovrebbero fare, allora, i privati cittadini che fossero gravati di questo ulteriore onere? Mettere mano al portafoglio per avvalersi di consulenti specializzati, o tentare di cavarsela da soli esponendosi, in caso di errori, alle relative sanzioni?
A denunciare l’eventualità è Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. Che sul proprio sito denuncia, giustamente, non solo le conseguenze pratiche connesse all’adempimento in quanto tale, ma anche la logica sottintesa: “Sarebbe intollerabile fare "cassa" a spese delle famiglie che già oggi, in mancanza di adeguate leve fiscali e di un welfare efficiente, sono costrette a farsi carico di tutto il peso dell’assistenza, anche e soprattutto economico”.
Lasciamole in pace, le famiglie
Il punto è proprio questo. Soprattutto nel caso delle badanti, ma non solo, la regola generale è che non si tratta affatto di spese voluttuarie. Bensì di prestazioni che vengono pagate per fronteggiare le esigenze di un familiare che ne ha assoluto bisogno. Anziani, malati cronici o comunque impossibilitati, per un tempo più o meno lungo, a essere autosufficienti.
Sia pure in misura minore, e con le dovute eccezioni, lo stesso ragionamento vale anche per quanto riguarda colf e baby sitter: in una società che spesso costringe entrambi i genitori a lavorare, e in cui sono numerose le famiglie monoparentali (nel censimento 2011 erano 2.651.827 su un totale di 16.648.813), farsi aiutare nelle faccende domestiche o nella cura dei figli non è certo un capriccio.
Nella recentissima manovra, alias NaDEF (nota di aggiornamento al DEF – Documento di Economia e Finanza), il governo ha fatto della lotta all’evasione un caposaldo e ne ha quantificato il maggior gettito potenziale in ben sette miliardi. Con l’occasione, per non dire con il pretesto, ha caldeggiato un massiccio passaggio dai pagamenti in contanti a quelli con la cosiddetta moneta elettronica. E già su questo c’è molto di cui discutere.
Ma l’idea che siano le famiglie a garantire il puntuale versamento dell’Irpef a carico di badanti e simili, che peraltro non sono esattamente dei grandi evasori, è da rigettare prima di subito. Il massimo che si può pretendere, e per i rapporti non occasionali già lo si fa, è di instaurare un regolare rapporto di lavoro e comunicarlo all’INPS, provvedendo al versamento dei contributi sulla base dei bollettini predisposti dagli uffici competenti.
Francamente, sembra più che abbastanza.