Barbara, presa a martellate e bruciata: “Io deturpata, il mio aggressore libero”
Nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne abbiamo raccolto la testimonianza di Barbara Bartolotti: una storia cruda e atroce, ma illuminata anche di tenacia e speranza
Nella Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne abbiamo raccolto la testimonianza di Barbara Bartolotti. Ci ha raccontato la sua storia cruda e atroce, ma illuminata anche da un’incredibile tenacia, immensa forza e speranza. La sua storia non riguarda soltanto le donne ma la società intera perché Barbara non ha dovuto lottare soltanto per sopravvivere al suo aguzzino, ma anche all‘ingiustizia della legge.
“Il 20 Dicembre 2003 alle 16:00 cambia la mia vita, vengo contattata da un mio collega, un geometra che lavorava con me, io ero segretaria contabile. Mi ha detto ti devo parlare e io non avuto alcuna difficoltà nel farlo perché non mi aveva mai fatto avances né aveva mai avuto comportamenti inopportuni nei miei confronti. Quando sono scesa dalla macchina per telefonare a mio marito mi sono sentita colpire senza riuscire a capire cosa e da dove fosse venuto questo colpo. Toccandomi la testa ho sentito il sangue, lui ha continuato ripetutamente per 4 volte finché non mi ha aperto la testa in due. Poi ho scoperto che mi aveva presa a martellate.
La storia di Barbara: le martellate e le fiamme, ho finto di essere morta
Io mi sono accasciata a terra e lui ha iniziato a inveire su di me con calci e pugni dicendo ‘se non ti posso avere meglio ucciderti’, e in quel momento mi sono sentita così sola. Ma anche sollevata, c’era un raggio di luce bianca, e ho pensato che forse non sarei più tornata a casa. Gridavo il nome dei miei due figli. Lui si è aperto il giubbotto, ha preso un coltello e mi ha colpito il ventre, dove custodivo mio figlio. Poi mi ha cosparso di benzina dandomi alle fiamme. Ho pensato che fare finta di morire mi avrebbe dato una speranza di vita. Così mi sono finta morta, lascio che le fiamme prendano il sopravvento sul mio corpo. A quel punto lui si stava allontanando e io ho spento il fuoco con le mie stesse mani.
Gli angeli che mi hanno salvata
Mi alzo e decido di scavalcare due metri e mezzo di filo spinato, lì lascio pelle, sangue e la mia vita. Corro contromarcia in autostrada. Si fermano due ragazzi che non passano mai per quella strada in quell’orario. I miei angeli. “Chi sei?” “Mi chiamo Barbara” rispondo. “Ma come ti aiutiamo?” La mia pelle era come una candela cremosa, usciva sangue da tutte le parti. E così ho riattraversato quel filo spinato. Di nuovo ho visto i brandelli della mia pelle lasciati lì. Mi hanno portata al primo pronto soccorso e ho detto ai carabinieri chi mi aveva ridotta così.
Mi hanno intubata in terapia intensiva, e ho vissuto il mio aldilà che di solito le persone chiamano coma. Ho visto tanti bimbi che giocavano, corde bianche, fiori meravigliosi, ma evidentemente non era il momento per me di lasciare la terra. Mi sono risvegliata ed è iniziato un altro calvario, quello nel centro anti ustioni, ma io volevo vivere. Ho perso mio figlio, ho perso 18 kg, il mio corpo è deturpato, ho fatto più di 27 interventi chirurgici.
Mi ha bruciata viva e gli hanno dato i domiciliari
Ho iniziato a lottare con uno stato intero, quello italiano. Il mio aggressore è stato preso la stessa sera ed è stato scarcerato perché i documenti non sono arrivati alla tavola del giudice.
Lui è stato condannato a 21 anni, ma tra sconti di pena, incensurato, confessione, la sua pena è arrivata a 4 anni di arresti domiciliari. Grazie all’indulto lui è diventato un uomo libero ed è stato assunto in banca. Io sono deturpata e mio figlio è morto, lui si è sposato, ha dei figli ed è libero. Io da molti anni combatto con l’associazione No Violence che ho fondato, sono portavoce di tante vittime. Ma l’associazione non ha una sede, perché la mia città, Palermo, non è affatto solidale. Le nostre consulenti sono tutte gratuite e ci appoggiamo da amici e avvocati. Ho avuto nel 2007 un’altra figlia che ha segnato la mia rinascita. Ma combatto ancora ogni giorno e sempre, l’ingiustizia.