Benzina, così il Governo scherza (letteralmente) col fuoco
Lo sconto di 30 cent/l per un mese è largamente insufficiente. E Confindustria ci dà ragione: “Serve un taglio strutturale delle accise, basta pagare per l’alluvione di Firenze”
È scattata la riduzione del prezzo alla pompa di benzina e gasolio decisa dall’esecutivo del Premier Mario Draghi. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei relativi Decreti, infatti, sono subito entrate in vigore le disposizioni governative contro il caro carburanti. Che però, secondo varie analisi, rischiano di risultare utili come un cerotto su un’emorragia.
Le misure contro il caro benzina
Sono stati dunque ratificati il Decreto Ministeriale e il Decreto Legge recanti “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”. Misure che includono una mini-sforbiciata alle famigerate tasse di scopo, valida 30 giorni e destinata a far calare di conseguenza il costo del propellente. Più precisamente, come rileva TGCom24, il ribasso ammonterà a 30,5 cent/l per benzina e diesel, e 10,37 cent/l per il Gpl.
Il provvedimento, scrive il Corsera, vale in totale 4,4 miliardi. E, come ha spiegato il Ministro dell’Economia Daniele Franco, verrà sovvenzionato mediante un’imposta del 10% sugli extraprofitti delle società energetiche.
È stata invece accantonata l’idea, lanciata dal titolare della Transizione ecologica Roberto Cingolani, di un auto-finanziamento attraverso il meccanismo delle accise mobili. Il beneficio, infatti, sarebbe stato di soli 10-15 centesimi al litro.
Le critiche al provvedimento
L’intervento del Governo ha comunque attirato numerose critiche. Tra cui quelle dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre che, come riferisce l’ANSA, auspicava un taglio delle tasse di scopo di almeno il 50%. Anche perché, ricorda l’associazione veneta, «tra i “beneficiari” di questa straordinaria situazione c’è anche l’erario», che da gennaio 2021 ha incassato «un extragettito di oltre 1,5 miliardi».
Severo anche, come riporta Il Sole 24 Ore, il giudizio di Confindustria, che ha espresso «perplessità» e «delusione». Nel mirino c’è anzitutto il calcolo dei succitati extraprofitti, basato, come illustra Il Messaggero, sull’aumento del saldo tra operazioni attive e passive ai fini dell’Iva. Ovvero, nell’interpretazione dell’organizzazione presieduta da Carlo Bonomi, non su veri e propri utili, bensì su «indici presuntivi».
Viale dell’Astronomia ha inoltre lamentato l’assenza di «misure strutturali» che, come RomaIT sostiene da tempo, avrebbero dovuto riguardare soprattutto le tasse di scopo. «Non si possono continuare a pagare accise sulla crisi di Suez del 1956 o sulla ricostruzione dell’alluvione di Firenze del 1966, per limitarsi ad alcuni esempi».
Sembra dunque che SuperMario stia davvero scherzando col fuoco (in senso letterale). Anche perché l’effetto delle deliberazioni chigiane «sul prezzo finale al consumo è ben inferiore agli aumenti in corso». Tanto che, come argomenta Libero, sono già «bruciati gli sconti di Draghi».
Una condizione che i social hanno già fotografato con folgorante ironia. Sottolineando che, se una volta si aveva paura del vuoto, adesso si ha paura del pieno. Sipario.