Benzina, il Governo parla di “truffa”? Cominci a eliminare le accise
Il Ministro Cingolani attacca la speculazione dei mercati: “L’aumento dei prezzi è immotivato”. Ma senza le tasse di scopo, produrre il carburante costerebbe la metà
La fiammata del costo della benzina ha fatto esplodere il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Che ha accusato i mercati di aver dato il via a un’operazione speculativa responsabile dell’attuale, immotivata crescita dei prezzi dei carburanti. Dimenticandosi però che neppure i vari Governi (incluso quello di cui fa parte) sono del tutto esenti da colpe.
Cingolani e il caro benzina
«Siamo in presenza di una colossale truffa» fatta «a spese delle imprese e dei cittadini». Questo il durissimo j’accuse lanciato, attraverso i microfoni di Sky TG24, dal titolare del MiTE Roberto Cingolani. Secondo cui «stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi» che non sia l’assurda «spirale speculativa» in essere.
Molto probabilmente il fisico ha ragione, tant’è che la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sull’impennata dei costi di benzina, gas ed energia. Così come ha senz’altro ragione quando afferma che, nell’immediato, la soluzione più ragionevole è sfruttare al massimo i giacimenti di metano autoctoni. Mentre a lungo termine occorre investire «ora in ricerca e sviluppo in modo almeno da preparare il futuro».
Dimostra invece un’irragionevole brevimiranza quando sostiene che «adesso non avrebbe senso costruire centrali nucleari», che invece sarebbero la chiave per l’indipendenza energetica. Ma, soprattutto, sbaglia quando manda la palla esclusivamente nel campo di Bruxelles, come se l’esecutivo del Premier Mario Draghi fosse del tutto impotente.
Il Governo elimini subito le accise
Per esempio, come ha scoperto Il Sole 24 Ore, del metano che parte per il Belpaese il 4% viene disperso prima di giungere a destinazione. Si tratta di 3-3,5 miliardi di metri cubi di gas svaporati attraverso giunture e valvole difettose, una quantità che corrisponde all’intera produzione nazionale.
Soprattutto, però, Palazzo Chigi potrebbe, anzi dovrebbe eliminare all’istante le imposte sui propellenti, cominciando dalle odiatissime accise. Tasse di scopo che magari servono davvero «a far funzionare lo Stato», come ha dichiarato Cingolani, ma dacché dovevano essere una tantum sono invece diventate eterne. Ancora oggi, infatti, paghiamo per i terremoti di Belice (1968), Friuli (1976) e Irpinia (1980), per l’alluvione di Firenze (1966) e perfino per la Guerra d’Etiopia (1935-36).
Lo stesso Dicastero della Transizione ecologica, poi, ha rilevato un dato estremamente interessante, riportato ancora dal principale quotidiano economico nostrano. Lunedì 7 marzo la benzina costava in media 1,95 euro al litro, di cui 1,08 euro di penalizzazione fiscale e 87 centesimi di prezzo industriale. Il gasolio 1,82 euro al litro, di cui circa 94 centesimi di disincentivo fiscale e 88 centesimi di prezzo industriale. Significa che i balzelli pesano per il 55% sul costo finale della benzina, con accisa pari a 72,8 centesimi (più 35,2 centesimi di IVA). E per il 51% su quello del diesel, con accisa pari a 61,7 centesimi (con 32,9 centesimi di IVA).
Vuol dire anche, en passant, che senza gabelle il gasolio costerebbe più della verde. Che si conferma una volta di più, almeno in questo particolare periodo storico, un colore decisamente infausto in tutti i sensi.