Benzina, le accise vanno eliminate perché sono immorali
Il Premier Meloni rinvia il nuovo taglio dell’aggravio perché “bisogna fare i conti con la realtà”: ma una tassa di scopo dovrebbe decadere appena lo scopo si esaurisce
Il caro benzina continua ad agitare i sonni degli Italiani e – di conseguenza – anche quelli del Governo Meloni. Che non a caso ha fatto registrare un duro scontro interno, in particolare sul taglio (alla fine saltato) delle accise. Che invece sarebbe dignum et iustum eliminare una volta per tutte.
Il Governo Meloni e il caro benzina
Che sull’impennata del costo dei carburanti la montagna chigiana abbia partorito il proverbiale topolino lo sa perfettamente anche il Premier Giorgia Meloni. La quale, altrimenti, difficilmente avrebbe rilasciato quella sorta di excusatio non petita rappresentata dal video volto a illustrare, come riferisce l’ANSA, proprio il Decreto varato in CdM.
La norma governativa introduce l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale alla pompa (con possibilità di sanzioni da parte del Prefetto) e un price cap autostradale. Un po’ poco, considerando i picchi riportati dal Corsera proprio in autostrada. Dove il diesel è arrivato a 2,50 euro al litro, mentre la benzina ha sfondato il tetto dei 2 euro al litro.
Intanto il provvedimento ha già fatto infuriare i concessionari, i cui rappresentanti sindacali, scrive La Repubblica, hanno indetto uno sciopero il 25 e 26 gennaio. Questo perché il Dl parte dal presupposto che i rincari siano frutto di speculazioni, il che però, paradossalmente, suona a sua volta come una speculazione. Perlomeno nell’ottica di Forza Italia, che per bocca del capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo attribuisce la responsabilità dei rialzi alla mancata proroga della sforbiciata delle accise. Per quanto probabilmente, come spesso accade, la virtù stia nel mezzo, nel senso di un concorso di colpa tra i due fenomeni.
La querelle sulle accise
La parziale sterilizzazione del balzello è un’eredità dell’esecutivo Draghi che il leader di FdI, come rileva TGCom24, ha deciso di non rinnovare. Giudicando la misura (da 12 miliardi l’anno) troppo onerosa, ma dicendosi comunque «fortemente speranzosa» di riuscire prima o poi «a fare un taglio strutturale» del tributo.
Auspicio più che condiviso, non foss’altro perché l’aggravio, semplicemente, non ha nessuna ragione morale di esistere. Le tasse di scopo, infatti, dovrebbero decadere automaticamente non appena il suddetto scopo si esaurisce, mentre in Italia, a quanto pare, diventano eterne. Tant’è che ancora paghiamo per i terremoti di Belice (1968), Friuli (1976) e Irpinia (1980), per l’alluvione di Firenze (1966) e perfino per la Guerra d’Etiopia (1935-36).
Sarà che queste imposte sono (è il caso di dirlo) il “propellente dell’erario”. Almeno finché qualcuno, come direbbero a Napoli, non le avrà… accise.