Bergoglio antipapa: la chiusura del piano anti usurpazione di Benedetto XVI
Nel 2013, Benedetto XVI non ha mai abdicato, non ha mai rinunciato al munus petrino, ma si è fatto collocare dai cardinali in “sede totalmente impedita”
L’inchiesta sulle dimissioni di papa Benedetto, iniziata più di tre anni fa su varie testate, tra cui RomaIT, e ricca di oltre 700 articoli e 250 podcast, ha ricevuto questa estate, in Campidoglio, il Premio Internazionale Cartagine 2023. Il volume bestseller “Codice Ratzinger”, giunto alle 18.000 copie vendute, tradotto in 5 lingue, è stato presentato per 60 volte su iniziativa dei lettori in altrettante città italiane. In questo ultimo documentario, “Redde rationem”, che segue i già pubblicati “Dies Irae” e ”Intelligenti pauca”, si illustra la conclusione del piano antiusurpazione preparato, almeno fin dal 1983, da Giovanni Paolo II e dal cardinale Ratzinger, il quale ebbe mano libera dal papa polacco per modificare ad hoc il Codice di Diritto Canonico.
Seguendo tale congegno canonico, nel 2013, Benedetto XVI non ha mai abdicato, non ha mai rinunciato al munus petrino, ma si è fatto collocare dai cardinali in “sede totalmente impedita”. Scopriamo, infatti, che la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis scritta da Ratzinger-Wojtyla nel 1996, prevede infatti che se la sede apostolica non è rimasta vacante a norma del canone 332.2, cioè quello che richiede l’esplicita rinuncia al munus, l’elezione che ne segue è nulla e invalida, e l’eletto non ha alcun diritto.
Così, oggi ai veri cardinali di nomina pre-2013, basta semplicemente dichiarare che “Vere papa mortuus est”, la formula con cui si apre il conclave.