Bergoglio e la bistecca: l’antichiesa mangiona di antipapa Francesco. Ma l’ecologia?
La bistecca alla fiorentina da 3 kg, Bergoglio l’ha accettata con l’acquolina in bocca, anche tastandola per saggiarne la succulenta tenerezza
Scrisse così “papa Francesco” addì 29 luglio 2022 nella lettera alla Conferenza per i giovani dell’Unione europea: “È urgente ridurre il consumo non solo di carburanti fossili ma anche di tante cose superflue; e così pure, in certe aree del mondo, è opportuno consumare meno carne: anche questo può contribuire a salvare l’ambiente”.
Buona la fiorentina di Bergoglio
Poi però la bistecca alla fiorentina da 3 kg, Bergoglio l’ha accettata con l’acquolina in bocca, anche tastandola a mani nude per saggiarne la succulenta tenerezza, come si vede da varie foto sul web.
Il siparietto incommentabile – uno dei tanti – si è verificato ieri, 13 ottobre, quando Francesco ha ricevuto in regalo durante l’”udienza” un’enorme bistecca di Chianina da parte di Maria Pavese, titolare di una macelleria specializzata in provincia di Arezzo.
Stupiti dall’incoerenza? Tutto normale: è l’antichiesa dell’A-Logos, dell’antilogica, nella quale, a furia di cavalcare il sentimento delle masse si cade in atroci contraddizioni.
Infatti, come una specie di geyser, sarà salita alla memoria di molti il verso di Trilussa da “Er gatto socialista” che potremmo parafrase: “Fo l’ecologista quanno sto a diggiuno, ma quanno magno sò conservatore!”.
“Il papa, uno come noi”
Naturalmente, i media sono andati in brodo di giuggiole: “Vedete, il papa, uno come noi”, “Un’emozione indicibile, ha detto la signora Maria” (se solo sapesse che ha regalato tre kg di carne a un antipapa) e così via, con quella solita melensa – e colpevole – dabbenaggine già manifestata quando Bergoglio prese in giro 1 miliardo e 285 milioni di credenti facendo credere che la foto di lui in visita al negozio di dischi fosse stata scattata casualmente da un giornalista di passaggio: era stato il suo fotografo personale, che lo segue dappertutto, Javier Martinez Brocal.
Il Corriere della Sera, che ormai, come il suo editorialista Massimo Franco indulge a proiezioni personali continue, commenta untuosamente: “È quasi da escludere che un Pontefice come Bergoglio, la cui regola è la semplicità, se la sia mangiata. Sarebbe bello pensare che sia finita sulla tavola di chi ne ha bisogno”.
Peccato che Bergoglio, per sua stessa ammissione, da piccolo, volesse fare il macellaio e ami moltissimo la “ciccia” bovina, soprattutto cruda, o al sangue, tanto che una suora riferì cosa rispose l’allora card. Bergoglio quando gli venne chiesto quale carne preferisse e lui le rispose sorridendo: “Quella che muggisce!”.
Non è un caso che Bergoglio insista con il film “Il Pranzo di Babette” addirittura citandolo nelle sue pseudo-encicliche, secondo la solita retorica del “godetevi la vita, contro le rigidità e i bacchettonismi puritani” etc. Questa moraletta che fa pace con tutti i vizi, è buona per gli spettatori di Fabio Fazio, ma non ha NULLA a che vedere con la spiritualità cristiana. Non è un caso che nella sua trasmissione sui suoi finti 7 vizi capitali, Bergoglio avesse tolto la Gola.
Basti pensare, per contrasto, alla sobrietà del vero papa, il Papa Benedetto XVI in sede impedita, che, come tutti sanno, mangia come un uccellino, o forse, sarebbe meglio dire, come un santo asceta, degno Vice di Gesù.
E’ quindi del tutto prevedibile che quella bisteccona se la sia mangiata proprio Bergoglio, alla salute di tutti quegli illusi che lo credono ancora papa (sempre che, con qualche gesto ben esibito, prima non la regali a qualche poverello, a favore di telecamera).
L’antichiesa mangiona
E’ l’antichiesa mangiona di Bergoglio, quella che ha sostituito al banchetto eucaristico l’agàpe massonico. La stessa che propone l’”ostia senza glutine”, quella che smercia il gelato industriale nella basilica di Santa Maria Maggiore “creato appositamente dai maestri gelatieri di Antica Gelateria del Corso, su commissione della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, un gusto a ricordo del miracolo della nevicata romana del 5 agosto 358 d.C. Fede, arte, storia e tradizione si fondono in un fresco gusto di limone con topping all’arancia, zenzero e nevicata di meringa”. (Ci fa notare un lettore il dettaglio raccapricciante secondo cui con “topping” si intende anche una pratica sessuale gay).
Del resto l’antipapa dice ”il cibo è un piacere divino, come il sesso”, dimenticandosi di ricordare che, per i cattolici, questo va esercitato secondo natura e, ovviamente, all’interno del vincolo coniugale (piaccia o no, le regole sono quelle).
E’ la solita falsa chiesa che organizza le mangiate in cattedrale: ricordiamo il card. Sepe di Napoli che, fasciato in una vasta parannanza, serviva pizza e teglie di pasta al forno agli immigrati. Commentava giustamente don Minutella: dare da mangiare agli affamati è un’Opera di misericordia, ma c’è bisogno di farlo per forza in un luogo sacro, insozzando di briciole e sugna i pavimenti antichi e venerabili?
Un mondo interessato solo al mangiare e bere bene
Certo, altrimenti come potrebbe la falsa chiesa bergogliana irridere e svilire tutto ciò che è sacro e cattolico? Del resto, in un mondo che non si occupa di altro che di mangiare e bere bene, con programmi di cucina a tutte l’ore e la divinizzazione del cibo con i cuochi assurti a maestri di pensiero, la chiesa del Principe del Mondo non poteva non mettersi a tavola annodandosi il tovagliolo.
Mentre papa Benedetto intensifica drammaticamente dalla sua clausura i messaggi logici che, spiegati, sono alla portata di chiunque abbia ricevuto l’istruzione dell’obbligo, tutti gli altri operatori dell’informazione fingono di non sapere e non sentire. Solo qualche giornalista coraggioso riprende l’inchiesta “Codice Ratzinger”, bestseller di Byoblu, come Maurizio Blondet e Benedetta De Vito.
Per tutti gli altri, il banchetto prosegue, la Coena Cypriani, il carnevale dei folli, mentre i fedeli, come tanti miti bovi chianini da bistecca, continuano ad andare a messa in comunione con l’antipapa, sordi al messaggio in esplicito Codice Ratzinger di Mons. Gaenswein: “tutti i veri cattolici pregano in comunione con papa Benedetto”.
E così, per chi ama l’opera, risuona all’orecchio, come un tuono, l’esilarante concertato del “Gianni Schicchi” di Puccini (qui al minuto 10.50) : “Aprite le dispense dei conventi! Allegri, frati, ed arrotate i denti! Eccovi le primizie di mercato! Fate schioccar la lingua col palato! A voi, poveri frati! Tordi grassi! Quaglie pinate! Lodole! Ortolani! Beccafichi! Quaglie pinate! Oche ingrassate! Ortolani! E galletti! Galletti? Galettini!! Galletti di canto tenerini! E colle facce rosse e ben pasciute, Lodole e gallettini! Ridetevi di noi: ha, ha, ha, ha! Schizzando dalle gote la salute!