Berlusconi: “Stati Uniti Ue vs. sfida Cina”. Che ha in pugno il Montenegro
L’ex Premier rilancia il sogno di un’Europa unita in grado di opporsi a Pechino. Che intanto, però, a causa di un vecchio debito, può annettere parte del Paese balcanico
Nel suo ultimo (e ormai abituale) sermone domenicale, il leader azzurro Silvio Berlusconi ha affrontato il tema dell’Europa unita. Un po’ una fantasia, un po’ un traguardo la cui urgenza, secondo il Cav, si è palesata con i recenti avvenimenti dell’attualità internazionale. Non a caso, questa visione include anche un comune esercito comunitario in grado di tener testa a Pechino. Ma potrebbe essere già troppo tardi.
Il sogno di Berlusconi e la realtà geopolitica
«Noi conserviamo il sogno degli Stati Uniti d’Europa e vogliamo anzi farne un obiettivo concreto» ha assicurato il leader di Forza Italia dal pulpito arcorese. Aggiungendo che il Vecchio Continente deve «tornare a svolgere un ruolo attivo nel mondo, attraverso un’unica politica estera, supportata da uno strumento militare comune». Conditiones sine qua non «per fronteggiare e resistere alla sfida globale della Cina».
Princìpi e aspirazioni nobili e condivisibili: il problema è che sono – e rimarranno – soltanto parole, laddove il Paese del Dragone fa fin troppi fatti. E non li fa solo a migliaia di chilometri di distanza, ma anche a pochi passi da noi. Per informazioni, chiedere al Montenegro, che da Pechino è stato praticamente ipotecato (in senso letterale).
Le mani della Cina sul Montenegro
Nel 2014, il vecchio Governo socialista di Podgorica cercava sovvenzioni per un’autostrada che collegasse il porto adriatico di Bar alla città di Boljare, presso il confine serbo. E ha così ottenuto dalla Exim Bank of China un prestito da 944 milioni di dollari che ora inizia a venire al pettine.
A luglio infatti il Paese balcanico doveva ripagare la prima rata, anche se ci vorranno ancora anni prima che l’infrastruttura venga completata. Dopo che la Ue ne aveva respinto il grido d’aiuto, a rifinanziare il debito è intervenuta una misteriosa istituzione finanziaria di un misterioso Stato comunitario.
Una boccata d’ossigeno per il nuovo esecutivo di centro-destra di Podgorica, ma anche per Bruxelles. Perché si dà il caso che il contratto preveda, in caso di insolvenza, la cessione di parte del territorio slavo al gigante asiatico. Che d’altronde non è nuovo a questi stratagemmi geopolitici, che per esempio gli hanno assicurato il controllo de facto della più ricca Nazione africana – la Nigeria.
Va da sé che un’enclave di Xi Jinping nel cuore dell’Europa non farebbe esattamente dormire sonni tranquilli. E, con la Cina molto più vicina di quanto solitamente ci si immagini, anche il sogno di Berlusconi potrebbe facilmente degenerare in un incubo. “Ha da passà ‘a nuttata!”, diceva il grande Eduardo De Filippo.