BisConte dimezzato, e se l’uomo del Colle dicesse no?
Il Premier tra il “pagamento dei debiti” e la ricerca di nuovi “costruttori”, mentre le insidie parlamentari si moltiplicano. E la pazienza del Presidente Mattarella si sta esaurendo
Ora che il Senato ha ufficialmente investito il bi-Premier Giuseppe Conte dei panni simil-calviniani del BisConte dimezzato, ci sono varie partite che si incrociano. E tutte si reggono su sottilissimi equilibri i cui fili, prima o poi, dovranno necessariamente dipanarsi di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che per ora, a dispetto delle numerose sollecitazioni, preferisce mantenere il proprio riserbo, ben conscio che anche il silenzio (soprattutto il suo) può essere assordante.
I crucci del BisConte dimezzato
«È più facile mettere in fila domande che suggerimenti, da parte di Mattarella. Che è di sicuro assillato dal problema della governabilità del Paese». Due frasi assai significative, intanto perché costituiscono una sorta di barometro istituzionale. Ma, soprattutto, perché le ha vergate Marzio Breda, il quirinalista unanimemente considerato la voce ufficiosa del Capo dello Stato. Il quale pare stia gradendo pochissimo le recenti mosse del fu Avvocato del popolo, ormai tramutatosi in un terrificante ibrido tra Giorgio Mastrota e Wanna Marchi.
Il tempo, del resto, stringe, e Giuseppi non ha solo il Senato-mercato a cui pensare. Dopo la semi-fiducia della Camera Alta, concessa con 156 voti favorevoli (cinque in meno della maggioranza assoluta), i cosiddetti “responsabili” starebbero infatti già passando all’incasso.
Dall’ex azzurra Mariarosaria Rossi, avvistata a Palazzo Chigi neanche due ore dopo il voltafaccia in Aula, all’ormai mitico Lello Ciampolillo, l’ex grillino protagonista del primo Var parlamentare. Il quale, dopo essersi espresso ex abrupto in favore del Governo rosso-giallo, ha discretamente fatto sapere che «mi piacerebbe fare il Ministro dell’Agricoltura». Ruolo appena abbandonato dall’italoviva Teresa Bellanova, che permetterebbe al Nostro di realizzare genialate come sconfiggere la Xylella col sapone – e anche il SARS-CoV-2 con la droga.
Poi, naturalmente, c’è il capitolo più delicato, quello dell’allargamento dell’alleanza governativa. Che, stando ai rumours, dovrebbe passare anche attraverso il miracolo della moltiplicazione delle poltrone, visto che al momento il Signor Frattanto ne ha solo tre a disposizione. Un’offerta decisamente inferiore alle necessità.
Il leguleio volturarappulese ha chiesto – e, pare, ottenuto – dieci giorni. Ma la sabbia nella clessidra potrebbe esaurirsi molto prima.
L’uomo del Colle potrebbe dire no
Mercoledì 27 gennaio Palazzo Madama si dovrà esprimere sulla relazione annuale del Guardasigilli, il pentastellato Alfonso Bonafede, in materia di giustizia. Voto che potrebbe già essere cruciale, perché il leader di Iv Matteo Renzi ha annunciato con largo anticipo il no del suo partito.
Pallottoliere alla mano, nell’ipotesi che si ripeta l’identico scenario di martedì 19 le opposizioni raggiungerebbero la stessa quota della minoranza di Governo. E al Senato il pareggio equivale alla bocciatura.
Non è comunque scontato che il copione resti immutato, intanto perché le defezioni, negli appuntamenti “minori”, sono all’ordine del giorno. Ma anche perché, nel frattempo, il BisConte dimezzato potrebbe trovare nuovi “costruttori”. E perché nell’ultimo precedente si era giovato dell’apporto di tre senatori a vita, che non votavamo prima e ben difficilmente lo faranno di nuovo.
Le insidie, comunque, sono numerosissime, e riguardano anche il cashback, il mini-rimborso per chi fa acquisti in presenza ma in formato digitale. Bandiera del M5S e del Presidente del Consiglio, che un emendamento potrebbe invece destinare ai ristori delle aziende messe in ginocchio dalle misure anti-Covid dell’esecutivo.
Per non parlare del caos nelle Commissioni parlamentari, gli organi collegiali costituzionalmente deputati a esaminare i disegni di legge prima che approdino in Aula. A ora, la non-maggioranza ne controllerebbe solo otto a Montecitorio e tre al Senato, e in bilico ci sono tra l’altro le importantissime Affari costituzionali e Bilancio. Dove, per dire, transiteranno la legge elettorale improvvidamente promessa dal BisConte dimezzato, e il Recovery Plan.
L’incidente, dunque, può essere dietro l’angolo, e questo spiegherebbe, secondo alcune ricostruzioni, il gelido mutismo del Quirinale. D’altronde, all’orizzonte resta sempre lo spauracchio del voto anticipato. E, se esaurisse davvero la pazienza, l’uomo del Colle potrebbe anche finire per dire no.