Blitz attivisti cinema Preneste su cinema chiusi di Roma
Gli attivisti del cinema Preneste contro la memoria di Giunta sulla riconversione delle sale dismesse
“#cinemachiusi attivisti interrompono lavori commissione: il bando va ritirato, niente chiacchiere”. Questo è quanto si legge sulla pagina Facebook GPRV – Ex Cinema Preneste. Questa mattina infatti alcuni attivisti del cinema Preneste hanno messo a segno un blitz, occupando in Commissione Cultura al Comune di Roma, contro la memoria di Giunta sulla riconversione delle sale dismesse, approvata dalla Giunta capitolina lo scorso 20 gennaio.
Durante le audizioni degli assessori Giovanni Caudo (Trasformazione Urbanistica, ndr), Marta Leonori (Roma Produttiva, ndr) e Giovanna Marinelli (Cultura, ndr) sui 42 cinema dismessi di Roma, un gruppo di 4-5 persone, con magliette su cui si legge ‘La cultura non si svende’, hanno fatto irruzione distribuendo volantini e bloccando i lavori della Commissione. Gli attivisti protestano contro “la promulgazione del bando-vergogna” sul recupero delle sale: “A voi non importa niente della cultura”, dicono, “avete lasciato i cinema nel degrado e adesso li volete svendere”. Dopo qualche minuto di la situazione è tornata alla normalità.
Non sono gli unici gli attivisti del cinema Preneste ad aver protestato contro la memoria di Giunta che prevede la riconversione delle sale capitoline chiuse. In una lettera, anche registi e attori di fama internazionale – tra cui Ettore Scola e Bernardo Bertolucci – hanno chiesto, con una lettera (leggi qui) all’amministrazione di Roma Capitale di ripensare la delibera e di condividere i progetti sulle sale chiuse.
AVVISO PUBBLICO ENTRO MARZO. Nel frattempo la discussione in Commissione è proseguita. Gli assessori Caudo, Leonori e Marinelli hanno presentato la memoria di Giunta: un avviso pubblico per il recupero delle 42 sale dismesse sul territorio capitolino con un percorso che coinvolga operatori culturali, associazioni locali, proprietari delle sale e Municipi per la valorizzazione delle sale, “rispettando le singole caratteristiche di ogni cinema e degli obiettivi del Prg”. L’obiettivo, dicono gli assessori, è quello di promuovere e sostenere proposte che salvaguardino la vocazione primaria delle sale, in grado di autosostenersi economicamente e che, come ha spiegato Caudo, “vadano a riscoprire il ruolo storico, culturale e sociale di questi spazi, con l’intento di ottenere un ritorno pubblico, grazie alle funzioni sociali e occupazionali delle trasformazioni”.
L’avviso pubblico dovrebbe quindi vedere la luce entro marzo, mentre tra aprile e giugno verrà attivato uno sportello informativo e “faremo partire un percorso di animazione per far incontrare domanda e offerta – aggiunge Caudo – A luglio individueremo i progetti ammissibili e tra agosto e ottobre vorremmo far partire una progettazione partecipata con la restituzione dei progetti ai Municipi. A dicembre infine adotteremo gli atti amministrativi per avviare i progetti”.
Gli spazi e le attività culturali, secondo il Piano Regolatore, non dovrebbero scendere sotto il 50% del totale. Tuttavia, sempre secondo l'assessore all’Urbanistica “potranno esserci casi in cui si vada a privilegiare l’aspetto qualitativo a quello quantitativo” delle proposte di trasformazione. Le proposte quindi dovranno essere compatibili con “la qualità della proposta culturale, con la sostenibilità urbanistica e la fattibilità economica”. A valutare la qualità della proposta culturale, dice Marinelli, “sarà l’Assessorato alla Cultura”. L’amministrazione capitolina, ha spiegato ancora Caudo, “in caso di presentazione di progetti validi, contribuirà con sconti sul cambio di destinazione d’uso e su agevolazioni di carattere tributario. L’amministrazione – conclude – vuole riaprire queste sale mantenendo la loro funzione di cinema. Non ci interessa massimizzare il loro ritorno economico pubblico ma la loro funzione culturale e sociale”.
“Quando non si governano i processi – sottolinea Leodori – accade ad esempio che una sala viene trasformata in un supermercato: è quanto accaduto all’ex cinema Holiday dove siamo dovuti intervenire per bloccare tutto. Abbiamo delle ferite in alcune parti della città e l’obiettivo è creare dei mix per poter aprire quegli spazi. Lo scopo è avere progetti non solo dai proprietari delle sale ma anche da altri soggetti. E ad affiancare l’attività del cinema potrebbero essercene altre: da esperienze di enogastronomia a librerie, da incubatori di start up a spazi di co-working e artigianato 2.0”.
Delle 42 sale dismesse, 28 sono chiuse da più di 10 anni, 8 da più di 5, 5 da 2 e 1 sala è inattiva da un anno.