Blocco TikTok: chi ha paura del social cinese?
Problemi reali o presunti di cyber-security sarebbero alla base della decisione del blocco di TikTok per i dipendenti delle istituzione Ue
E così, per problemi presunti o reali ma riconducibili alla cyber-security, l’uso sui telefonini aziendali della celeberrima app cinese TikTok, utilizzata per condividere “video brevi”, è stato inibito ai dipendenti delle istituzioni dell’Unione Europea, con obbligo di disinstallazione entro il prossimo 15 marzo.
Per quanto la sospensione di questo social è definita come “temporanea” e assoggettata a “rivalutazione” come annunciato dal commissario UE per il Mercato interno Thierry Breton, la risposta del responsabile delle relazioni istituzionali del Sud Europa di TikTok, Giacomo Lev Mannheimer non si è fatta attendere, avendo egli replicato che detta scelta, oltre ad essere frutto di pregiudizi, è semplicemente sbagliata perché il Governo cinese non avrebbe mai chiesto acceso ai dati, né il consenso sarebbe accordato in caso di eventuale richiesta.
Blocco TikTok: il lato oscuro dei social
Ma il problema è di carattere generale e molto più complesso di quanto non si pensi. Perché è evidente che l’uso generalizzato dei social ha determinato un consenso tale a livello planetario da offuscare in chiunque il convincimento della loro totale quanto incerta innocuità.
Se quindi questo “casus belli” offre lo spunto per aprire il dibattito, non si può perdere occasione per rilevare in primo luogo che in India, da ormai due anni, l’app TikTok è stata vietata perché – a differenza di quanto affermano oggi i responsabili – dalla ricostruzione della stampa era emerso che dalla Cina era ben possibile accedere ai dati degli utenti. Al punto di poter anche arrivare a spiare i giornalisti, quindi contro affermazioni contraddittorie di TikTok volte a garantire la protezione dei dati di ben 125 milioni di persone presenti mensilmente su questa piattaforma globale, soltanto sull’area dell’Unione Europea.
A fronte di dette notorie contraddizioni, come non condividere la decisone delle istituzioni europee di prevenire eventuali danni in termini di attenzione rafforzata alla cybersicurezza per proteggere ogni operatore attivo nell’ambito della Commissione Europea?
Ciò detto, come negare che ormai la maggior parte delle persone vive più sui social che non nella tattile normalità?
Caro Facebook sei vecchio
Sembrerebbe che il social più incantatore sia proprio TikTok e che le difficoltà a staccarsi dallo schermo siano maggiori anche rispetto a Instagram. Instagram è il più gettonato del momento, in danno al povero Facebook, ormai relegato tra le vecchie generazioni che lo utilizzano soprattutto per pubblicare necrologi e informazioni personali che interessano sempre meno alla comunità degli “amici”. Fermo restando che poi – quando arriva il problema dell’hackeraggio del profilo, improvvisamente il danno personale si percepisce in maniera devastante, anche per i danni che possono derivare dal furto di identità, quasi impossibili da tutelare con azioni risarcitorie, nonostante le quantità immani di denunce giacenti negli uffici della Polizia Postale.
Se il blocco di TikTok potrebbe farci uscire dalla dipendenza
Uscire da queste autentiche trappole è davvero difficile, perché con il pretesto iniziale di voler riempire il “tempo morto” quando si è in fila negli uffici pubblici o sulla metropolitana, di fatto – anche a casa o al lavoro – non si resiste alla tentazione continua di voler vedere sul video breve come provare, nell’ordine: la ricetta facilitata del nuovo ciambellone, gli esercizi ginnici per avere la pancia piatta, il tutorial del trucco da diva hollywoodiana e così via dicendo. Ma poi passano le ore ed è in questo modo che il social scelto raggiunge il suo unico scopo che è quello di schiavizzarci al loro servizio.
E’ quindi giunta l’ora di fare un serio esame di coscienza collettiva e riflettere su questa anomalia del ventunesimo secolo, smettendo di prendersela con i millennials perché il pessimo esempio lo stanno dando proprio i boomers.