Bollette, ecco pure gli effetti indiretti: pasta su di quasi il 40%
Colpa dei “soliti” rincari su materie prime, gas, luce, elettricità e permessi di emissione della CO2. Per ovviare ai quali bisognerebbe tornare all’estrazione del metano e al nucleare
Come se gli effetti diretti del caro bollette non fossero abbastanza, ecco che ora si materializzano pure le ripercussioni indirette. Ovvero quelle su quei beni il cui costo al dettaglio dipende, tra l’altro, dall’energia usata per la produzione e dalle spese per il trasporto. E si tratta di beni di prima, anzi primissima necessità, cominciando da quello di maggior consumo in assoluto.
Gli effetti indiretti del caro bollette
In circa quattro mesi, come riferisce il Corsera, il prezzo di un chilo di pasta è lievitato del 38%. Dagli 1,10 euro di settembre, infatti, si è passati agli attuali 1,40, che a fine gennaio saranno diventati 1,52.
L’allarme lo ha lanciato, dalle colonne del Sole 24 Ore, Vincenzo Divella, amministratore delegato dell’omonima azienda alimentare pugliese. Che ha ribadito come questi aumenti vertiginosi siano dovuti fondamentalmente ai rincari sull’importo delle materie prime (nel caso specifico, il grano), sul gas e sull’elettricità. Come ha ricordato Coldiretti, «il costo dell’energia si riflette infatti in tutta la filiera agroalimentare».
Non a caso, secondo i calcoli del principale quotidiano economico italiano, nell’attuale trimestre le bollette di luce e gas cresceranno rispettivamente del 55% e del 41,8%. Un salasso a sua volta legato, come ripetiamo da tempo, anche al costo dei permessi di emissione della CO2, che nel 2021 è più che raddoppiato. Ovvero, all’euro-genuflessione a quelli che Roberto Cingolani, Ministro della Transizione ecologica, ebbe a definire «ambientalisti radical chic».
Problemi e soluzioni
Il fisico, assieme al titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha proposto di tornare a sfruttare i giacimenti italiani di metano già attivi. Secondo quanto riferisce Il Messaggero, un investimento di 1-1,5 miliardi permetterebbe di raddoppiare in un paio d’anni l’estrazione di gas autoctono. Si tratterebbe di 7-8 miliardi di metri cubi, che garantirebbero almeno il 10% degli approvvigionamenti senza dover incrementare le importazioni.
Poi, certo, c’è sempre la vexata quaestio del nucleare di ultima generazione, su cui continua a battere il segretario leghista Matteo Salvini. «L’Italia non si può permettere i no ideologici» il j’accuse a mezzo social.
D’altronde, anche la Commissione Europea ha chiesto di includere l’atomo tra le fonti green. Un’istanza su cui Bruxelles si esprimerà il prossimo 21 gennaio, e che naturalmente ha già scatenato una ridda di polemiche. Capita, quando si confondono i problemi con le soluzioni.