Bollette, l’allarme della CGIA mentre la realtà batte ancora le eco-balle
Per l’associazione mestrina gli aiuti del Governo coprono solo il 6% dei rincari: intanto i deliri green, che ne sono alla base, subiscono un duro colpo in Madagascar
Sul caro bollette, e soprattutto sull’impegno di Palazzo Chigi è arrivato anche l’allarme dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, meglio conosciuta col (vecchio) acronimo di CGIA. Che ha calcolato come le risorse stanziate dall’esecutivo non bastino minimamente a rimediare ai danni causati – lo ricordiamo – dall’euro-genuflessione ai deliri green. A cui se non altro la (vera) scienza ha imposto un’altra dura battuta d’arresto.
L’allarme della CGIA sul caro bollette
«Sebbene il Governo» abbia erogato «5,5 miliardi di euro di aiuti a famiglie e imprese» contro «il caro bollette», l’importo rimane «del tutto insufficiente». Così la CGIA di Mestre, aggiungendo che il «rincaro di luce e gas» per il 2022 «ammonta complessivamente a 89,7 miliardi». A fronte dei quali «il tasso di copertura supera di poco il 6 per cento».
In effetti, come ricorda l’ANSA, considerando anche la seconda parte del 2021 lo sforzo chigiano sale in tutto a 10,2 miliardi di euro. E, come ha dichiarato il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, altri 10 miliardi circa dovrebbero essere messi in campo per finanziare delle misure strutturali.
Tali misure dovrebbero includere l’auspicato raddoppio della produzione di metano sul territorio nazionale. Che è certamente dignum et iustum ma non è una soluzione permanente, a meno che non gli si affianchi (finalmente) il nucleare.
Attualmente, com’è arcinoto, l’atomo è frenato dallo stesso tipo di eco-balle che, come RomaIT ha più volte argomentato, sono alla base del salasso tariffario per interposta Bruxelles. Per fortuna, però, anche i nodi dell’ideologia affermazionista stanno gradualmente venendo al pettine.
La realtà batte ancora l’ideologia affermazionista
Il Madagascar, importante Stato insulare dell’Africa sudorientale, è da tempo vittima di un’emergenza alimentare legata alla peggior siccità degli ultimi 30 anni. Una crisi che, nel novembre 2021, il World Food Programme, un’agenzia umanitaria dell’Onu, ha descritto come la «prima carestia mondiale dovuta ai cambiamenti climatici».
Peccato che ora sia stata sbugiardata, come riferisce il Guardian, da un report del World Weather Attribution, un progetto scientifico internazionale che studia gli eventi meteorologici estremi. E che ha certificato come la crisi sia stata provocata, in ultima analisi, dalla povertà, e segnatamente dalla mancanza di sistemi di raccolta dell’acqua piovana. A peggiorare il quadro ci hanno poi pensato la pandemia, che ha reso impossibile viaggiare per cercare lavoro, e le invasioni di parassiti (locuste e lafigme).
Altro, quindi, che climate change – a ennesima conferma che la realtà si può manipolare solo fino a un certo punto, prima che presenti il conto. Che può essere salato come e più delle bollette.