Bonus benzina, 200 euro per i dipendenti aziendali: come funziona
Si tratta di voucher aziendali che i datori di lavoro possono chiedere per i loro dipendenti senza pagare alcuna tassa su di essi
Bonus benzina da €200 per i dipendenti aziendali, come funziona.
Per contrastare l’aumento del prezzo della benzina nelle scorse settimane il governo ha approvato un decreto che prevede l’introduzione di buoni carburante fino a €200 per i dipendenti di aziende private.
Si tratta in sostanza di voucher aziendali per l’acquisto di carburante. Tali voucher non possono essere richiesti dal singolo lavoratore ma spetta all’azienda a scegliere se dare questi buoni ai propri dipendenti. Le società che chiedono tale ausilio per i propri lavoratori non pagheranno alcuna tassa sul buono stesso. Inoltre non ci sono limiti di reddito per accedervi in quanto non è stata fissata una soglia ISEE.
Bonus benzina esteso al 2 maggio
Il governo lavora dunque a questo documento che ha approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri lo sconto su benzina e diesel.
Il documento, in scadenza il 21 aprile è stato già oggetto di una proroga fino al 2 maggio con un decreto firmato dal ministro della transizione ecologica Cingolani e dal titolare del tesoro Daniele Franco.
A renderlo noto è stato lo stesso ministro dell’economia. Egli ha spiegato come il governo ha esteso di 10 giorni l’abbattimento di €0,25 sulle accise della benzina e gasolio utilizzando il sopra gettito Iva come consentito dalla normativa e quindi fino al 2 maggio.
Bonus benzina e accise
Ricordiamo che l’accisa è un’imposta che viene applicata alla quantità di energia consumata indipendentemente dal contratto o dal fornitore scelto. L’accisa varia a seconda della tipologia di utenza, se residente o non residente.
Le accise rientrano nella categoria delle imposte indirette, quelle che si applicano sui consumi. Le imposte dirette, invece, si applicano sui redditi e sui patrimoni a prescindere da quanto viene effettivamente speso. Alcune sono davvero obsolete e oggi non ragionevoli dal punto di vista giuridico ed economico.
I vari governi le hanno introdotte come provvedimenti temporanei per finanziare necessità contingenti, come calamità naturali o interventi militari, ma poi si sono trasformate in un metodo fisso per intascare quanto più denaro possibile dai contribuenti.