Bufera Juventus, Cucci: “Le dimissioni del Cda? Una furbata. Arrivabene? Colleziona disastri”
Il direttore di Italpress: “La Juventus ha avuto tante vite e ne avrà una nuova. Ferrero è un ottimo commercialista”
“Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare la partita”. Sono alcune delle parole scritte da Andrea Agnelli, ex Presidente della Juventus, utilizzate per comunicare le proprie dimissioni.
Non sono ancora passate ventiquattrore dalla bufera mediatica e non solo, che vede come protagonista la società di calcio torinese. La decisione, lo ricordiamo, nasce in virtù del coinvolgimento nell’indagine Prisma per falso in bilancio e dalle contestazioni della Consob.
In attesa dei prossimi sviluppi di una situazione che si preannuncia lunga e articolata, per cercare di approfondire alcuni aspetti, abbiamo intervistato Italo Cucci, direttore di Italpress e una tra le firme più prestigiose del panorama sportivo italiano e non solo.
Direttore, che idea si è fatto della vicenda?
“Solo nel momento in cui ci sono state queste dimissioni globali si è parlato del problema. Perché quando sono usciti quei comunicati della stessa Juventus, che elencava le accuse formulate dalla giustizia ordinaria, dalla Consob ecc., facendo intendere che potevano esserci delle dimissioni, la cosa è passata senza troppo clamore. Forse perché c’erano i mondiali. Addirittura la prima notizia delle dimissioni globali è stata data durante la partita di Cristiano Ronaldo. Tanto per mettere insieme alcuni significati”.
In quale modo bisogna leggere queste dimissioni?
“Mi piace ricordare una questione: la Juventus ha un suo modo di vedere le cose. Da una parte può combinare anche dei guai, come si vede. Anche se stiamo parlando di accuse non ancora arrivate al punto di rinvii a giudizio. La Juventus nel 2006, accusata di tutte quelle cose di Calciopoli, mandò a processo un avvocato (Cesare Zaccone ndr) il quale disse: “Noi possiamo andare in serie B“. Lo ammise anche per cavarsela con la pena della serie cadetta, piuttosto che con chissà quale altra conseguenza. In questa occasione le dimissioni globali, pretese dal padrone dei padroni, che è John Elkann, hanno praticamente dichiarato gli errori. Quasi a voler dire: “Se permettete, noi li mandiamo a casa“. E poi ci saranno i giudizi, che andranno avanti come devono andare. Con una carica attenuata, rispetto a quello che ci si aspettava sul banco degli imputati. E’ un modo scaltro di fare”.
Qual è l’aspetto più delicato di questa storia?
“Tutti pensano all’accusa della procura. Ma l’accusa più pesante è legata al bilancio drammaticamente in rosso, perché alla famiglia quello interessa. Ho ricavato un ricordo. Quello legato a Umberto Agnelli che spodestò il mitico Avvocato, dopo che quest’ultimo aveva acquistato per 50 miliardi Gianluca Vialli. In un momento in cui la Fiat aveva gli scioperi degli operai. Fu un errore assolutamente grave. Ma torno a dire che la Juventus, ogni tanto, fa questo. Tra l’altro è appena uscito in libreria un mio libro, scritto con l’ausilio di 350 fotografie di Salvatore Giglio, che racconta i cento anni della famiglia Agnelli con la Juventus: 1923 – 2023“.
“Qualcuno mi ha detto che avrei potuto ritardare. Ma ho chiuso, guarda caso, con questa storia, con questa gestione e con le vittorie dei nove scudetti. Che restano indipendentemente dagli sviluppi di questa nuova vicenda, perché sono scudetti indiscutibili. Da gennaio 2023, la Juventus avrà una nuova vita, ne ha avute già tante e avrà anche questa”.
Come vede il nuovo corso con la nuova presidenza Ferrero?
“Il 18 gennaio il Consiglio di Amministrazione deciderà se il nuovo Presidente, in termini definitivi, sarà questo commercialista. Che è un ottimo commercialista. Mi viene in mente quando hanno chiamato Arrivabene dalla Ferrari, che era un disastro. L’hanno messo a curare la Juventus. E il disastro si è trasferito da Maranello a Torino“.
C’è una magistratura che sta facendo il proprio lavoro, ma secondo lei cosa rischia davvero la Juventus?
“Il rischio più grosso viene dall’accusa di falso in bilancio, formulato sostanzialmente dalla Consob. Ma mi piace ricordare che la Consob è stata per molti anni, da quando è stata erroneamente chiamata a occuparsi di calcio, sempre in ritardo e quasi complice degli errori che dagli anni novanta in qua sono stati commessi col calcio in borsa. L’unico che ha fatto affari col calcio in borsa è stato Sergio Cragnotti, l’unico conoscitore di calcio e finanza“.