Calcio, dalla prossima stagione censurato il numero 88 dalle maglie. Ecco perché
L’ottava lettera dell’alfabeto è l’H e quindi 88 può essere letto come “HH”, l’abbreviazione del saluto inneggiante ad Adolf Hitler
Come molti sanno, la grave colpa del numero 88 è quella di ricordare il saluto nazista “Heil Hitler”. L’ottava lettera dell’alfabeto è l’H e quindi 88 può essere letto come “HH”, l’abbreviazione del saluto inneggiante ad Adolf Hitler. Perciò, dalla prossima stagione calcistica sarà vietato il numero 88 sulle maglie dei calciatori, in quanto costituisce un richiamo più o meno esplicito al nazismo.
Il racconto di Sami Modiano
È bene soffermarci su questo capitolo della nostra storia. Nelle scuole, il nazifascismo dovrebbe comprendere una parte del programma scolastico di grande importanza, per non dimenticare e per fare in modo che non avvengano mai più avvenimenti simili in futuro. Nell’antica Grecia, lo storico Polibio formulò la teoria dell’anaciclosi riguardo all’evoluzione ciclica dei regimi politici, i quali si susseguirebbero secondo un andamento circolare nel tempo e, giunti all’ultimo stadio, ritornerebbero alla forma iniziale di partenza, riprendendone lo sviluppo.
È importante ascoltare le testimonianze dei pochi sopravvissuti ai campi di concentramento, conservarle dentro di noi e farne tesoro, come la testimonianza di Sami Modiano, sopravvissuto “per miracolo”, utilizzando la sua espressione, al lager nazista di Auschwitz, che a soli tredici anni ha perso suo papà e sua sorella Lucia, una ragazza di tre anni più grande. Lucia, dopo la morte della loro mamma, avvenuta pochi anni prima, gli ha fatto da madre prendendosi cura di lui.
La crudeltà del nazismo
Durante la prigionia, Sami ebbe un contatto con lei per qualche giorno, si vedevano a distanza e si parlavano tramite i gesti, una sera le ha lanciato la sua fetta di pane avvolta in un panno per aiutarla, ma lei gliel’ha rilanciata insieme alla sua razione. Quella sera vide per l’ultima volta la persona per lui più importante al mondo, il padre non ha retto alla notizia della morte della sua amata figlia e ha deciso di presentarsi in ambulatorio sapendo molto bene che lo avrebbero fatto morire dentro le camere a gas.
Questa è una delle tante famiglie distrutte dalla crudeltà dell’uomo, dalla ferocia dei nazisti. Ma non erano tutti uguali. Ricordiamo il fallito attentato ad Hitler avvenuto il 20 luglio 1944, organizzato da alcuni politici e militari tedeschi della Wehrmacht e attuato dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg. Dunque, la storia è necessaria per ricordare grandi azioni, comprendere gli errori commessi in passato e prevenirli in futuro. L’apologia al nazismo va combattuta, ma certamente non è solo eliminando i numeri che la si combatte.
Arianna Marcotulli