Campagna elettorale, il fisco nei programmi per le Politiche 2022
Dalla flat tax del centrodestra alla “patrimoniale” del Pd, dalle esenzioni per i giovani del Terzo Polo al cashback del M5S: i duellanti concordano solo sull’abolizione dell’IRAP
Proseguono i nostri approfondimenti tematici sui programmi dei principali partiti e coalizioni impegnati nella campagna elettorale per le Politiche 2022. Questo terzo appuntamento analizza le proposte dei contendenti in materia di fisco. Che, al netto di alcune convergenze parallele, fanno registrare soprattutto delle notevoli “divergenze perpendicolari”.
Il fisco in campagna elettorale
Quello delle tasse è un tema solitamente molto sentito in campagna elettorale, ma anche uno dei più difficili e insidiosi da “maneggiare”. Tanto più in un periodo storico come l’attuale, in cui alla tradizionalmente altissima pressione tributaria si aggiunge un caro bollette (soprattutto sull’energia) divenuto ormai pressoché insostenibile. Non a caso, tutti gli aspiranti chigiani considerano prioritario un fisco più equo, semplice e leggero: le ricette per costruirlo, però, non potrebbero essere più diverse.
L’unica eccezione è rappresentata dall’IRAP, l’imposta (il cui gettito è destinato alle Regioni) che colpisce i guadagni di qualsiasi attività, anche non commerciale. Dalla quale, a partire dall’anno di imposta 2022 (cioè dal 2023), sono esonerate le persone fisiche, e che tutti i duellanti vogliono definitivamente cancellare.
Le ricette tributarie dei principali partiti e coalizioni
Dopodiché, cuore del programma del centrodestra è la flat tax, la “tassa piatta” con un’unica aliquota, la cui entità però divide ancora le tre componenti dell’alleanza. Come infatti riporta Il Messaggero, la Lega parla del 15%, Forza Italia del 23%, mentre FdI ipotizza un prelievo molto basso sui soli incrementi di reddito. Altre misure includono la pace fiscale «per la risoluzione del pregresso», agevolazioni per le imprese che assumono e il rifiuto di qualsivoglia patrimoniale.
Quest’ultimo punto è una stoccata al Pd, che progetta di aumentare la tassa di successione sui patrimoni superiori a 5 milioni di euro. Il blocco di centrosinistra, comunque, punta pure sulla riduzione dell’evasione fiscale attraverso la tracciabilità dei pagamenti e lo sviluppo del fisco digitale. Nonché sull’erogazione di un mese di stipendio netto aggiuntivo, da realizzare grazie al taglio del cuneo fiscale.
Quest’ultimo è anche un obiettivo del M5S, che fa il paio con alcuni cavalli di battaglia – e di ritorno. Su tutti, il cashback fiscale, che permetterebbe di trasformare le detrazioni su alcune spese (sanitarie, ad esempio) in rimborsi immediati sul conto corrente. E la cessione del credito, già alla base del Superbonus 110% che riguarda interventi legati all’efficienza energetica o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.
Infine, il Terzo Polo guarda ai giovani, con la detassazione dell’Irpef «totale fino a 25 anni e ridotta del 50% fino a 29 anni». Propone inoltre la tassazione negativa, con la quale, «per i livelli di retribuzione inferiori al minimo esente», la retribuzione stessa verrebbe integrata dall’erario.
In tutti questi casi, permane comunque l’incognita delle coperture finanziarie, che non è esattamente un dettaglio. Pena il rischio di ritrovarsi, per parafrasare Neil Armstrong, con una piccola tassa per lo Stato, ma un balzello gigantesco per il contribuente.