Campagna elettorale, la politica estera nei programmi dei duellanti
NATO, Europa, PNRR: i principali partiti e coalizioni nostrani concordano sulla collocazione internazionale dell’Italia, mentre divergono soprattutto sui rapporti con Bruxelles
Continuano i nostri approfondimenti tematici sui programmi dei principali partiti e coalizioni impegnati nella campagna elettorale per le Politiche del prossimo 25 settembre. Questo secondo appuntamento si incentra sulla politica estera. Dalla NATO all’Europa al PNRR, ecco tutte le ricette degli aspiranti inquilini di Palazzo Chigi.
La politica estera in campagna elettorale
La politica estera è un argomento tradizionalmente percepito dai cittadini come piuttosto freddo e distante, che però nell’attuale campagna elettorale si è preso prepotentemente la scena. Merito o colpa, in primis, della guerra in Ucraina e della conseguente polarizzazione manichea degli schieramenti, che ha reso dirimente la questione delle partnership internazionali. Sulla quale, in effetti, convergono unanimemente tutte le formazioni politiche nostrane. Nessuno, infatti, sembra disposto a mettere in discussione la collocazione dell’Italia nell’Alleanza Atlantica e nell’Unione Europea.
Le ricette dei duellanti
Se si esclude qualche timido distinguo (soprattutto da parte pentastellata) inerente l’invio di armi a Kiev, le differenze riguardano soprattutto le relazioni con Bruxelles. Il M5S, per esempio, mira all’istituzione «di un “Energy Recovery Fund” alimentato dall’emissione di debito comune europeo» (che però mezzo Vecchio Continente vede come il fumo negli occhi). Nonché a una «riforma del Patto di Stabilità e Crescita», che definisce i parametri per le politiche di bilancio e le eventuali procedure di infrazione.
Su quest’ultimo punto concorda anche il centrodestra, nell’ambito dell’esigenza di tutelare gli «interessi nazionali nella discussione dei dossier legislativi europei». Il che dovrebbe comportare anche una revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza «in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità».
Escludono categoricamente queste modifiche, come riporta Il Sole 24 Ore, sia il blocco di centrosinistra che il Terzo Polo. I quali, a livello di riforma dei Trattati, puntano invece sull’abolizione del diritto di veto e su una politica estera e di difesa comunitaria.
In più, il Pd intende promuovere «standard sociali e ambientali di alto livello» mediante l’adozione di un’imposta sulle multinazionali e il sostegno all’euro-tassa sul carbone. Il duo Azione-Italia Viva si concentra invece sulla transizione digitale e sui diritti degli Italiani all’estero, oltre ad auspicare «un’Unione della sanità e dell’energia».
Cambia, insomma, il soggetto del quadro, ma non la cornice euro-atlantica. D’altronde, Unita nella diversità è il motto della Ue: potevano forse gli italici duellanti essere da meno?