Campagna elettorale, sfidanti a confronto sulle riforme istituzionali
In vista delle Politiche 2022, centrodestra e Terzo Polo invocano (in modi diversi) il Presidenzialismo: mentre centrosinistra e M5S puntano su sfiducia costruttiva e voto ai 16enni
Nuova puntata dei nostri approfondimenti tematici sui programmi dei principali partiti e coalizioni impegnati nella campagna elettorale per le Politiche del prossimo 25 settembre. Quest’appuntamento verte sulle riforme istituzionali. Sulle quali si sono formati due assi, come minimo, inaspettati.
Il dibattito sulle riforme istituzionali
Benché di norma la questione delle riforme istituzionali non sia esattamente popolarissima, in questa campagna elettorale viene dibattuta con toni talvolta anche molto aspri. Basti pensare all’allarme lanciato, come riporta l’ANSA, da Enrico Letta, segretario del Pd, sugli “effetti collaterali” del combinato Rosatellum-taglio dei parlamentari. «È possibile che il 43% dei consensi dati al centrodestra si trasformi in un 70% dei seggi».
Al leader dem, come riferisce Libero, ha prontamente risposto via Twitter Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia e grande favorita delle Politiche 2022. La quale ha ricordato che la legge elettorale «è stata scritta e imposta dal PD», tant’è che prende il nome dall’ex deputato democratico Ettore Rosato (ora in Iv).
Il confronto tra i programmi nella campagna elettorale
La vera partita, però, riguarda due particolari istanze, attorno alle quali si sono registrate delle singolari affinità (è il caso di dirlo) elettive. La prima è il Presidenzialismo, obiettivo dichiarato tanto del trio FdI-Lega-Forza Italia che del tandem Azione- Italia Viva – sia pure con diverse declinazioni. L’alleanza di centrodestra, infatti, auspica l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, oltre al riconoscimento delle Autonomie e all’attuazione «della legge sul federalismo fiscale e Roma Capitale».
Il Terzo Polo, invece, propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio secondo il modello del «Sindaco d’Italia». Insieme al superamento del bicameralismo paritario, l’eliminazione definitiva delle Province e la ridefinizione delle competenze e dei rapporti tra Comuni, Regioni e Stato.
Da parte loro, il blocco di centrosinistra e il M5S puntano piuttosto sull’introduzione di uno strumento presente, tra l’altro, in Spagna e Germania. Si tratta della sfiducia costruttiva, che prevede che un Governo non possa essere sfiduciato senza votare contestualmente la fiducia a un altro esecutivo. Non è, peraltro, l’unica convergenza tra i due sfidanti, che chiedono anche lo stop al trasformismo parlamentare e il voto ai sedicenni.
In più, dal Nazareno ribadiscono l’intenzione di difendere la Costituzione, proporre una nuova legge elettorale e «normare i meccanismi di democrazia interna e trasparenza dei partiti». Laddove i grillini chiedono l’estensione del limite dei due mandati a tutti i partiti, un argine alla Decretazione d’urgenza e il conferimento al Premier del potere di revocare i Ministri.
Insomma, pare proprio che con la prossima legislatura in Aula si ballerà parecchio. Su musica… da Camera, of course.